PORDENONE – “Oltre che condizionare la vita delle persone, la pandemia ha fortemente condizionato anche la vita delle associazioni, la Propordenone durante tutto il 2020 ha dovuto ridurre notevolmente la propria attività, con lunghi periodi di chiusura totale. Il fermo forzato ha comportato per noi la drastica riduzione dei programmi tradizionali con un forte ridimensionamento delle relative entrate”.
Lo afferma il presidente della Propordenone, Giuseppe Pedicini, presentando l’ultimo numero della Loggia, storica rivista dell’associazione, diretta da Maurizio Pertegato.
“I contributi pubblici – rileva Pedicini – si sono quasi azzerati lasciandoci in balia delle spese fisse che una grande associazione come la nostra deve inevitabilmente sostenere. Ma nonostante tutto, anche se la situazione è ancora precaria, non abbiamo voluto mancare al tradizionale appuntamento di fine anno con un nuovo numero della Loggia, la nostra rivista culturale che da oltre mezzo secolo, senza soluzione di continuità, è presente nelle edicole nel periodo pre-natalizio.
Ovviamente il tema di quest’anno non poteva che essere “le epidemie” che si sono susseguite nei secoli nel territorio pordenonese. L’excursus storico inizia da Pordenone con un saggio di Angelo Crosato, che spiega dove e come venivano gestite queste calamità in ambito cittadino e fornisce una puntuale cronologia delle innumerevoli epidemie che hanno lasciato il segno nella storia della città.
A seguire un interessante tributo di Walter Arzaretti all’eroismo con cui i frati Cappuccini hanno sempre assistito i contagiati nel lazzaretto allestito nel quartiere poi denominato dei Cappuccini. Alberta Buffon si sofferma su i riti propiziatori volti a scongiurare i contagi nello spilimberghese.
Pier Carlo Begotti rievoca sia la grave carestia e l’ altrettanto grave pestilenza che hanno colpito Pasiano nel biennio del 1629/1630, lasciando profonde tracce nella società del tempo. Franco Romanin interviene sul tema delle variegate epidemie indotte dagli scambi commerciali come avvenuto a Venezia al tempo della Serenissima e come si è ripetuto a Portogruaro dopo l’annessione del Veneto Orientale. Invece si parla di colera in un bellissimo saggio di Giosuè Chiaradia, che racconta come il morbo raggiunse nel 1873 la Val Colvera e vi attecchì per vari anni.
Infine Maria Sferrazza interpreta meglio di ogni altro le sofferenze corporali e spirituali patite dalle popolazioni affette dalle pestilenze, in particolare in occasione di un contagio da lebbra verificatosi a Cordenons nel 1923.
Come si cercasse di essere tutelati per evitare o quantomeno alleviare queste sofferenze c’è lo dice Alessandro Fadelli che spiega il grande seguito che hanno avuto tra i fedeli i Santi Sebastiano e Rocco, di cui vengono citati numerosi luoghi di culto su tutto il territorio provinciale e non solo.
Nella nuova edizione non mancano i capitoli tradizionali di storia ambiente e arte. Giordano Brunettin firma un inedito affresco sulla famiglia pordenonese degli Ottoboni e il loro legame con Papa Alessandro VIII ( Pietro Vito Ottoboni). Luigino Zin ci descrive come veniva gestito un mulino nel sedicesimo secolo riferendosi in particolare a quello costruito e posseduto dalla famiglia di Antonio de Sacchis (il Pordenone) in riva ai laghetti di Rorai.
Tito Pasqualis descrive il territorio pordenonese di nord-est così come si sviluppa lungo i corsi dei torrenti Cosa e Arzino fino a Vito D’Asio. Gilberto Ganzer interviene con una puntuale esamina di come è stata celebrata la prima guerra mondiale attraverso i monumenti eretti nel centri della destra tagliamento.
Una edizione già in edicola, ricca di fatti e riferimenti storici sicuramente interessanti sia per gli studiosi ma anche per quanti, interessati alla conoscenza del nostro territorio e della sua storia, rendono ancora più forte il loro legame con la propria terra”.