PORDENONE – “Il movente non sta in piedi, il fatto dell’aggressione che avrebbe subito Ruotolo da parte di Ragone è circostanza che emerge da dichiarazioni quasi simmetriche di due commilitoni che erano coindagati, dichiarazioni che giungono tardive ed assolutamente ad arte per fare inanellare l’ultimo cerchio all’interno di una catena che poteva giustificare l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare”.
Lo ha dichiarato, intervenendo in diretta su Radionorba, l’avvocato Roberto Rigoni Stern, difensore di Giosuè Ruotolo. Rigoni Stern contesta il movente e la circostanza secondo cui Ruotolo attraverso un falso profilo Facebook avrebbe insidiato la fidanzata di Ragone scatenando la sua reazione con una aggressione e con la minaccia di denunciarlo, compromettendo la possibilità di Ruotolo di entrare nella Guardia di Finanza.
“Non c’è la possibilità – ha dichiarato il legale a Radionorba – di provare che Trifone ebbe modo di aggredire Ruotolo per questi dialoghi che si sarebbero manifestati sotto un finto profilo Facebook; intanto parliamo di nove messaggi inviati in una decina di giorni nel luglio del 2014 mentre l’omicidio è del marzo 2015. Siamo di fronte a un lasso temporale che non giustifica un gesto così forte, il movente è molto labile”.
Sul falso profilo Facebook, il difensore spiega: “Nell’ambito delle dinamiche del rapporto di coppia tra Ruotolo e la fidanzata si era creato questo profilo Facebook, però sui contenuti di questo profilo non abbiamo contezza, nel senso che gli atti sono ancora a disposizione della Procura e non dei difensori. Faremo un ricorso al tribunale della libertà per poterne acquisire copia. È difficile in questo momento comprendere il tenore di questi dialoghi -prosegue il legale – certamente quello che confutiamo è che alla base di questo omicidio ci sia un alterco tra Trifone e Ruotolo. Questo perché, lo dimostreremo e lo dimostreranno i fatti, i due commilitoni si scrivevano messaggi sino a qualche mese prima dell’omicidio, nè vi sono agli atti lesioni o referti medici, addirittura si parla di un polso fasciato. Sono informazioni che vengono rese tardivamente da due commilitoni che, ricordo, erano coindagati per omicidio volontario anche loro e che da un momento all’altro vengono ritenuti credibili dalla Procura e ovviamente dal Gip che non ha fatto altro che ricalcare la richiesta di custodia cautelare che giunge tardivamente senza alcuna mutazione o sviluppo dell’indagine rispetto a settembre, quando Ruotolo è stato iscritto nel registro degli indagati”.
“Per quanto riguarda la presenza di Ruotolo sulla scena del delitto – continua Rigoni Stern – ricordo che sulla stessa scena vi erano altre otto persone. Non è che si possa pensare che uno abbia commesso un fatto di questo tipo solo perché si stava recando in palestra, quando vi erano altre otto persone che, mentre Trifone usciva dalla palestra con la fidanzata, erano presenti sul luogo del delitto. Noi dovremo dimostrare che Ruotolo era presente sul luogo del delitto poco prima del suo verificarsi”.