Carte da gioco friulane: la storia e le caratteristiche

Con il boom di app e piattaforme per lo svago anche i tradizionali giochi di carte hanno conosciuto negli ultimi anni una profonda trasformazione. Restano le stesse le regole dei giochi più popolari, ad esempio le regole del Poker a 5 carte, della Scopa, dello Scopone, del Tresette, della Briscola, del Sette e Mezzo, ma variano le modalità di fruizione del gioco, di confronto con gli avversari. Gli utenti giocano sempre più a distanza, da pc, smartphone o tablet e con una user experience migliorata: insomma, da una parte i software rispondono in maniera sempre più puntuale alle esigenze degli utenti per trattenerli sul web, dall’altra resiste la forma tradizionale dei giochi dal vivo in famiglia o tra amici, con varie varie tipologie di mazzi su base regionale, Friuli compreso.

Le carte italiane in linea generale sono caratterizzate da mazzi di 40 carte di 4 diversi semi. Questi ultimi però variano in base all’area geografica e possono essere italiani o spagnoli. Secondo diverse testimonianze, le carte appaiono in Italia nella seconda metà del XIV secolo, precisamente a Firenze nel 1377. Le più note ed usate, ad oggi, sono senza ombra di dubbio quelle napoletane, le quali rientrano tra le attività maggiormente chiamate in causa a Natale o in altri momenti di festa ed aggregazione. Tra le carte friulane, infatti, spiccano in particolar modo le carte trevisane, diffuse in tutto il Veneto e in tutto il Friuli.

Nel XVIII secolo, i mazzi contavano 52 carte, ad eccezione di quello della fabbrica milanese Federico Gumppenberg. Inizialmente strutturate a figura intera, intorno al XIX secolo le carte sono passate ad essere a due teste. Ad oggi, invece, i mazzi di carte possono essere caratterizzati dalla presenza di 52 o 40 carte, tutte con il valore indicato in alto a sinistra e capovolto in basso a destra. All’interno di ogni mazzo ci sono due matte, i motti riportati sugli assi, invece, variano in base allo stampatore.

Una differenza evidente si nota nel fante di spade, che, a differenza degli altri, appare barbuto e con una testa mozzata nella mano sinistra. In determinati giochi, il suddetto fante assume un ruolo fondamentale. Il sette e il dieci di denari assumono l’appellativo “belo” (bello), denari che sono contraddistinti dal giallo e dall’azzurro. Insieme alle bolognesi, si tratta delle carte più lunghe del paese: ad oggi, infatti, misurano 49 per 104 millimetri. Dalle trevisane discendono le triestine, che si contraddistinguono per le figure più stilizzate e per le dimensioni più tozze, che si attestano sui 53 per 98 millimetri.

Mentre le carte numerali sono indicizzate dall’1 al 7, le figure lo sono con l’11, il 12 e il 13. Il mazzo, composto da 40 carte, presenta anch’esso una struttura a due teste. Le figure sono divise a metà da delle barre orizzontali sulle quali appaiono i nomi delle figure stesse. Molto particolari sono i motti presenti sugli assi, tra i quali rientra ad esempio: “son gli amici molto rari quando non si ha danari”.

Se pensate che le carte triestine siano diffuse solamente a Trieste vi sbagliate di grosso, infatti sono presenti in massa anche in Bisiacaria, in parte della Slovenia, e nelle località della costa istriana. Oltre che da Modiano (Trieste) e Dal Negro (Treviso), sono prodotte anche dalla Piatnik (Vienna) e dalla Grafika-Grafoprint (Zagabria).




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