MERCATO AZIONARIO
L’ottava appena trascorsa ha visto il tentativo di reazione dei mercati azionari internazionali dopo la fase debolezza vissuta nelle settimane precedenti. Positivo il saldo finale (MSCI World +0,7%) che arriva però con un andamento comunque ondulante: l’S&P 500 ha avuto bisogno di ritestare per due volte area 4.280-4.300 prima di rimostrare qualche velleità rialzista. Il downside dai massimi di fine agosto (4.545 punti) è stato, per il momento, di circa il 6% e si resta quindi, all’interno di fenomeni di storno moderato, quasi fisiologici in un uptrend che ha visto pochissime soste.
Bisogna infatti tornare a settembre/ottobre 2020 per ritrovare fasi correttive dell’ordine del 10% mentre nel 2021, i motivi di preoccupazione periodicamente emersi (aumento dei tassi, variante Delta, problemi nell’immobiliare cinese) non hanno modificato la struttura primaria del trend dell’azionario americano. Solo i titoli ‘growth’ (quindi il Nasdaq) hanno evidenziato maggiore volatilità e hanno amplificato i cali nei momenti correttivi, ma ovviamente per la loro sensibilità ai tassi di interesse.
La settimana appena conclusa quindi vede l’S&P 500 chiudere in positivo dello 0,8% (Nasdaq invece quasi piatto) e in linea a questi valori hanno chiuso anche le borse europee, con i listini italiano e spagnoli favoriti dal buon andamento dei settori finanziari. Sono proprio questi i comparti che hanno meglio performato in questa ottava: banche e assicurazioni per la fase crescente dei tassi di interesse e l’energy per il rapido upside dei prezzi delle materie prime energetiche. Nel nervosismo dei mercati dell’ultimo periodo va rimarcato come proprio il forte uptrend delle materie prime (con i conseguenti riflessi in termini di inflazione e quindi possibili interventi delle banche centrali) sia stato un elemento di volatilità per le borse. Il calo verso fine ottava (con l’intervento di Putin sul prezzo del gas) ha in parte rasserenato gli animi, anche se la tematica resta ovviamente di primario interesse.
A dare una piccola spinta agli indici nel corso dell’ottava l’atteso accordo tra Democratici e Repubblicani sull’aumento del tetto del debito federale (+480 miliardi) anche se il ritocco permette solo di posticipare di pochi mesi il problema. L’attuale contesto di mercato rimane nel complesso ancora fluido e le ultime settimane hanno confermato la necessità di un consolidamento delle posizioni e di conferme sul piano delle prospettive economiche. Una prima risposta arriverà dal calendario ormai prossimo delle trimestrali USA, tenendo conto il momentum degli utili non è più forse quello arrembante di qualche mese fa. L’indice Vix (che misura la volatilità) rimane in posizione intermedia (18) tra lo spyke di quota 30 e i minimi ‘base’ di area 14/15.
MERCATO DELLE MATERIE PRIME
Ancora molto tonico il mondo delle commodities, con il basket generale in progresso di quasi il 2%. Intonato in maniera positiva tutto il comparto energetico, con il petrolio (+4,6%) su nuovi massimi di periodo a quasi 80 Dollari al barile. Positivi i metalli industriali che riprendono nuovamente la via del rialzo. Stabile in area 1.760 l’oro che non mostra particolare direzionalità in questa fase. Nell’ambito della politica monetaria delle banche centrali, si è entrati ora in una fase di attesa degli step che la Federal Reserve intende implementare nei prossimi mesi. Secondo le ultime letture date a quanto detto da Powell nell’ultimo meeting, novembre dovrebbe essere il mese per vedere annunciato un primo intervento ‘soft’ (in riduzione) sui quantitativi di acquisti mensili.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Una decisione condizionata comunque alla conferma che sul trittico crescita-inflazione-mercato del lavoro vi siano i progressi che ci si attende, senza sorprese particolari. Sorprese che potrebbero riguardare tanto la crescita quanto l’inflazione: per quest’ultima la Fed, dopo aver lungamente difeso una posizione di ‘transitorietà’, nelle ultime versioni del proprio speech ha riconosciuto che l’alto livello dei prezzi potrebbe avere un orizzonte temporale leggermente più lungo del previsto. Nonostante questo, la Fed programma interventi sui tassi solo dopo il termine del tapering e comunque con ‘scalini’ successivi che diano modo all’economia di poter crescere ancora con regolarità.
E’ probabile quindi che la banca centrale americana operi in ogni caso con moderazione, con la speranza che l’azione del tapering basti a smussare nel breve i fenomeni di crescita dei prezzi. Rimane invece ancora nell’ombra il piano sulle infrastrutture definito da Joe Biden: l’opposizione dei senatori centristi blocca l’approvazione di un budget ampio (3.500 miliardi) con la conseguenza che si dovrà ripiegare su valori inferiori. La definizione del piano avrà naturalmente riflessi in ambito macroeconomico a seconda dell’importo e dei settori coinvolti.
Nel frattempo la fase crescente dei rendimenti del decennale americano si è fatta più strutturale: il timido doppio minimo in area 1,15% si è trasformato in un uptrend di breve che ora ha toccato area 1,60% e che mira ai livelli top a quota 1,75%registrati nella prima parte dell’anno. Il movimento verso l’alto dei rendimenti riguarda in realtà buona parte della curva, a conferma della pressione presente sui rendimenti. Da inizio 2021 nessuna asset class obbligazionaria governativa si trova in positivo, ad eccezione, ovviamente, del segmento inflation linked. Anche in Europa si sono manifestate nuovamente velleità rialziste sui tassi: il decennale tedesco è ormai ad un passo dai massimi del 2021 (area -0,10%) mentre i BTP pari scadenza hanno sfiorato quota 0,90%.
Tra gli altri segmenti obbligazionari: in aumento le aspettative di inflazione (sia USD, sia EUR) mentre la pressione sui tassi danneggia il corporate investment grade, anch’esso negativo da inizio anno. Debole anche l’High Yield, poco pronto a seguire il (mini) rimbalzo dell’equity e con gli operatori forse ancora dubbiosi sulle prospettive nell’ambito del credito.
MERCATO DELLE VALUTE
In ambito forex, continua il movimento positivo per il Dollaro USA con il cross che tocca nuovi minimi di periodo fin sotto quota 1,16, valori che non si registravano da luglio 2020, sospinti dalla maggiore divaricazione tra la politica monetaria USA e quella europea. Molto tonico il Bitcoin che varca quota 52.000 e punta verso i precedenti massimi assoluti.
Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente finanziario Autonomo, mail [email protected]