I dati sull’inflazione USA stanno “rimescolando le carte” sui mercati, oro in buona forma, mercato azionario contrastato e petrolio in correzione

La settimana appena trascorsa è stata ricca di eventi, lasciando l’impressione, come suggerito dal titolo dell’articolo, che il mercato abbia ridato potere agli investitori. Partendo dal dato di venerdì scorso, possiamo fare un passo indietro e collegare gli eventi tra loro. Lo scorso venerdì, abbiamo assistito all’uscita dei dati sulla disoccupazione americana: a marzo, le buste paga negli Stati Uniti sono aumentate al livello più alto in quasi un anno, mentre il tasso di disoccupazione è sceso, indicando un mercato del lavoro forte che a sua volta sta sostenendo l’economia. Questa combinazione tra un’economia statunitense robusta e un’inflazione “vischiosa” sta avendo conseguenze sui vari mercati: primo impatto sul mercato obbligazionario, dove si è consolidata l’idea che i tassi non scenderanno presto, e secondo impatto sul mercato valutario, con un dollaro forte e una debolezza sulle altre valute, in particolare quelle asiatiche, yen e yuan. Mercoledì abbiamo inoltre avuto ulteriori conferme con il dato sull’inflazione americana, che è risultato in leggero rialzo rispetto alle attese. L’indice dei prezzi al consumo di marzo ha evidenziato un rallentamento nelle componenti cibo ed energia, ma un aumento nei servizi (prezzi degli alloggi, affitti, salari), che tendono a muoversi in ritardo rispetto alle altre componenti e raramente scendono. Questo ha influenzato le previsioni sulla curva dei tassi, che ora prevede solo due tagli nel 2024, rispetto ai sei previsti solo quattro mesi fa. Possiamo dire che la settimana appena trascorsa ha dissipato definitivamente ogni dubbio sul numero dei tagli. Nonostante ciò, l’effetto sull’azionario è stato contenuto, con il mercato che mostra ancora segni di incertezza e aspetta ora i risultati delle trimestrali. Di segno opposto, ieri è giunta la notizia che la BCE taglierà i tassi una volta al trimestre a partire da giugno, una mossa ben accolta dai mercati.

MERCATO AZIONARIO

Passando al mercato azionario, l’S&P 500 è aumentato di circa il 10% da gennaio a marzo, con un rally durato circa 5 mesi, ossia da ottobre 2023. Chiude invece la settimana invariato a meno dello 0,10%. Questo andamento positivo si basava sulle previsioni di tre tagli dei tassi entro la fine dell’anno, ma ora occorre valutare gli effetti del riposizionamento avvenuto mercoledì. Molto dipenderà dai risultati delle trimestrali che entrano nel vivo proprio oggi, con JPMorgan Chase & Co., Wells Fargo & Co., Citigroup Inc., BlackRock Inc., State Street Corp., insieme a Delta Air Lines Inc. Le previsioni indicano un aumento degli utili del 3,9% per l’intero paniere, ma potrebbero rivelarsi eccessivamente pessimiste, come accaduto nel quarto trimestre 2023. I margini delle grandi aziende tecnologiche saranno probabilmente un fattore chiave, con previsioni di crescita degli utili del settore tecnologico del primo trimestre 2024 superiori a tutti gli altri. In settimana, il Nasdaq ha già chiuso con un +1,19%, sovraperformando l’S&P 500, indicando che non tutti i settori si stanno muovendo di pari passo. L’Europa rimane indietro, con il nostro indice che soffre più dell’Eurostoxx50, a causa delle aspettative di tagli dei tassi della BCE.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Nel mercato obbligazionario, i dati economici migliori delle attese hanno consolidato l’idea che ci saranno meno tagli dei tassi da parte della Fed quest’anno. Solo venerdì scorso, la possibilità di tre tagli era ancora superiore al 50%. Ora si prevedono solo due riduzioni dei tassi di interesse. I rendimenti dei titoli del Tesoro americano a 10 anni si avvicinano al 4,5%, con il differenziale di rendimento tra i titoli americani e quelli tedeschi ai massimi del 2%. Questo a conferma che la politica monetaria europea sarà più accomodante.

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

Per quanto riguarda le materie prime, il petrolio si sta allontanando leggermente dai massimi di cinque mesi dopo che Israele ha annunciato il ritiro di alcune truppe dal sud di Gaza. Le crescenti tensioni in Medio Oriente e gli shock dell’offerta rimangono in sottofondo. L’oro, nonostante la riduzione delle previsioni sui tassi e un dollaro forte, si sta dirigendo in direzione opposta, confermando la sua natura di bene rifugio, soprattutto a seguito delle minacce iraniane di possibili attacchi missilistici o droni su Israele.

MERCATO DELLE VALUTE

Sul fronte dei cambi, la divergenza tra le politiche monetarie delle due sponde dell’Atlantico ha alimentato il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, con voci che indicano la possibilità di parità tra le due valute. La BCE sembra orientata verso ulteriori tagli dei tassi rispetto alla Federal Reserve degli Stati Uniti. Il dollaro si è apprezzato rispetto a molte valute, con lo yen ai minimi degli ultimi 35 anni rispetto al dollaro. Bitcoin è rimasto stabile.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it

 

 

 




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