La scorsa settimana è stata particolarmente intensa per i mercati finanziari, influenzati da una serie di eventi politici ed economici di grande portata. Negli Stati Uniti, le elezioni presidenziali hanno visto la vittoria di Donald Trump, un risultato che ha immediatamente scosso i mercati azionari e valutari, con investitori impegnati a valutare come le sue future politiche economiche e commerciali potessero incidere sull’economia. In Europa, le tensioni politiche in Germania hanno raggiunto un nuovo culmine con il premier Olaf Scholz che ha sollevato dall’incarico il ministro delle Finanze, Christian Lindner, suscitando preoccupazioni per la stabilità del governo e per l’impatto sulle prospettive economiche del paese.
Nel frattempo, l’amministrazione Biden ha dato una nuova accelerata nella politica estera, intensificando l’invio di armi all’Ucraina, un’azione che ha inevitabilmente avuto ripercussioni sui mercati delle materie prime, soprattutto nel settore energetico e nei metalli industriali, sempre più sensibili alle dinamiche geopolitiche. Sul fronte della politica monetaria, la Federal Reserve ha sorpreso i mercati con un taglio dei tassi d’interesse di 25 punti base, decisione che ha influito sui rendimenti obbligazionari e ha riacceso il dibattito sulle prospettive economiche degli Stati Uniti.
Parallelamente, i dati definitivi dei PMI nell’area euro hanno tracciato un quadro preoccupante del settore manifatturiero, con la Germania che si è attestata a un valore critico di 43, seguita da Francia a 44,5 e Italia a 46,9, tutti sotto la soglia di 50, che segnala contrazione. Solo la Spagna ha mantenuto un equilibrio a 50, mentre negli Stati Uniti il PMI è rimasto stabile a questa stessa soglia. Un ultimo dato chiave riguarda il tasso di disoccupazione americano, che si è confermato al 4,1% per il secondo mese consecutivo, indicando una stabilità nel mercato del lavoro nonostante le incertezze economiche.
Mercato Azionario
Il mercato azionario ha vissuto una settimana intensa, con un rimbalzo notevole del 2,5% nel giorno immediatamente successivo alle elezioni americane. L’indice S&P 500 ha superato per la prima volta la soglia dei 6.000 punti, segnando un nuovo massimo storico da inizio anno e riflettendo un’onda di entusiasmo post-elettorale. Anche il settore tecnologico ha mostrato una forte ripresa, con il Nasdaq che ha sovraperformato l’S&P 500. L’effetto Trump ha avuto un impatto particolarmente positivo su alcuni titoli, tra cui Tesla, che ha registrato un aumento impressionante del 29% durante la settimana.
Complessivamente, l’S&P 500 ha chiuso la settimana in rialzo del 4,7%, mentre il Nasdaq ha fatto ancora meglio, con un incremento del 5,4%. Al contrario, i mercati europei hanno arrancato: l’Eurostoxx 50 e l’Eurostoxx 600 hanno chiuso rispettivamente a -1% e -0,8%, mentre l’indice italiano ha segnato un calo del 2,5%. Questa debolezza in Europa riflette le preoccupazioni del Vecchio Continente per una possibile politica protezionistica e antagonista del nuovo presidente americano.
Un altro dato significativo è stato la riduzione della volatilità sui mercati, che è scesa del 31,7%, segnalando una diminuzione del rischio percepito dagli investitori. Tra i settori migliori, spicca l’energetico, che ha beneficiato dello slogan “drill, baby, drill” promosso da Trump, con un’aspettativa di maggiori investimenti nelle energie fossili. La settimana si è rivelata positiva anche per i mercati emergenti, che hanno beneficiato del rinnovato entusiasmo sui mercati globali, mentre l’Europa è rimasta l’unica grande perdente in questo quadro internazionale.
Mercato Obbligazionario
Il mercato obbligazionario statunitense ha registrato una variazione significativa nelle ultime settimane, con il rendimento del decennale USA inizialmente in salita ma chiuso in leggero ribasso, mentre i titoli a breve termine, come i due anni, hanno evidenziato un movimento rialzista. Questo ha contribuito a ridurre lo spread tra il decennale e il biennale, pur rimanendo in territorio positivo. Tale configurazione indica che, sebbene i timori per la crescita nel breve periodo si siano attenuati, la priorità resta quella di mantenere una politica monetaria espansiva per sostenere la crescita economica.
In Europa, si osserva un ampio divario nei rendimenti tra i Treasury americani e i Bund tedeschi. Questo spread è alimentato dalla differenza nelle politiche monetarie: mentre la Federal Reserve ha adottato misure più accomodanti per sostenere l’economia americana, la Banca Centrale Europea mantiene un approccio più prudente, contribuendo così a mantenere i rendimenti dei Bund su livelli più bassi rispetto ai titoli USA.
Il settore delle obbligazioni corporate ha registrato buone performance, in particolare il segmento High Yield, che comprende obbligazioni emesse da società con rating creditizio più basso rispetto a quelle di alta qualità (Investment Grade). Queste obbligazioni offrono rendimenti più elevati per compensare il maggiore rischio di default, risultando interessanti per gli investitori alla ricerca di ritorni più alti in un contesto di tassi bassi.
Anche il mercato obbligazionario dei Paesi emergenti ha mostrato resilienza, nonostante la forza del dollaro, sostenuto da un incremento della domanda di questi titoli che offrono rendimenti più elevati rispetto ai bond dei Paesi sviluppati.
Mercato delle Materie Prime
Il mercato delle materie prime ha mostrato una settimana mista, con l’oro in calo per la seconda settimana consecutiva, segnando un -1,9%. Questo andamento riflette la tendenza degli investitori a favorire asset più rischiosi dopo le elezioni americane, riducendo la domanda per i beni rifugio. Anche l’argento ha seguito la scia dell’oro, subendo un ritracciamento in linea con il trend ribassista dei metalli preziosi.
Il petrolio, invece, ha vissuto una settimana particolarmente volatile. Inizialmente, i prezzi sono aumentati sulla notizia che l’OPEC+ ha deciso di posticipare ancora una volta l’incremento delle quote di produzione, suscitando aspettative di un possibile incremento della domanda. Tuttavia, il petrolio ha chiuso con un incremento limitato dell’1,57%, mantenendosi comunque stazionario intorno ai 70 dollari al barile. Questo andamento riflette un equilibrio tra le pressioni al rialzo legate alle politiche OPEC e un mercato che rimane cauto, considerata l’incertezza economica globale.
Mercato delle Valute e Criptovalute
La scorsa settimana ha visto un rafforzamento del dollaro, con il Dollar Index in rialzo dello 0,29%. L’euro, invece, ha continuato la sua discesa, registrando un calo dell’1% su base settimanale. Questa debolezza riflette le incertezze economiche dell’area euro, alimentando le aspettative di una politica monetaria europea più espansiva per fronteggiare i futuri rischi economici e mitigare le preoccupazioni legate alla politica protezionistica americana, che potrebbe impattare l’economia del Vecchio Continente.
Nel mercato delle criptovalute, il Bitcoin si è mosso in netta controtendenza rispetto all’oro, registrando un balzo settimanale del 17% e raggiungendo un massimo storico, superando per la prima volta la soglia degli 80.000 dollari. Questa impressionante performance, che da inizio anno supera l’80%, indica un crescente interesse verso il Bitcoin come possibile alternativa agli asset tradizionali, spinto da un contesto di incertezza e da una domanda crescente nel mercato delle criptovalute.
Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario autonomo, www.pazzagliapartners.it