PORDENONE – Disciplina degli appalti dei lavori pubblici,
dei servizi e delle concessioni in recepimento delle direttive comunitarie.
Se n’è parlato l’altro giorno in Unindustria Pordenone grazie
all’iniziativa promossa dalla Territoriale assieme ad Ance locale
all’indomani dell’approvazione, da parte del Senato, della specifica
legge di riforma.
Intervenendo in premessa il presidente di Unindustria ha auspicato si possa addivenire «a un testo di legge snello, tutelante la sicurezza degli appalti che, parimenti, limiti la pratica del massimo ribasso».
Michelangelo Agrusti ha inoltre fatto cenno alla possibilità si possa
stabilire un meccanismo che privilegi, nel pieno rispetto delle regole, le ditte locali, affinché possa crearsi «un mercato più ristretto
caratterizzato da una dimensione territoriale». Questo perché, ha detto ancora il presidente, «abbiamo spesso assistito alla circostanza in cui imprese venute da lontano hanno assunto lavori a condizioni stracciate –di vero e proprio dumping – salvo poi non eseguire in parte o del tutto, i lavori. Mi riferisco anche ad aziende con una certa reputazione».
Secondo Agrusti il rilancio delle opere pubbliche «è questione
fondamentale all’interno di un segmento, quello dell’edilizia,
particolarmente vessato dalla crisi. Che Governo nazionale e governi
regionali – ha concluso – si facciano carico di questa precisa ripresa
settoriale».
Per Lodovico Sonego, senatore della Repubblica, la legge delega ha raccolto un consenso politico «molto esteso, non ci sono state contrarietà, anzi, un apprezzamento consistente».
Walter Lorenzon, Presidente di Ance Pordenone si è detto soddisfatto delle modifiche, «sì alla semplificazione, posto che risulti tale» ha aggiunto.
«Siamo sulla strada giusta anche perché non si sta
sovranormando e questo è un fatto importante. Andrà ben verificato
l’aspetto normativo perché quando si lascia la discrezionalità alle
stazioni appaltanti, talvolta, i dirigenti pubblici vanno nel panico».
Per il vice ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Riccardo
Nencini, «si tratta della delega più grossa che si sia vista tra Camera e Senato, il tema è delicatissimo e scatena una serie di riflessioni, parte delle quali legittime.
Meglio quindi che i contenuti non si prestino a
interpretazioni particolarmente partigiane».
A parere di Nencini c’è chi intende la delega, peraltro assai puntigliosa, come interamente versata al campo della vigilanza e del controllo ma «se fosse così, e non lo è, sarebbe un errore perché essa è versata parimenti sul fronte dell’efficacia di gare che portano alla realizzazione di un’opera».
L’esponente del Governo ha spiegato al proposito che «circa il 65
percento delle opere pubbliche italiane si ferma per carenze progettuali, poi per carenza di fondi – cosa che riguarda molte regioni italiane -, di irregolarità degli appalti ed anche per cause legate alla legge obiettivo».
Anche il vice ministro ha puntualizzato sul numero attuale
delle stazioni appaltanti e sulla necessità, oramai imprescindibile, «di
regolamentazione delle lobby che – ha detto – debbono avere la
possibilità di operare alla luce del sole così come avviene in altri
Paesi europei».
In tema di performance bond, Nencini ha parlato della necessità dell’individuazione di una risposta definitiva poiché
trattasi di sistema assicurativo che diventa, di fatto, un modo per
decidere a monte chi può concorrere e vincere, «va trovata una misura che possa dare risposta definitiva». Sulle Pmi il viceministro ha concordato sulla necessità di una loro messa in protezione «ma senza uscire da una frontiera da dove ti tagliano la testa, Bruxelles».