UDINE – Le violenze commesse contro le donne dalle truppe cosacco-caucasiche durante l’occupazione nazista del Friuli negli ultimi due anni della Seconda guerra mondiale rappresentano una pagina dolorosa e ancora poco studiata della storiografia.
A gettare luce su tali vicende, a lungo trascurate, è appena giunto in libreria, edito da Carocci, il saggio di Fabio Verardo intitolato “Crimini contro le donne. Il collaborazionismo cosacco-caucasico (1944-1945)”.
Venerdì 13 dicembre, alle 18, il saggio sarà presentato nella Sala Eventi Ex Caserma Osoppo, via Brigata Re, 29.
Il volume prende in esame lo stupro come «strumento di guerra» nella repressione antipartigiana, con l’intento di «ricostruirne cause, modalità, caratteristiche e conseguenze di breve e lungo periodo».
Il risultato è frutto di un paziente e accurato lavoro di ricerca che ha condotto Verardo a studiare la documentazione conservata in numerosi archivi, incrociando i dati raccolti da fonti giudiziarie, sanitarie (tra cui la documentazione dell’Ospedale di Tolmezzo e dell’Ospedale psichiatrico di Udine), memorialistiche e di istituzioni civili e religiose.
Verardo rileva che, sin dalle prime fasi dei rastrellamenti operati in Friuli dall’autunno 1944, e per tutto il periodo di occupazione, gli abusi sessuali, le prevaricazioni e le violenze contro le donne di ogni età e condizione «non furono atti isolati di condotta “brutale”, ma costituirono una vera e propria strategia, che li rese dei veri e propri strumenti di guerra».
Il corpo delle donne divenne così un «ulteriore campo di battaglia per terrorizzare, annientare e umiliare il nemico, minando le retoriche (maschili) nazionali, patriottiche e comunitarie». Anche se le fonti riportano una comprensibile ritrosia nel denunciare, gli stupri segnalati dalle autorità civili, sanitarie e religiose sono vicini alle centoventi unità.
Almeno altrettanti, rileva il saggio, sono i casi di tentata violenza. «La veemenza delle descrizioni e delle denunce dei testimoni – evidenzia l’autore – suggerisce che, nel complesso, gli eventi non denunciati siano in misura uguale, se non superiore, a quelli resi noti».
La violenza investì donne di diverse età, condizione, impegno o disimpegno politico e resistenziale; la categoria più coinvolta fu quella delle civili: tra le vittime si contarono bambine in tenera età e persone sopra i sessant’anni. «È quanto basta per parlare di un fenomeno di dimensioni rilevanti, paragonabile alle più efferate stragi nazi-fasciste avvenute in Italia e agli altri episodi di violenza sulle donne accaduti nei territori europei occupati».
L’impatto degli stupri sulla società fu rilevante e doloroso perché ebbe le caratteristiche del trauma e investì anche il piano psicologico, sociale e materiale.
Fabio Verardo è professore a contratto di Storia delle donne e di genere all’Università di Trieste e insegna materie letterarie al Liceo “Pujati” di Sacile. Tra le sue pubblicazioni si ricordano I processi per collaborazionismo in Friuli (2018) e Giustizie della Liberazione (2021).
Paola Dalle Molle