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venerdì , 22 Novembre 2024

Operatori del benessere: un green pass che non aiuta lo sport

PORDENONE – Anche per le palestre scatta la certificazione verde e gli operatori del benessere che fanno capo all’Ascom-Confcommercio si dicono pronti a far rispettare la normativa e le procedure per evitare ogni possibile contagio all’interno delle singole strutture. Del resto l’attività del gruppo ha, principalmente, lo scopo di promuovere l’educazione alla prevenzione attraverso il movimento e corretti stili di vita.

Sulla questione green pass obbligatorio il presidente di categoria, Reno Sellan, da poco riconfermato per altri cinque anni alla guida del gruppo, intende, però, fare una precisazione che tocca le tante associazioni che in questi anni hanno tutelato, promosso e sostenuto lo sport ma che sono state fortemente penalizzate dalla pandemia e dalle rigide norme anti-covid.

«Non siamo favorevoli al certificato verde perché le nostre strutture, fin da subito, si sono dotate di protocolli severissimi per garantire tutte le norme di sicurezza, a fronte, poi, di un impegno economico rilevante sostenuto dalle singole aziende.

I centri sportivi, infatti, stanno adottando regole che vanno dall’uso obbligatorio della mascherina, al distanziamento, dalla sanificazione degli attrezzi e degli ambienti, al rilevamento della temperatura all’ingresso, alla registrazione degli utenti presenti all’interno della struttura. Un pacchetto di provvedimenti e norme che ha trasformato le nostre strutture in vere oasi di salute, capaci di tenere lontano contagi e pandemia, oltre a pericolosi assembramenti».

Per Sellan ora imporre il green pass è del tutto inopportuno perché vuol dire, soprattutto, «precludere l’attività sportiva ai giovani e ai bambini che ancora non sono vaccinati. Così facendo si blocca nuovamente un settore già duramente provato da una lunga crisi e che solo da poco era riuscito, in qualche modo, a riprendersi. Per questo continuo a ribadire che lo sport è, praticamente, un vaccino naturale contro ogni forma di virus».

Resta alta, comunque, la preoccupazione del settore operatori del benessere, che raggruppa centri wellness, palestre, piscine e sodalizi sportivi, per possibili ulteriori restrizioni che indebolirebbero l’attività imprenditoriale.

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