Wall Street in recupero; settimana di alti e bassi ma con segni più, Jackson Hole senza sorprese

MERCATO AZIONARIO

Borse sull’ottovolante in questa settimana, con un sentiment che resta un po’ ambivalente e caratterizzato da diversi cambi di direzione. Dopo aver sperimentato, infatti, una generale debolezza nella prima parte del mese, gli indici internazionali hanno provato un rimbalzo dettato anche da motivazioni tecniche, per poi ritracciare in parte. E questo nonostante la trimestrale di Nvidia, ancora una volta oltre le attese, che ha assicurato un bel aumento al comparto tech. La prese di profitto successive e la prudenza operativa prima del discorso di Jerome Powell a Jackson Hole hanno portato infatti ad una repentina inversione infrasettimanale. Il capo della Fed è rimasto abbastanza sulla difensiva, portando le borse a movimenti ‘di interpretazione’ delle parole: MSCI World chiude l’ottava con un +0,5% e con le tematiche di breve confermate a livello intermarket: ritorno di una certa correlazione con l’andamento dei tassi e un quadro macro che ciclicamente ‘vacilla’ temendo di perdere il proprio momentum.

Wall Street chiude la settimana con gli indici principali comunque in buon positivo (S&P 500 +0,8%, Nasdaq +1,7%) anche se in ripiegamento dai massimi infrasettimanali. Il close di venerdì (più distensivo dopo la correzione di giovedì dai massimi) lascia aperte diverse strade sulla dinamica di breve termine. Tra gli altri mercati, l’Europa ha provato a smarcarsi dagli andamenti di Wall Street cercando magari di ritrovare la passata capacità di sovraperformance, magari proprio in un momento in cui i market mover di matrice americana andavano ad indebolire Wall Street. In realtà, gli indici del Vecchio Continente hanno chiuso abbastanza allineati (Stoxx +0,7%), con il solo FTSE Mib italiano a dare filo da torcere al Nasdaq nel recupero settimanale grazie al buon tono delle banche. A livello globale, invece, l’indebolimento del petrolio ha portato alla flessione del settore Energy (-1,2%) mentre i tecnologici hanno comunque ottenuto il saldo settimanale più ampio (+2,3%) grazie all’innesco dato da Nvidia a tutto il comparto. Tra gli emergenti, nella settimana del vertice Brics, performance positive (indice generale +0,7%), anche in questo caso dettate da motivazioni tecniche.

Si potrebbe definire misto l’esito della settimana macroeconomica, visto che ad alcuni dati di conferma dello stato di salute dell’economia americana si contrappongono altri rilasci che invece vanno nella direzione opposta. Tra questi ultimi sicuramente i dati di PMI (direttori della funzione acquisti) che sono usciti su valori nettamente più bassi delle attese. Se per il comparto manifatturiero la sorpresa è relativa (47 vs 49,3), lo è di più per quello dei servizi (51 vs 52,3): si tratta di un elemento che andrà monitorato se persistente in quanto il comparto servizi è stato quello che più è risultato tonico negli ultimi trimestri. Le richieste di sussidi di disoccupazione invece confermano ancora un mercato del lavoro di sostanziale tenuta. Sul fronte aziendale era molto attesa la trimestrale di Nvidia che non ha deluso: dati record, aspettative superate con una crescita e un outlook trainato dai molteplici usi trasversali dei chip (“Nuova era dell’informativa”, l’ha definita il fondatore e Ceo Jensen Huang).

 

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

 

i rendimenti dei titoli governativi americani chiudono la settimana sostanzialmente invariati ma anche con diversi saliscendi. I dati PMI negli USA hanno temporaneamente raffreddato la corsa dei rendimenti in atto da diverse settimane, dando un outlook leggermente meno entusiasmante sull’andamento dell’economia USA. Nel complesso, però, servono altri market mover e cambi di scenario per poter vedere qualcosa di diverso. Tensioni inflattive e rifinanziamento del debito sono elementi che permangono nella valutazione generale degli investitori. Da Jackson Hole, Jerome Powell è rimasto abbastanza allineato a quanto detto nei precedenti meeting, ossia che è necessario un downtrend confermato dell’inflazione (al 2%) per poter far cambiare l’impostazione attuale della Fed che resta guardinga: gli aspetti positivi riguardano invece PIL, mercato del lavoro, consumi e anche immobiliare.  L’ipotesi di un intervento Fed a settembre rimane ancora piuttosto sottotraccia (il mercato stima solo il 20%, anche se in leggero aumento), ma il 63% di intervento entro novembre (in aumento rispetto alla settimana precedente) è la conferma che la partita sui tassi (ora al 5,25%-5,50%) non è ancora conclusa e le sorprese potrebbero non mancare. Non è difficile immaginare infatti che qualche sortita inattesa dei prezzi farebbe drizzare le antenne ai membri del FOMC, del tutto intenzionati a preferire soluzioni di over-tightening piuttosto che di sottovalutazione. A meno, ovviamente, di vedere crisi simil-marzo o problematiche gravi nel credito. L’elastico Fed-mercati nelle prospettive dei tassi ha visto un parziale riavvicinamento.

In leggero calo anche i rendimenti nell’Eurozona: le attese per la BCE vedono un possibile intervento (69% entro fine anno) e con un settembre di presumibile pausa, in linea con la Fed.  Dopo diverse settimane di debolezza, i governativi recuperano quindi qualche posizione, anche se il 2023 resta asfittico per i titoli di stato (esclusa l’Italia, grazie alla riduzione dello spread) ed anche per il corporate. Segni più anche per l’High Yield che invece da inizio dell’anno rimane ancora il segmento più performante.

MATERIE PRIME

Il paniere generale guadagna circa un punto percentuale (+1,2%) con l’apporto soprattutto dei metalli preziosi: balza l’argento (+6,5%) e bene anche l’oro (+1,4%) che risale sopra quota 1.900 e chiude in area 1.915 $. Un minimo di distensione sui tassi reali ha permesso un recupero su questi segmenti. Il recupero dei metalli industriali va di pari passo con qualche segnale di rimbalzo degli indici cinesi, elemento però che non si propaga al prezzo del petrolio, in lieve calo rispetto a sette giorni fa, con le quotazioni (-1,8% a 79,8 $) ancora sotto alle soglie chiave che hanno opposto resistenza impedendo ancora una volta un breakout rialzista più sostanzioso.

MERCATO DELLE VALUTE E CRYPTOS

In tema di valute, il Dollaro riesce ancora una volta a guadagnare sull’Euro, nonostante i dati di PMI che sono stati rilasciati negli USA. Il cross EUR-USD si attesta in area 1,08 (-0,7%), con gli operatori che ormai hanno quasi equiparato le politiche monetaria prospettiche di Fed e BCE, visto che le probabilità di intervento entro fine 2023 sono, come prima descritto, molto simili (rispettivamente 63% vs 69%): al momento il mercato dice che Lagarde non è più in ritardo rispetto a Powell. Bitcoin che rimane in trend rialzista ma con una forte resistenza sui 30.000 dollari che lo riporta a valori vicino 24.000.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it




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