I mercati azionari globali riflettono l’incertezza del contesto attuale. Da inizio anno l’MSCI World è praticamente piatto (+0,06%), segno di un equilibrio precario tra ottimismo e rischio. Negli Stati Uniti, l’S&P 500 ha perso il 2,90%, mentre il più tecnologico Nasdaq 100 accusa un calo del 5,60%, penalizzato dall’aumento dei rendimenti e dal rallentamento dell’ottimismo sulla crescita. Al contrario, l’Euro Stoxx 50 guadagna il 10,38% YTD, e il FTSE Mib svetta con un +14,90%, sostenuto da banche e utility.
Sul fronte obbligazionario, i rendimenti si muovono in modo divergente: il Treasury USA a 10 anni è in lieve calo da inizio anno (-21,75 pb), mentre i rendimenti europei sono in risalita. Il Bund tedesco è salito di 40,80 pb al 2,77%, mentre il BTP italiano è a 3,88%, in rialzo di 35,50 pb. Gli spread riflettono una maggiore attenzione ai bilanci pubblici e alle dinamiche inflattive locali.
Tra le materie prime, l’oro brilla con un +16,48% da inizio anno, spinto dalla domanda di beni rifugio, banche centrali e incertezza geopolitica. Il petrolio invece resta debole (-2,96% YTD), con l’ultima quotazione a 70,3 dollari al barile, influenzato da dinamiche di offerta e nuove tensioni commerciali.
Infine, il cambio EUR/USD è in recupero (+4,33% YTD), ora a 1,0802, supportato dalle attese di tagli più rapidi da parte della BCE rispetto alla Fed.
Inflazione in ripresa e consumi resilienti negli Stati Uniti
A febbraio, l’inflazione core negli Stati Uniti ha segnato un +2,7%, mostrando una dinamica ancora lontana dal target della Federal Reserve. Contestualmente, la spesa dei consumatori ha continuato a salire, supportata da una forte ripresa degli utili aziendali nel quarto trimestre del 2024 (+204,7 miliardi di dollari). Il PIL statunitense del Q4 è stato rivisto al rialzo al +2,4% annuo, segnale di un’economia ancora solida, ma non priva di rischi.
L’indagine PMI di marzo condotta da S&P Global mostra un’espansione dell’attività economica (Composite Output Index salito a 53,5), trainata dai servizi. Tuttavia, persistono timori legati a nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump, con effetti sull’inflazione e sul sentiment, che si sta deteriorando tra i consumatori e le imprese.
Europa: segnali misti, ma si rafforza l’ipotesi di tagli ai tassi BCE
In Europa il quadro resta frammentato. In Italia, la fiducia di consumatori e imprese è in calo a marzo, mentre l’indice dei prezzi alla produzione accelera a febbraio, segnalando possibili pressioni inflazionistiche a monte. Tuttavia, il fatturato industriale è salito a gennaio, suggerendo una domanda ancora viva.
In Germania, la disoccupazione è salita oltre le attese a marzo, pur con una ripresa dell’attività manifatturiera. In Francia, il settore privato resta in contrazione, mentre in Spagna si registra un rallentamento dell’inflazione grazie al calo dei prezzi dell’elettricità, e il PIL del Q4 è confermato a +0,8%.
I segnali di rallentamento e la stabilizzazione dei prezzi spingono la BCE verso un orientamento più espansivo: Piero Cipollone e Martins Kazaks hanno apertamente parlato di probabili tagli ai tassi nei prossimi mesi. Anche Villeroy de Galhau ha ipotizzato un tasso al 2% entro fine estate, sostenendo l’aspettativa di un allentamento monetario.
Torna la tensione sui dazi: Trump annuncia nuove misure
Il Presidente Trump ha annunciato una nuova ondata di dazi dal 2 aprile, con tariffe fino al 25% su automobili e materie prime strategiche. Le ripercussioni si sono già fatte sentire: vendite sui mercati azionari globali, calo delle borse europee (in particolare il settore auto in Germania), e rialzo dell’oro come bene rifugio.
Gli analisti temono una nuova guerra commerciale che potrebbe colpire la crescita globale. Le aziende USA stanno già accelerando le spedizioni (soprattutto farmaceutiche), temendo interruzioni della supply chain.
Oro e metalli in primo piano: Goldman Sachs vede oro a 3.300$ nel 2025
L’oro ha toccato nuovi massimi storici, sostenuto da incertezza macroeconomica e domanda da parte delle banche centrali, soprattutto asiatiche. I future sull’oro con scadenza a maggio sono saliti a 3.067$/oz, mentre Goldman Sachs ha rivisto al rialzo il target per il 2025 a 3.300$/oz, con possibile estensione a 3.680$ in caso di recessione.
L’argento ha guadagnato lo 0,4%, e il rame è in salita su attese di dazi che potrebbero limitare l’offerta globale. I future sul rame statunitense hanno toccato i massimi storici.
Il mix di inflazione resistente negli USA, incertezza commerciale, rallentamento in Europa e aspettative di tagli dei tassi da parte della BCE, disegna uno scenario complesso. I mercati restano volatili, sospesi tra il timore di una stretta inflazionistica e la speranza in un allentamento monetario coordinato.
In questo contesto, asset rifugio come l’oro tornano protagonisti, mentre l’attenzione degli investitori resta alta su decisioni geopolitiche e sui dati macro dei prossimi mesi.
Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario autonomo, www.pazzagliapartners.it