PORDENONE – «Anche se la categoria è allo stremo e molti locali del Friuli occidentale rischiano di non riaprire i battenti, la legalità resta un principio della nostra azione collettiva che non dobbiamo mai mettere in discussione». Così i presidenti dell’Ascom-Fipe provinciale che guidano il settore dei bar e ristoranti, rispettivamente Fabio Cadamuro e Pier Dal Mas, rispondono alle proteste messe in atto in queste ore da alcun i gruppi di ristoranti di tutta Italia con il lancio dell’iniziativa “Io apro” in Friuli Vg, una protesta anti-Dpcm in dissenso con il Governo.
Le continue aperture e chiusure «non aiutano certamente le nostre attività, che ancora non sono in grado di programmare il lavoro, mentre pesano le troppe incertezze su cosa accadrà nei prossimi mesi soprattutto sul piano sanitario – spiegano ancora i due rappresentanti della Fipe locale -. Anche se siamo una categoria bistrattata con i ristori arrivati appena al 10 per cento della tranche di primavera, non possiamo violare le regole anti-Covid. Dobbiamo proteggere i nostri associati per non esporli a rischi sanzioni non soltanto pecuniarie, ma anche penali nel caso di aperture forzate. Per chi non rispetta la legge i provvedimenti di controllo che verranno adottati saranno pesanti. La reputazione del settore va salvaguardata, così come le tante professionalità e i lavoratori di questo comparto».
Un no categorico, quindi, a questa iniziativa di disobbedienza che trova anche nella nostra provincia baristi e ristoratori scettici. Per la Fipe, oltre a un’adeguata programmazione, è necessario attivare un modo diverso di fare interlocuzione sindacale, portando sui tavoli sindacali e istituzionali le varie necessità e la forza delle ragioni di una categoria rilevante per il tessuto socio-economico del Paese.