Ucraina, reagire insieme. Europa prima superpotenza “erbivora”

PORDENONE – Per il Presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti, che ha aperto i lavori di Ucraina – Reagire Insieme, la guerra e il mondo che sarà, tavolo di confronto in corso nella sede di Pordenone, «abbiamo e stiamo dimostrando concretamente la nostra solidarietà al popolo ucraino e al suo governo.

Lo abbiamo fatto promuovendo assieme al Comune di Pordenone una grande iniziativa che ha richiamato per le strade della città oltre 1.300 persone, da lì tutto è partito. Stiamo ospitando, in questo territorio, centinaia di profughi, è stato sottoscritto un accordo con le organizzazioni sindacali per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di persone che avevano voglia di fare, anziché di percepire sussidi.

Per agevolarli – ha aggiunto ancora – sono stati organizzati corsi rapidi di italiano ma anche di formazione e sicurezza affinché tutto si possa svolgere in un ordine necessario. Sono fiero – ha proseguito il Presidente – dell’appoggio che il nostro Governo sta garantendo all’Ucraina, anche sul versante militare. Perché i nostri destini si giocano su quella porzione d’Europa».

Federico Rampini, collegato da New York e intervistato dal Presidente, ha parlato della impreparazione dell’Occidente, di «un’Europa vulnerabile e ricattabile, consegnatasi a una dipendenza energetica folle e che dal punto di vista militare si è illusa di poter essere la prima super potenza erbivora il cui peso internazionale sarebbe stato affidato esclusivamente alla qualità della propria civiltà in un mondo in cui le armi non contavano più nulla. Ora, forse, sta aprendo gli occhi e correndo ai ripari».

Sul supposto accerchiamento della Nato alla Russia, il corrispondente del Corriere della Sera ha ricordato che «proprio la Nato offrì a Putin una partnership e, il G7, un seggio nella propria assise, tanto che lo stesso, per qualche tempo, funzionò come G8. Tutto cambia nel 2007 quando Putin, a Monaco, iniziò a parlare di accerchiamento.

Cosa cambia? Cambia che a casa sua le cose si erano guastate, l’economia di transizione era stata l’occasione di un saccheggio sistematico, la popolazione era insoddisfatta, Putin, temendo rivoluzioni democratiche, trasformò improvvisamente l’Occidente in un nemico. Di qui la continuità col passato, la paranoia dell’accerchiamento. Che è una tradizione antichissima».




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