VERONA – Nel 2017 l’export di vini del Triveneto vale quasi la metà di tutte le esportazioni italiane di vino: 35,5% è il contributo del Veneto, 8,9% quello del Trentino Alto Adige e 1,9% l’apporto del Friuli Venezia Giulia.
I vini DOP delle tre regioni rappresentano il 41% del totale nazionale delle DOP (23,5% il peso del Prosecco DOP). Il mercato principale di sbocco dei bianchi DOP del Veneto nel 2017 si conferma la Germania (34,4%), seguita dal Regno Unito (15,1%) e dagli Stati Uniti (8,5%); i rossi DOP del Veneto, invece, sono per lo più diretti in Svizzera (15%), Canada (13,7%), Germania (12,5%) e Stati Uniti (9,6%).
Questa, in sintesi, la fotografia dell’export triveneto di vini illustrata oggi, 16 aprile, a Verona dal responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, nell’ambito del convegno “Crescere sul mercato mondiale del vino” organizzato in partnership da Confagricoltura Veneto e Crédit Agricole FriulAdria nell’ambito di Vinitaly 2018.
L’iniziativa, progettata e realizzata dall’istituto di credito, di fronte a una selezionata platea di imprenditori e operatori del settore, ha approfondito l’evoluzione della domanda internazionale e le opportunità di business per le aziende locali, mettendo a confronto diverse esperienze.
Tra queste, la testimonianza del direttore agroalimentare del Gruppo Crédit Agricole, Philippe Chapuis, che ha spiegato l’esperienza francese nell’internazionalizzazione dei mercati e nella distribuzione.
Il contributo della diplomazia economica nel percorso di crescita aziendale all’estero è stato al centro dell’intervento di Giovanni Umberto De Vito, ministro plenipotenziario coordinatore delle politiche di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese del settore agroalimentare per il ministero degli Affari esteri.
Le conclusioni, sono state affidate all’onorevole Paolo De Castro, primo vicepresidente della commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del parlamento europeo. I lavori del convegno sono stati introdotti dal presidente regionale di Confagricoltura Veneto Lodovico Giustiniani e dal direttore generale di Crédit Agricole FriulAdria Carlo Piana.
“Anche quest’anno abbiamo scelto la prestigiosa cornice di Vinitaly per testimoniare con un’iniziativa di qualità la nostra vicinanza al settore vitivinicolo – ha dichiarato il direttore generale di Crédit Agricole FriulAdria, Carlo Piana – Quello a cui stiamo assistendo è un autentico fenomeno: nel 2017 l’export del Triveneto vale quasi la metà di tutte le esportazioni italiane di vino. Si tratta di un pilastro della nostra economia che, come Crédit Agricole, intendiamo assistere con un modello di servizio specializzato, con servizi innovativi e una grande attenzione al tema della sostenibilità, che rappresenta la sfida del futuro”.
Secondo il Presidente di Confagricoltura Veneto Lodovico Giustiniani: “L’export del vino triveneto sta vivendo un momento molto felice ed è di traino per tutta la filiera vitivinicola italiana. Ci sono dei mercati dove le esportazioni sono consolidate, come nei Paesi europei e del nord America dove il consumatore riesce a percepire le differenze regionali dei vini italiani e mercati ancora emergenti dove servirebbe una politica di promozione comune del Sistema vino italiano perché il consumatore non riesce a percepire le differenze territoriali ma solo del Paese di origine: vini francesi, spagnoli, australiani, ecc.”.
“Pertanto bisognerebbe diversificare l’approccio di promozione e sviluppo dell’export: in maniera mirata verso quei Paesi che hanno un consumatore evoluto che sa cogliere anche le peculiarità territoriali e rappresentarsi come Sistema Paese e con il Made in Italy per i Paesi emergenti. Per far ciò, considerato che il Prosecco è un vino vincente sui vari mercati, potrebbe essere il prodotto simbolo per i Paesi come la Cina. Oltre alle politiche di mercato, un ruolo importante per le nostre esportazioni è fornito dal sistema bancario che deve accompagnare, con gli strumenti adeguati, gli operatori del settore”.
L’approfondimento sui vini del Triveneto è stato contestualizzato nel quadro del recente studio su outlook e previsioni dei mercati mondiali realizzato da Nomisma Wine Monitor per Verona Fiere, da cui emerge che nei prossimi anni, salvo sorprese in fatto di restrizioni doganali, l’import di vino italiano dovrebbe continuare a crescere nei mercati nordamericani (Stati Uniti e Canada), mentre potrebbe segnare il passo in Germania e Regno Unito.
Tra gli emergenti, la Cina dovrebbe continuare a crescere in maniera sensibile, così come la Russia. All’interno di questo trend, gli spumanti dovrebbero conquistare anche i mercati, finora meno coinvolti, dell’Est Europa e dell’Asia.
Lo studio ha evidenziato, in particolare, la forte crescita nel decennio 2007-2017 del consumo di vino italiano in Cina (+165,8%), Stati Uniti (+20,8%) e Australia (+18,3%). Sul mercato interno, nel periodo considerato, si registra un calo dei consumi dei vini fermi (-25,4%) compensato da un sensibile aumento degli spumanti (+24%).
Per quanto riguarda gli importatori di vino italiano, gli Usa si confermano al vertice con oltre 5 miliardi di euro di importazioni nel 2017, seguiti da Regno Unito (3,6 miliardi) e Germania (2,5 miliardi), con la Cina in quarta posizione ma molto vicina. Con oltre 9 miliardi di valore delle esportazioni, la Francia si conferma nel 2017 leader mondiale, seguita dall’Italia (5,9 miliardi).
Gli Stati Uniti risultano fondamentali nell’assorbimento di vini fermi italiani (36,6% nel 2017) e di vini rossi (20,8%), mentre il Regno Unito si conferma il mercato di riferimento per gli spumanti del Belpaese (30,1%). Nell’ultimo decennio, i britannici si sono letteralmente “ubriacati” di Prosecco: l’export dall’Italia è aumentato del 605% dal 2007 a oggi.
Infine, aumenta nel mondo la richiesta di vini biologici, che però rappresentano ancora una parte marginale delle vendite sul mercato italiano (meno dell’1%), anche se il tasso di penetrazione tra i consumatori è in deciso sviluppo.