Infertilità maschile: cause, sintomi e trattamenti

Negli ultimi decenni, le difficoltà relative alla riproduzione sono diventate, via via, sempre più frequenti, anche tra le coppie composte da soggetti di giovane età. Studi recenti, infatti, mostrano come i casi di infertilità maschile siano in crescita in tutto il mondo. E, nonostante vi sia ancora una certa ritrosia nell’affrontare l’argomento, oggi gli uomini sono molto più propensi a rivolgersi ad uno specialista nel campo per indagare sulle origini del problema.

Volendo, appunto, ragionare sulle cause di tale incremento – rilevato a livello globale anche dalla stessa OMS – quali aspetti sembrano influenzare negativamente il funzionamento dell’apparato riproduttivo maschile? Quali sintomi si riscontrano nei soggetti coinvolti? E ancora: esistono trattamenti risolutivi e, se sì, quali sono? Rispondiamo punto per punto.

 

Le cause dell’infertilità maschile

L’infertilità nell’uomo può derivare tanto da fattori interni – come una predisposizione di tipo genetico o una malformazione che ostacola il processo di fecondazione – quanto da fattori esterni – tra cui infezioni in corso, utilizzo di farmaci, patologie croniche e/o stile di vita errato.

Più in dettaglio, le principali cause riguardano:

  • scarsa produzione di spermatozoi – e conseguente concentrazione inferiore alla norma nel liquido seminale – dovuta ad uno sviluppo incompleto dei testicoli, a sua volta riconducibile ad alterazioni genetiche e/o all’esposizione ad elementi tossici;
  • disfunzione erettile (circa il 5% dei casi complessivi);
  • varicocele, ovvero dilatazione delle vene testicolari;
  • patologie croniche, tra cui diabete e obesità;
  • infezioni che coinvolgono i canali seminali, la prostata e le vescicole seminali;
  • assunzione di farmaci antitumorali, per ipertensione e colesterolo alto;
  • cattive abitudini alimentari (dieta basata su cibi ultraprocessati, ricchi di zuccheri e grassi, contenenti sostanze nocive, tra cui pesticidi e conservanti, ecc.);
  • stile di vita errato: stress eccessivo, attività fisica insufficiente, sovrappeso, abuso di bevande alcoliche, assunzione di nicotina e/o stupefacenti e via di seguito).

Sintomi e diagnosi

L’infertilità maschile, il più delle volte, è una condizione asintomatica, per cui il soggetto si rende conto del problema solo dinanzi a svariati tentativi falliti di raggiungere la gravidanza insieme alla partner. Ad ogni modo, qualora vi sia il sospetto che qualcosa non vada, la scelta migliore è rivolgersi ad uno specialista per sottoporsi ad un’anamnesi generale. E, soprattutto, per effettuare un test di laboratorio – chiamato spermiogramma – che consente di valutare la “qualità” del seme (vale a dire: la concentrazione, la forma e la vitalità degli spermatozoi).

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Trattamenti per l’infertilità maschile

Ad oggi non esiste una “cura universale” per l’infertilità maschile (o femminile). Per prima cosa, infatti, è necessario far luce sui fattori che stanno alla base del problema e, solo in seguito, lo specialista potrà stabilire quale sia il percorso terapeutico migliore da intraprendere.

Tra le opzioni disponibili, ricordiamo:

  • intervento chirurgico, utile in caso di varicocele e per il prelievo degli spermatozoi direttamente dai testicoli o dall’epididimo (mediante una tecnica chiamata TESE);
  • somministrazione di antibiotici per le infezioni di origine batterica;
  • cure ormonali;
  • terapia psicologica per i disturbi relativi all’attività sessuale.

Oggi, per di più, per facilitare il concepimento è possibile ricorrere a diverse metodiche per la Procreazione Medicalmente Assistita (o PMA). In Italia e in altri stati europei, ad esempio, le opzioni disponibili a norma di legge sono tre, ovvero IVI, FIVET e ICSI.

Tali procedure, finalizzate al superamento delle difficoltà legate alla fecondazione, riconducibili all’uomo, alla controparte femminile o ad entrambi i soggetti, prevedono l’uso di  spermatozoi prelevati, a seconda dei casi, da un campione ottenuto tramite la “semplice” eiaculazione, oppure recuperato con la sopracitata tecnica chirurgica (TESE). Inoltre, qualora ciò non sia possibile, la coppia può decidere di avvalersi di un donatore esterno.

 

 




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