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sabato , 24 Maggio 2025

Investitori più fiduciosi nell’eurozona, ma la ripresa resta fragile tra dazi e incertezze globali

Settimana focalizzata sulla riunione della Federal Reserve che, come da aspettative, non ha toccato i tassi di interesse, rimanendo nella propria posizione di stand-by ma dando, al contempo, il proprio punto di vista sulla situazione generale dell’economia. E questo dopo il report sul mercato del lavoro di recente rilasciato e che non ha smosso in realtà (per il momento) il quadro generale.

• Alcuni degli elementi da segnalare sono di continuità, soprattutto sul lato dell’equilibrismo che la Fed si aspetta di dover sperimentare tra timori per il rallentamento dell’economia e altri effetti collaterali delle politiche trumpiane, principalmente lato inflazione. Le due variabili possono camminare insieme o meno, di qui il puzzle che Powell ha di fronte e che, probabilmente, suggerisce di non toccare nulla col rischio di anticipare una mossa sbagliata ma anche di effetto diretto sui mercati.
• Gli effetti inflattivi dei dazi (dove però il fluire delle trattative è altamente variabile) devono ancora essere riscontrati, così come il loro effetto diretto sull’economia. I mercati azionari si sono ‘portati avanti’ col lavoro ad inizio aprile ma anch’essi, ora, con più razionalità propria (e di Trump) sembrano maggiormente stabilizzati. Nonostante questo, Powell non vuole apparire come totalmente inerme, ma mette in guardia, anche con un certo grado di preoccupazione, per i trimestri a venire. Una dose di pessimismo probabilmente voluta, pur concedendo che l’economia appare ancora come solida. In un certo senso ha prevalso, per la Fed, sottolineare che rischio in questo momento significa soprattutto incertezza sui possibili sviluppi.
• Non ci sono invece stati commenti sugli atteggiamenti di Trump, anche irrispettosi per alcuni, verso lo stesso Powell, il quale cerca di mantenere un profilo neutro verso l’inquilino della Casa Bianca. La Fed fa il suo lavoro sulla parte breve della curva, avendo comunque un discreto tesoretto da giocarsi in caso di evenienza. Più direttamente collegata invece alle dinamiche governative la parte medio lunga della curva, dove il decennale è tornato a risalire un po’, per ora sotto le soglie di sicurezza (4,50% l’argine di inizio aprile). Al momento, comunque le probabilità di interventi Fed si sono smussati, certamente non giugno, forse luglio ma forse anche più avanti a seconda dei tanti tavoli aperti sul fronte macroeconomico.
• Poco mossi i rendimenti sull’obbligazionario dell’area Euro, in assenza di particolari news lato BCE, che a maggio non si riunirà. Ma il nuovo ribasso del costo del denaro per giugno è dato praticamente per scontato (si andrebbe ad un rotondo 2%), per poi bissare nella seconda parte dell’anno.
• L’indice Global Aggregate (che racchiude governativi e corporate Investment Grade) scende lievemente, per effetto di una zona Euro stabile e di un’area Dollaro invece che ha visto salire il free risk. Buona ancora la tenuta e risalita del segmento High Yield, che vede ancora riassorbimento dei premi per il rischio.

Sul fronte macroeconomico, a maggio il morale degli investitori nella zona euro è migliorato sensibilmente dopo il crollo di aprile, secondo il sondaggio Sentix. L’indice è salito a -8,1 da -19,5, superando le aspettative di -12,5, segnalando un calo dei timori di recessione. Le aspettative sono tornate in territorio positivo a 3,8 punti, mentre la valutazione della situazione attuale è migliorata a -19,3, il livello più alto da agosto 2024. Gli investitori sembrano apprezzare la risposta equilibrata della Commissione Europea ai dazi imposti dal presidente USA Donald Trump. In Germania, le aspettative sono salite a 5,5 grazie a una reazione misurata della politica. Negli Stati Uniti, l’attività del settore servizi è cresciuta oltre le previsioni ad aprile, con l’indice ISM salito a 51,6. Tuttavia, i dazi stanno facendo aumentare i prezzi, con l’indice dei costi per le imprese a 65,1. Anche i tagli al budget federale pesano sul business. In Cina e Francia i servizi deludono, mentre Italia e Spagna mostrano una crescita più sostenuta. L’eurozona resta in crescita, ma la ripresa è ancora fragile (PMI composito a 50,4).

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario autonomo, www.pazzagliapartners.it

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