FVG – “Fare il medico … c’è chi dice che è una vocazione e lo è sicuramente, ma è altrettanto certo che al giorno d’oggi è una sfida, soprattutto in contesti come la guardia medica”.
E’ l’incipit del post condiviso su Facebook e Instagram da Giada Aveni, dottoressa specializzanda 30enne, che ha denunciato l’aggressione subita dalla collega Adelaide Andriani, 28 anni, specializzanda in Chirurgia generale, lo scorso sabato 7 gennaio all’esterno della Guardia Medica del Gervasutta di Udine.
“Per un istante ho pensato di morire. Mi ha messo una mano al collo e ha stretto”. Così, ha dichiarato a Sky Tg 24 Adelaide Andreini. A metterle le mani addosso l’accompagnatore di un paziente. A liberarla dalla presa è stata una collega, la citata Giada Aveni.
“Non scorderò mai i suoi occhi – racconta Andreini – e ora ogni volta che mi si avvicina qualcuno senza preavviso salto dalla paura”. I due uomini sono stati poi fermati e identificati.
“Ci siamo ritrovate questi due uomini in ambulatorio – racconta – ancora non sappiamo come abbiano fatto a evitare il triage al videocitofono. Uno era il paziente, con una gamba fasciata, l’altro diceva di essere il suo traduttore”.
E ancora: “Il paziente era tranquillo, gli avevamo spiegato anche in inglese le cose ma l’altro uomo ha iniziato a urlare che dovevamo dirgli cosa avesse. Abbiamo provato a spiegargli che non potevamo fare diagnosi perché non è nostro compito, ma non c’è stato verso. Ha iniziato a sbattere i pugni sulle porte”. L’uomo le ha prima minacciate, poi ha afferrato la 28enne per il collo. “A me ha provato a tirare un paio di calci, ma non è riuscito a prendermi”.
Come detto, Giada Aveni, ha riportato la vicenda sui suoi profili facebook e instagram. “Fare il medico … c’è chi dice che è una vocazione e lo è sicuramente – si legge nel suo post – ma è altrettanto certo che al giorno d’oggi è una sfida, soprattutto in contesti come la guardia medica! È una sfida, perché non è possibile che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in pronto soccorso nel suo interesse; non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati, perché spesso il medico di continuità assistenziale viene considerato un medico di serie B!
Ricordatevi che dietro il camice ci sono prima di tutto persone e non esiste che un essere umano aggredisca un altro essere umano, un medico (peraltro pubblico ufficiale) attentando alla sua vita, senza contare gli insulti e le minacce! Faccio appello a che questo post si diffonda perché non posso pensare che un’altra persona ancora, dopo la mia collega, rischi di essere strangolata dall’accompagnatore di un paziente o da chicchessia! Non deve esistere che una persona, un medico venga ingiuriato e minacciato fisicamente e verbalmente come è successo alla sottoscritta!! Chiediamo più tutela nello svolgimento del nostro lavoro! Finchè non ti succede, non ti rendi conto che una volta è andata bene ma non è detto che sia così anche la prossima …”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Riccardo Riccardi, vicepresidente della Regione, che sul suo profilo facebook ha dichiarato “sono profondamente indignato per l’aggressione subita da una giovane medico specializzanda che presta servizio come guardia medica a #Udine. La violenza e l’intimidazione che ha dovuto affrontare sono inammissibili e non devono essere tollerate in nessuna forma. I medici sono al servizio della nostra comunità e meritano rispetto e gratitudine per il loro lavoro indispensabile. Prenderemo tutte le misure necessarie per assicurare la sicurezza dei nostri operatori sanitari. Condanno con forza questo comportamento riprovevole”.