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domenica , 22 Dicembre 2024

Giornate cinema muto, il capolavoro Assunta Spina

PORDENONE – Tratto dall’omonima opera di Salvatore Di Giacomo, Assunta Spina – che le Giornate del Cinema Muto presentano al Teatro Verdi di Pordenone martedì 9 ottobre alle 20.30, nell’ambito della rassegna dedicata al “Canone rivisitato” – inaugura quella vocazione realista che sarà una delle caratteristiche essenziali del successivo cinema italiano, e si discosta dalle convenzioni dominanti dell’epoca che privilegiavano trame storico-mitologiche o drammi passionali di ispirazione decadentista.

Per la prima volta una città, Napoli, diventa di fatto coprotagonista di un film. Con i suoi splendori, gli stupendi paesaggi di Posillipo, di Marechiaro, del Golfo, e le sue miserie, l’angustia dei vicoli e la povertà del popolo che li abita. La macchina da presa restituisce senza infingimenti o censure i tanti aspetti di una città unica al mondo. Determinante in questo è stato il contributo di Francesca Bertini che ha dato tutta sé stessa per la realizzazione di questo film, come attrice, come sceneggiatrice, come produttrice e come regista.

D’altra parte nessuno meglio di lei, cresciuta nella città partenopea e fin da giovanissima arruolata nella compagnia teatrale di Eduardo Scarpetta, avrebbe potuto rendere meglio la passionalità napoletana (non per niente il film è più conosciuto all’estero con il titolo di Sangue napolitano). Con questo ruolo avviene la definitiva consacrazione della Bertini a diva di levatura internazionale, che incarna la donna passionale assoluta e fatale allora di moda. Si alimentano anche le leggende sul suo conto, come quella dell’obbligo in tutte le produzioni a cui avrebbe partecipato, di sospendere le riprese all’ora del tè. Era lei che dettava la legge. Sul set si fa solo quello che vuole Francesca Bertini. Ed è ancora lei, dopo aver rifiutato Hollywood, a decidere l’addio alla scena per sposare un banchiere svizzero. La copia di Assunta Spina proviene dalla Cineteca di Bologna. L’accompagnamento musicale è affidato al mandolino di Carlo Aonzo e alla chitarra di John T. La Barbera, autore anche della partitura.

Dopo Assunta Spina, in programma Lisbôa: Crónica anedótica, 1930, di José Leitao de Barres, autore di Maria do mar, uno dei primi docufiction (combinazione di documentario e finzione) della storia del cinema, che uscì nello stesso anno e il cui successo oscurò del tutto quello di Lisboa. Che è invece di grande interesse perché costituisce un esempio raro e riuscito di fusione tra influenze estetiche ed artistiche assai diverse come il cinema d’avanguardia europeo, il reportage giornalistico, il teatro del vaudeville.

La giornata di martedì 8 ottobre propone la più ricca proposta di rarità, ritrovamenti e restauri. Iniziando da Judaspengar (Il denaro di Giuda, 1915) di Victor Sjöström, maestro assoluto del cinema svedese e fra i registi più grandi dell’era del muto. Judaspengar, in programma alle 14.30, storia di un operaio senza lavoro che non riesce a provvedere al figlio e alla moglie malata, è uno dei cinque film sopravvissuti fra i trenta che egli diresse in quello che viene considerato il suo periodo formativo, tra il 1912 e il 1916, ed è stato ritrovato dal Centre national du cinéema et de l’image animée di Bois d’Arcy. Di Sjöström è anche Körkarlen (Il carretto fantasma,1921), alle ore 16, titolo tra i più conosciuti del maestro svedese, che qui è anche attore protagonista.

Tratto da un racconto di Selma Lagerlof, Il carretto fantasma si sviluppa su una leggenda scandinava secondo la quale le anime dei defunti sono raccolte per conto della morte da un lugubre carrettiere fantasma che cede la sua incombenza all’anima di colui che perisce in peccato mortale allo scoccare della mezzzanotte dell’ultimo giorno dell’anno. Assai noto e amato fin dalla sua prima uscita in Svezia nel capodanno del 1921, il film è un capolavoro per la tecnica e per l’intensità dello studio psicologico, e avrà una grande influenza su tanti altri autori a iniziare da Ingmar Bergman.

Tra i due film di Sjöström, alle 15.10 viene presentato Ballettprimadonnan, 1916, dell’altro maestro del cinema svedese, Mauritz Stiller. Una storia ambientata nel mondo del balletto: la protagonista era all’epoca prima ballerina alla Royal Opera di Stoccolma, mentre il protagonista maschile è Lars Hanson che gli spettatori di Pordenone hanno ammirato nel film che ha inaugurato le Giornate 2018, Captain Salvation.

Fra le rarità assolute di martedì, alle 10, per il ciclo “The Parade’s Gone By…” c’e Captain Blood, 1924, una grande storia di pirati, ispirata all’opera letteraria di Rafael Sabatini, nato a Jesi nel 1875, che visse e scrisse in Inghilterra. Questo Captain Blood, che anticipa il notissimo film con Erroll Flynn, è la produzione più ambiziosa e costosa della Vitagraph, la compagnia cinematografica di maggior successo n quegli anni. Per il ruolo da protagonista il favorito era Rodolfo Valentino, ma la parte andò poi a Warren Kerrigan.

Alle 18, L’Homme du large (La giustizia del mare, 1920) di Marcel L’Herbier, da un racconto di Honoré de Balzac, girato in esterni in Bretagna. L’Herbier è un autore fondamentale nel quadro della sperimentazione che univa all’innovazione formale della regia, un’attenzione speciale per il decor architettonico e scenografico. In questo film si avvale anche della collaborazione di Claude Autant-Lara, come aiuto regista, sceneggiatore, scenografo e attore.

Continuano anche nella giornata di martedì le proiezioni del ciclo dedicato a John M.Stahl con la serie su Abraham Lincoln (alle ore 9) e il melodramma Suspicious Wives (1921) alle ore 12.15.

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