Pordenone si mobilita per Nasrin Sotoudeh

PORDENONE – Comune di Pordenone, Commissione Pari Opportunità, associazione Neda Day, associazioni di categoria e le loro rappresentanze femminili (Movimento Donne Confartigianato, Terziario Donna Ascom, Unione Industriali, Confcooperative donne, Movimento Donne Coldiretti, ordine degli avvocati e Fidapa e Soroptimist chiedono libertà per Nasrin Sotoudeh avvocata iraniana – Premio Sacharov nel 2012 – in prima linea per i diritti civili nel suo paese, e in particolare delle donne, e per questo condannata dal Tribunale di Teheran a 33 anni di reclusione e 148 frustate.

Lo fanno con l’affissione di uno striscione con la sua fotografia e l’appello per la sua liberazione sulla facciata del palazzo comunale.
In Italia e in Europa il Comune di Pordenone è la prima amministrazione pubblica a dare avvio a questa forma di mobilitazione civile.

“Vogliamo essere contagiosi – dicono l’assessora alle pari opportunità Guglielmina Cucci e il presidente di Neda Day, Taher Djafarizad – e portare la nostra azione di sensibilizzazione a Bruxelles. E a tutta la cittadinanza chiediamo di firmare la petizione on line lanciata da Amnisty International”.

L’idea dello striscione lanciata dall’associazione Neda Day, che già ha portato al parlamento europeo e a quello italiano le vicende di Sakineh, la donna iraniana condannata alla lapidazione, e delle spose bambine, è stata prontamente accolta dalla Giunta Comunale e dalla Commissione Pari Opportunità e ha trovato il supporto ideale e di sostanza da parte di Movimento Donne Confartigianato, Terziario Donna Ascom, Unione Industriali, Confcooperative donne, Movimento Donne Coldiretti, ordine degli avvocati, Fidapa (già mobilitatasi a livello nazionale) e Soroptimist, che si sono offerti di finanziare lo striscione.

“Quella di Pordenone per l’avvocata Sotoudeh – ha sottolineato l’assessora Cucci – è una mobilitazione coesa, unita e trasversale. Quanto vi presentiamo oggi è frutto di un lavoro di squadra, nel quale ciascuno ha messo la propria parte, in nome di un ideale di giustizia condiviso. Ancora una volta Pordenone si mostra in prima linea e all’avanguardia sui temi delle pari opportunità e della violenza contro le donne”.

Grande la commozione di Taher Djafarizad, originario della stessa città di Sotoudeh, e che da Pordenone si spende senza sosta per migliorare la condizione delle donne iraniane e non solo, affiancato dall’avvocato Malattia. Attualmente Nasrin Sotudeh è rinchiusa nel carcere di massima sicurezza di Evin, uno dei più duri dell’Iran.




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