Il petrolio influenza i mercati questa settimana; buone performance per i bond e l’oro, mentre le azioni scendono.

Oggi i mercati sono in attesa dei dati sulla disoccupazione americana per valutare se verrà confermato il rapporto di febbraio, che ha registrato un tasso di disoccupazione nettamente inferiore alle aspettative,  al 3,9% e un aumento di 275.000 posti di lavoro. I mercati sono molto attendisti per questo, poiché un aumento dell’occupazione può influenzare la decisione della Fed riguardo alla possibilità di tagliare i tassi di interesse a giugno. È importante sottolineare che durante la settimana Powell è intervenuto più volte per ribadire che, nonostante l’economia americana sia più forte delle previsioni fatte nel dicembre 2023, ci saranno comunque almeno tre tagli dei tassi quest’anno. Partendo dal mercato azionario in particolare dall’indice di riferimento, lo S&P 500, possiamo notare che siamo tornati indietro di due settimane con una chiusura in calo ieri a 5.147 punti, registrando una variazione settimanale del meno 2,04%. È la prima volta dall’ottobre 2023 che l’indice azionario principale chiude al di sotto del 2%. La giornata peggiore è stata ieri giovedì 4, e sembra che le tensioni siano state innescate principalmente dal mercato delle materie prime, con il prezzo del petrolio in forte rialzo. Il petrolio infatti è tornato ai massimi degli ultimi mesi, con una chiusura a 86,65 dollari al barile, vicino alla soglia psicologica di 90 dollari, trainato dai tagli dell’OPEC+, da una domanda in crescita e dai rischi geopolitici in Medio Oriente. Gli stessi rischi geopolitici hanno influenzato il prezzo dell’oro in rialzo rispetto alla settimana precedente, sebbene non abbia raggiunto livelli tali da indicare una vera e propria preoccupazione a riguardo. Rimane l’idea quindi che la correzione del mercato azionario in settimana sia stata principalmente causata dallo “strappo” al rialzo del prezzo del petrolio.

MERCATO AZIONARIO

Il mercato azionario ha avuto un inizio di settimana relativamente stabile nei primi giorni, per poi subire una forte correzione giovedì 4 aprile a causa del rialzo del prezzo del petrolio, come poc’anzi detto, a causa delle tensioni in Medio Oriente e delle preoccupazioni per un’escalation della guerra tra Israele e Iran. L’ S&P 500 ha chiuso a 5.147 punti, mentre il Nasdaq ha registrato una correzione a 17.878 punti, scendendo al di sotto della soglia psicologica dei 18.000 punti con una correzione giornaliera del 1,55%. Anche l’Europa ha chiuso in negativo, seguendo il trend americano, sebbene in misura minore (-1,18%). Il nostro indice ha chiuso invariato ma ha registrato una forte correzione nel giornata del 5 aprile, mostrando un certo nervosismo degli operatori. A dire la verità all’inizio della settimana, sembrava che le cose stessero prendendo una direzione diversa, con indicatori macroeconomici positivi, indicatori di una crescita ancora più robusta, con l’indice S&P Global  tornato al di sopra dei 50 punti, segnando la divisione tra espansione e contrazione. Aspettiamo quindi di vedere se gli indici rimbalzeranno oggi anche perché, la recente correzione di mercato non ha cambiato il quadro tecnico di riferimento.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Per il mercato obbligazionario le rassicurazioni sono arrivate dal presidente della Federal Reserve, che ha confermato la previsione di almeno tre tagli dei tassi quest’anno. Anche gli ultimi dati sull’inflazione americana, superiori alle aspettative, non sembrano quindi aver cambiato il quadro generale, suggerendo che al momento vengono considerati come un semplice aumento che non mina il trend di un’inflazione stabile al 2%. In definitiva, Powell sembra ancora incline a tagliare i tassi a partire da giugno, anche se c’è chi propende per una politica monetaria più restrittiva. In settimana a riguardo qualche leggera conferma di questo è arrivata dalle dichiarazioni di Neel Kashkari sulla possibilità che non ci siano tagli quest’anno, ma anche queste parole non hanno avuto effetto sui rendimenti dei Treasury a 10 anni, che hanno continuato a scendere ulteriormente. L’andamento del rendimento del Treasury a 10 anni, ha pesato di più le parole del presidente della Fed, con un inizio di settimana negativo con un rendimento del 4,37% mercoledì, per poi chiudere sotto. Sul fronte europeo, il Bund a 10 anni si è riportato sotto i massimi di breve a 2,40%, ma è stato respinto e si è stabilizzato sotto il 2,38%, mentre il Btp ha registrato una diminuzione sotto il 3,50%, arrivando al 3,44% oggi.

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

L’oro ha superato i 2.277 dollari l’oncia, raggiungendo un altro record, anche se abbiamo ha subito due forze in settimana di direzione opposta, la prima negativa con l’attenuazione della speranze di tagli dei tassi, la seconda positiva con le preoccupazioni sul fronte mediorientale, essendo bene rifugio per eccellenza. Il petrolio invece è stato il vero “market mover” ha attirato l’attenzione dei mercati, posizionandosi intorno ai 90 dollari al barile per varie cause; le tensioni in Medio Oriente, il rafforzamento del quadro macroeconomico e dell’aumento della domanda, con la Cina in prima linea, e infinie i dati manifatturieri con segni di ripresa economica. Anche il cartello dell’OPEC+ ha contribuito a mantenere alti i prezzi.

MERCATO DELLE VALUTE

Anche sul mercato delle valute, il dollar index si è comportato coerentemente con gli altri mercati, registrando un inizio di settimana in rialzo grazie alle previsioni di una politica monetaria meno accomodante, per poi ritracciare sotto i 104,65 punti in seguito alle parole di Powell riguardo ai tagli dei tassi confermati per il 2024. Per quanto riguarda il Bitcoin, dopo l’approvazione della SEC, sembra che le speranze sempre più scarse di tagli dei tassi abbiano frenato gli investitori, portando a una consolidamento intorno ai 67.850 punti.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it




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