La guerra mette ko le Borse europee: Wall Street resiste, aumento record per le materie prime

MERCATO AZIONARIO

 

  • La situazione resta molto difficile sui mercati finanziari, con le borse condizionate inevitabilmente dall’escalation militare nel conflitto tra Russia e Ucraina. Uno scenario, quello attuale, che un mese fa cominciava a mettere i semi della futura invasione: il 3 febbraio Russia e Bielorussia compivano infatti ampie e anomale esercitazioni militari, ammassando truppe sui confini nazionali. Se il Pentagono avvertiva che ‘’con un pretesto l’Ucraina sarà invasa’’, a Kiev e in Europa si pensava di poter ancora evitare il conflitto, in realtà già deciso da Mosca con tanto di piani di strategia militare. Una guerra che vede un’offensiva mirata a far crollare il governo Zelensky e instaurare un governo ‘amico’ che termini, di fatto, l’avvicinamento alla Nato e resti nell’alveo dell’influenza politica russa. La guerra di Putin sta avendo conseguenze materiali che non si limitano ovviamente alla sfera militare ma investono l’economia, la finanza internazionale, fino alla situazione di drammaticità legata alle vittime civili e agli sfollati. La reazione del mondo occidentale è stata significativa e spazia dalle sanzioni, all’esclusione della Russia dai sistemi finanziari, fino all’abbandono del mercato russo ormai di tante aziende europee ed americane. Difficile fare previsioni sulle dinamiche belliche: la diplomazia appare al momento incapace di aprire spiragli senza che una delle parti rinunci realmente a qualcosa.
  • In questa cornice di mercato ampiamente condizionata dalla geopolitica, le borse hanno chiaramente subito il contraccolpo, se pur con differenziali di rendimento piuttosto diversi tra loro. Il precipitare degli eventi ha improvvisamente avvicinato l’Europa alle problematiche più serie legate al conflitto: non solo militari ma anche economiche, vista la diretta dipendenza del Vecchio Continente alle fonti energetiche russe e viste le relazioni economiche di molte aziende europee. I passivi settimanali per le borse europee sono pesantissimi e si sono accentuati nella giornata di venerdì dopo le notizie del bombardamento russo verso una centrale nucleare in Ucraina. Il FTSE Mib lascia sul terreno l’12,8%, il Dax oltre il 10,1%, solo i listini più difensivi (come quello inglese e svizzero) hanno ‘limitato’ i danni. Ora l’Europa si trova con perdite da inizio anno a doppia cifra, invertendo nettamente il confronto con Wall Street. La perdita di area 4.000 da parte dell’Eurostoxx 50 ha avviato la fase correttiva, mettendo la parola fine all’uptrend del 2021. Il FTSE Mib, perdendo area 25.000, ha seguito la stessa trama.
  • Wall Street ha mostrato decisamente più resistenza anche se il passivo settimanale è negativo (S&P 500 -1,2%, Nasdaq -2,5%). L’S&P 500, dopo aver tentato più volte di superare area 4.400, è tornato vicino al supporto chiave a 4.300 punti, vero crocevia per le prossime settimane. Un abbattimento al ribasso, dopo diversi salvataggi ‘in extremis’, sarebbe foriero di approfondimenti verso il basso, ampliando quindi il drawdown dai massimi attualmente pari ad un -10%. Il Vix si mantiene sopra quota 30, segnalando ancora ampio nervosismo da parte degli operatori.
  • Chiaro il messaggio che arriva dai settori: ancora su il prezzo del comparto energy, sospinto dalle quotazioni record del greggio WTI. Limitano i danni solo i difensivi (Health Care, Utilities) mentre Financials e Ciclici sono quelli che più hanno subito i contraccolpi delle conseguenze del conflitto bellico. Ovvie paure, quindi, di un forte rallentamento economico della crescita globale, per via del possibile effetto domino sui mercati internazionali. Tra i temi, si salvano solo Auriferi, Agribusiness e Clean energy.

 

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

 

  • Settimana da record per l’asset class delle commodities: rialzi record per gran parte delle asset class, in particolare quelle direttamente collegate al conflitto Russia-Ucraina. Beni agricoli e beni industriali chiudono l’ottava con progressi del 10%-15% (tra cui spicca il +41% del grano), tutti sospinti dalle attese di scarsità per i prossimi mesi. Forti anche i porti sicuri dei metalli preziosi, con l’oro ben sopra i 1.900 Dollari l’oncia (+4,3%). Fortissimi anche gli energetici, WTI a 116 $ con un progresso record del +26%.

