Giornate cinema muto, il centenario della Grande Guerra

PORDENONE – A distanza di cento anni dalla fine della Grande Guerra, l’evento viene ricordato alle Giornate del Cinema Muto con un originale spettacolo multidisciplinare, “Note dal fronte”, al Teatro Verdi di Pordenone lunedì 8 ottobre alle ore 20.30.

La parte musicale, affidata alla Zerorchestra di Pordenone, assembla l’arrangiamento di popolari canzoni di guerra a motivi inediti. La parte narrativa è costituita da un’accurata scelta di testi diaristici di soldati e ufficiali curata dallo storico Lucio Fabi per la voce recitante dell’attore Sandro Buzzatti. Musica e parole sono in funzione dei filmati girati dal vero da operatori italiani, austro-ungarici e americani che seguono cronologicamente lo sviluppo del conflitto sui vari fronti, dalle montagne dell’Adamello alle trincee del Carso, dall’Alto Isonzo e dal Piave fino all’ingresso degli italiani a Trento e Trieste. Il materiale visivo proviene dagli archivi di Cinemazero di Pordenone e dalla Cineteca del Friuli di Gemona, che ha realizzato anche un DVD di questo concerto-spettacolo.

In chiusura di serata, alle 22.15, per il ciclo ispirato a Balzac, è la volta di Paris at Midnight liberamente ispirato a una delle opere più celebri dello scrittore francese, Papà Goriot. Il regista è E. Mason Hopper ma l’ispiratrice del progetto è Frances Marion, che qui figura in veste di sceneggiatrice e produttrice, ma che è nota per essere stata una regista molto energica anche nella direzione di attori famosi… e maschi. Se la critica francese accolse Paris at Midnight con molte perplessità giudicando caricaturale la rappresentazione dei personaggi, le cose andarono decisamente meglio in America, anche per la grande prova interpretativa di Lionel Barrymore. E, nonostante tutte le disinvolte licenze nei confronti dell’originale letterario (tant’è vero che non si menziona mai il nome di Balzac, né il titolo originale) possiamo ben affermare che questo Paris at Midnight è più riuscito, divertente e godibile, di altri Papà Goriot più fedeli alla lettera del testo.

Nel programma della giornata di lunedì 8, per la rassegna di John M. Stahl continua alle ore 9 il ciclo della serie sulla vita di Abraham Lincoln e, alle 14.45, The Child Thou Gavest Me (Suo figlio) del 1921, una variante del melodramma materno. Punti di forza del film sono le interpretazioni del piccolo Richard Headrick e di Lewis Stone che si sforza di dare credibilità al suo personaggio di uomo sgradevole e violento. Stahl fu talmente impressionato dalla sua bravura che in seguito lo volle in molti altri film.

Alle 9.30 continua l’esplorazione del cinema scandinavo con Dunungen, 1919, una frivola e delicata commedia di costume che rappresenta alla perfezione il modello di cinema di prestigio della Svenska Bio, la principale casa di produzione svedese: è ambientato nel passato (gli anni Quaranta dell’Ottocento), è di ambientazione rurale ed è tratto da un’opera del premio Nobel Selma Lagerlof. Dunungen fu il primo film del nuovo corso intrapreso dalla Svenska Bio a partire dal 1917 a non essere diretto da Victor Sjöström o Mauritz Stiller.

La scelta cadde sull’esordiente Ivan Hedqvist che conosceva bene l’opera della Lagerlof per averla interpretata a teatro. Pur essendo stato un grande successo internazionale (uscì persino nell’attuale Indonesia) Dunungen è stato molto trascurato dalle storie del cinema e a noi è pervenuta una copia parecchio ridotta rispetto all’originale. Il nuovo restauro dello Svenska Filminstitutet ricostruisce le parti mancanti tramite cartelli con i testi originali, foto di scena e didascalie esplicative.

Chiude il programma della mattinata alle 11.30, continuando l’omaggio a Kevin Brownlow e al 50° anniversario della pubblicazione del suo libro The Parade’s Gone By…, il film Smouldering Fires (La donna che amò troppo tardi, 1925) di Clarence Brown, che in seguito dirigerà anche Greta Garbo e altre grandi dive di Hollywood guadagnandosi l’appellativo di “regista di donne”. Anche in questo film sono ben sviluppati i personaggi femminili, un’imprenditrice quarantenne in carriera che prende una sbandata per il suo giovane segretario di cui si innamorerà invece la sorella minore di lei.

Una curiosità: Smouldering Fires fu uno dei primi film recensiti da Graham Greene nel periodo in cui ebbe la rubrica di critica cinematografica per lo Spectator, tra il 1935 e il 1939.

Due anni fa le Giornate del Cinema Muto rivelarono al pubblico la figura di un regista che scomparve prematuramente all’età di 28 anni in seguito dell’epidemia d’influenza del 1918. A cento anni dalla morte di John Collins, il festival conferma con ulteriori scoperte negli archivi del MoMA lo straordinario talento di un cineasta che avrebbe avuto suicuramente un ruolo di primissimo piano nella storia del cinema mondiale se la sua carriera non fosse stata interrotta così presto da un atroce destino. Alle ore 16 vengono presentati quattro corti di produzione Edison. Tra questi c’è anche The Portrait in the Attic, con una formidabile prova di attrice di Viola Dana, consorte e musa ispiratrice di Collins.

Alle 17.15 Le straordinarie avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi di Lev Kuleshov del 1924. È l’anno che segna la nascita del cinema sovietico d’avanguardia, un movimento articolato che comprendeva il pathos sofisticato di Ejzenstejn, la poesia panteista di Dovzhenko, la vivisezione freudiana di Emler. Il primo in ordine di tempo fu prprio il film di Kuleshov e suona significativo e anche un po’ paradossale che il primo vagito di un movimento per antonomasia rivoluzionario sia stata una commedia che prendeva in giro ma che in fondo guardava con affetto Hollywwod.




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