Sylvia Plath, Il Canto allo Specchio: la recensione

PORDENONE – Attendevo le recensioni ufficiali dello spettacolo di Sylvia Plath, progetto di e con la straordinaria Sonia Bergamasco, per ora unico e non replicato in altre città italiane, ma non ho trovato nulla. Ero molto curiosa di sentire il parere di esperti di teatro.

Lo spettacolo mi è piaciuto molto a cominciare dalla scelta fatta delle poesie e dei brani di prosa recitati con grande passione da Sonia Bergamasco. Trovo inoltre azzeccato l’accostamento delle liriche della Plath alla voce del vento e al respiro del mare, elemento sempre presente nel suo immaginario poetico.

Penso che anche chi non conosceva Sylvia Plath, durante lo spettacolo si sia lasciato catturare, ammaliare e cullare dalla voce e dalla potenza dei suoi versi, sebbene in traduzione la sonorità liquida non sia la stessa.

Infatti, lo spettacolo è iniziato con alcuni versi recitati in inglese. Certe poesie come Daddy, Ariel, Lady Lazarus, Tulips sono splendidi pugni nello stomaco. Questa violenza emotiva, fisicità, lucidità, potenza verbale e follia immaginifica è inimitabile.

Io stessa, che pure ho letto e riletto la sua produzione poetica e di prosa, durante lo spettacolo mi sono persa. Non riuscivo a ricordare e mettere a fuoco di quale poesia si trattasse ma, rapita dalla voce di Sonia Bergamasco che si muoveva su sfondi rossi, sentivo dentro quel fuoco. Si tratta di poesia pura, totale, come l’attrice l’ha definita durante l’intervista finale.

Ho amato anche il fatto che non ci sia stato alcun cenno agli eventi biografici durante lo spettacolo, perché la Plath è stata per molti soltanto la sua biografia: “la poetessa che si è suicidata con la testa nel forno” o “la Musa e moglie del famoso poeta Ted Hughes” o “la moglie tradita che si è uccisa per dolore”.

Rifuggo, come già scrisse Giovanni Giudici nella sua introduzione all’edizione italiana delle poesie della Plath Lady Lazarus e Altre Poesie (1976), da queste semplificazioni e banalizzazioni. Sylvia Plath era una Poetessa. Poetessa da quando pubblicò la sua prima poesia a 14 anni a quando morì nel 1963.

Lo spettacolo si è focalizzato solamente e magnificamente sulla sua poeticità ed è durato un’ora, un’ora di parole e suoni, essenziale, scarno, intenso e magnificamente emozionante grazie alla lettura appassionata di una grande attrice.

Laura Cimetta




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