 

MERCATO DELLE OBBLIGAZIONI

 

  • Per quanto riguarda l’asset class obbligazionaria, la settimana ha evidenziato l’utilità di segmenti come il governativo per contrastare la crescente volatilità di mercato. Segni più infatti sia per i titoli di stato Euro che per quelli emessi dal Tesoro americano, con tono particolare per le scadenze più lunghe. I guadagni settimanali non sono stati ancora tali da portare in positivo il rendimento da inizio anno, ma l’inversione di rotta, almeno nel breve termine, è comunque evidente. L’obbligazionario, in particolare quello governativo, ha rappresentato nella settimana il classico ‘safe heaven’ in periodi di grande tensione, assolvendo finalmente alla sua funzione di compensazione del rischio di mercato. Una funzione che, a dire il vero, era venuto un po’ meno nell’ottava precedente, con i tassi di interesse ancora inseriti in un tendenziale rialzista. L’impatto del conflitto bellico ed il peggioramento del quadro generale di mercato hanno però riportato verso l’alto le quotazioni dei governativi, anche di quelli meno nobili come il governativo italiano. Il decennale americano ha perso 23 bps, BTP e Bund 30, in una settimana ancora di forte volatilità.
  • Partendo però ad esaminare il quadro generale dell’obbligazionario, risulta importante annotare quanto detto dal Presidente della Fed Jerome Powell, nell’attesa testimonianza di fronte al Congresso USA. Al Senato americano, Powell ha commentato in primis il legame tra l’inflazione galoppante e l’invasione russa dell’Ucraina: l’evento bellico genererà un ulteriore pressione al rialzo sui prezzi per i prossimi mesi, di fatto smentendo le tesi precedenti che parlavano di uno sgonfiamento della tendenza. Una posizione, quest’ultima, che di fatto pone la Fed in nettissimo ritardo rispetto a quello che si sarebbe dovuto fare, non tanto per la previsione di un conflitto bellico nell’Est Europa ma per le già persistenti tensioni legate alle catene di approvvigionamento globale, con la penuria di materie prime e semilavorati.
  • Powell ritiene che un aumento dei tassi dello 0,25% nel prossimo meeting della Fed di marzo (15-16) sia appropriato, tenendo conto di tutto lo scenario (complesso) che il FOMC si trova davanti: inflazione alta, crescita in pericolo e sullo sfondo gli effetti imprevedibili della guerra. E’ questo quadro complessivo a far scartare quello che i mercati temevano, ossia una Fed subito aggressiva a marzo con un taglio di 50 bps. Ed è per tutto l’anno che i mercati ora si attendono una minore intensità nel contrastare l’inflazione. Le preoccupazioni dei mercati sulla condizione economica si traduce anche in un curva dei rendimenti ormai quasi piatta, con il differenziale 10Y-2Y su minimi di periodo. Un appiattimento che preannuncia un rallentamento economico: la Fed avrà il difficile compito di maneggiare con cura i tassi in un contesto di estrema incertezza. Powell sul tema inflazione è stato comunque fermo: gli eccessi inflattivi andranno contrastati perché deleteri per la crescita nel medio termine.
  • Tra le altre asset class obbligazionarie si notano gli effetti negativi soprattutto sul segmento High Yield: la caduta di molti assets russi, le difficoltà delle banche europee hanno ripercussioni inevitabili sui prezzi, con un allargamento degli spread di credito. Molto debole anche il debito emergente, con discese legate al quasi default del debito russo. Il corporate investment grade invece è risultato più resistente, limitando i danni. Forte apprezzamento, infine, per gli asset legati all’inflazione: sia per quelli legati alle aspettative, sia per i titoli di stato indicizzati.MERCATO DELLE VALUTE E CRYPTOS

    Anche in ambito valutario si è assistito alla medesima rincorsa agli asset più sicuri e, tra questi, primeggia il Dollaro USA. Verso Euro la valuta americana si rivalutata con forza, con il cambio che si è attestato in area 1,09, rompendo quindi i recenti minimi di periodo. Ancora in caduta il Rublo russo. Bitcoin in leggera salita e resistente vista la fase risk-off di mercato.

     

    Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente Finanziario Indipendente, iscritto all’Albo delibera. 1081 del 18/04/2019. Info mail [email protected]

 




Condividi