Sono i sassi (claps in friulano) l’elemento più caratteristico dei Magredi, le “terre magre” che si stendono tra i greti del Cellina e del Meduna, a Nord di Pordenone.
In estate l’aridità del luogo, brullo e bruciato dal sole, rende il paesaggio simile alle steppe dell’Est Europa: eppure, è una delle più ricche fauna e flora d’Italia, dove è possibile avvistare, con un buon telescopio, specie molto rare del regno animale; nell’estate del 2018, in alcune aree molto selvagge, sono stati avvistati esemplari di lupo.
Per la pendenza e l’alta permeabilità del suolo vi sono assenti i corsi d’acqua superficiali a regime costante: ne consegue un’elevata aridità anche dopo le piogge. Ci sono circa 30 metri di sedimenti alluvionali che giacciono al di sopra di un suolo più antico.
L’ambiente di Magredo non colonizzato è una zona naturalistica protetta che fa parte della “Rete europea Natura 2000 per la tutela della biodiversità”: nelle vaste praterie di graminacee spiccano piccoli arbusti come il rovo, il ranno spinello e la rosa canina, rifugio perfetto per la lepre.
La steppa dei Magredi, con i suoi 43 mila ettari di superfice, è un paradiso per birdwatchers e studiosi di ornitologia provenienti da tutt’Europa. Vi nidificano molte specie di uccelli tra cui l’occhione, un raro caradiforme, ordine a cui appartengono anche i gabbiani.
Per lo scarso inquinamento luminoso, i Magredi sono anche meta dell’astroturismo: un fenomeno in crescita anche nel nostro Paese e sono tanti i “cacciatori di stelle” che, specie in queste limpide giornate autunnali, si spingono in questa location remota e panoramica per scrutare il cielo con il telescopio.