Tecnologia: come cambia il concetto di pubblico grazie allo streaming video

Per quel che riguarda il settore dell’editoria, possiamo dire che esso sia cambiato e si sia trasformato già durante la fine dell’Ottocento, quando di fatto ha assunto connotati e tratti distintivi tipici del modello industriale su larga scala che noi tutti oggi conosciamo.

Contemporaneamente, come si è visto, si sviluppa parallelamente l’industria della pubblicità, i cui proventi renderanno più accessibili i quotidiani, le riviste popolari e anche i libri, abbassandone i costi. L’evoluzione del mondo editoriale avviene poi quando le nuove scoperte come il telegrafo, la radio e infine la televisione entrano nel nostro quotidiano.

Oggi con il web e la diffusione della tecnologia digitale siamo stati protagonisti di un ulteriore step o come si usa oggi dire, con un nuovo upgrade.

Tuttavia le premesse erano già largamente preannunciate da quando fanno la loro apparsa le pay-tv, sistemi per proporre al pubblico un servizio di maggiore qualità e accortezza, sotto diversi punti di vista. Ed è con la pubblicità che si rivaluta l’importanza anche economica di conoscere nel dettaglio le caratteristiche del pubblico, con l’ovvio obiettivo di costruire messaggi il più possibile efficaci e convincenti, tagliati come si usa dire su misura per un pubblico specifico e profilato.

Realtà del mondo editoriale come Sky o Mediaset Premium, per citare due esempi, hanno gettato le basi e fatto da apripista per quello che oggi vediamo attraverso le piattaforme di streaming video. Pensiamo ad esempio alle partite di calcio, che fino a qualche anno fa erano una prerogativa esclusiva delle pay-tv mentre oggi hanno lasciato spazio alle piattaforme di streaming video come Dazn, Now Tv e la new-entry di Prime Video.

Anche Amazon infatti si aggiunge alla gara degli eventi dal vivo, partendo da alcune competizioni specifiche come la Champions League, ma anche altri eventi riguardanti sport non europei come il football americano. Sotto un punto di vista analitico possiamo quindi sostenere che la radio e la televisione abbiano accentuato il concetto di ricezione dispersa, privatizzata e libera di forme di controllo oggettivo, almeno a livello teorico e strumentale. Il modello di comunicazione denominato appunto broadcast tipico dei mass media prevede infatti di lanciare il messaggio senza selezionare a priori da chi può essere raccolto e visionato.

Inoltre ricordiamo come radio e tv portano a compimento la definitiva liberazione del pubblico dalla necessità di una precisa e univoca collocazione di carattere fisico.

Come sostiene il sociologo Thomson si crea quindi la simultaneità de-spazializzata, la quale rende normale per il pubblico dei media il fatto di costruirsi e di interagire senza condividere un luogo fisico, attraverso una diversa percezione dei luoghi e dello spazio. Oggi grazie al web e di conseguenza alle piattaforme di streaming video, che possono mandare in diretta eventi, film e documentari, oppure avere nella loro libreria intere sezioni on demand, assistiamo a un ulteriore passo in avanti, per quanto riguarda il concetto di pubblico, di broadcast e così via.

Piattaforme come YouTube o Twitch.tv sono alternative valide e di successo, rispetto al palinsesto mainstream dell’offerta televisiva, senza per forza scomodare l’esempio di Netflix, Infinity e Prime Video.

Attraverso YouTube possiamo vedere ad esempio la sintesi di una gara di calcio, per quanto riguarda la serie A e per tutte le altre competizioni di calcio professionistico. Sono quindi passati anche i tempi di quando bisognava attendere che una trasmissione come Novantesimo minuto, venisse trasmessa su Rai Uno.

Tempi differenti, dove anche la frammentarietà del calendario hanno reso obsoleto con una certa velocità dei format collaudati e molto seguiti dal pubblico. Oggi sulle emittenti televisive private e locali assistiamo a trasmissioni che sono rivolte specificamente al settore delle Scommesse online di NetBet con quote e pronostici per il campionato di serie A.




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