Pronto recupero per Wall Street, listini positivi anche dopo inflazione Usa

Analisi Intermarket

Dopo il ‘rientro alla realtà’ di inizio d’anno con i segni meno soprattutto sulle borse, i mercati cominciano a costruire il piano strategico per il 2024, con l’anno che si porta dietro un sentiment, comunque, ancora positivo ma con anche tutte le tematiche legate soprattutto alle dinamiche economiche e di politica monetaria. Le borse, specie quelle americane, hanno reagito al calo di inizio anno, supportate anche dall’appetito del mercato verso i settori legati a semiconduttori e intelligenza artificiale, temi che restano caldi nelle preferenze di investimento. Sul lato obbligazionario, il vero test era rappresentato dal rilascio del dato di inflazione USA, uscito sopra le stime attese e che permette di trarre qualche considerazione. L’inflazione lato consumi scende sì, ma con moderazione, per cui risultano anche più comprensibili le frenate di diversi esponenti della Fed che predicano prudenza. Dall’altra parte però i rendimenti sull’obbligazionario nel breve stanno ancora rimbalzando dai minimi raggiunti a fine 2023, ma più per un fattore tecnico che per rinnovate tensioni su questo fronte. Anche se, come sappiamo, basta una settimana per far girare una tendenza di breve. Le reazioni ai dati di inflazione sono state nel complesso ordinate, anche se, chiaramente, non sono ignorabili per lungo tempo. Alcune dinamiche dei prezzi (specie lato servizi) fanno pensare a valori strutturalmente più alti rispetto al pre-2020, per cui anche gli atteggiamenti delle autorità monetarie si adegueranno. Lato borse invece, ora inizia la stagione delle trimestrali, un buon test per osservare soprattutto se la tendenza positiva degli utili mantiene intatta la sua tonicità e se le attese (positive) per quest’anno sono ben riposte. Da annotare anche l’aumento di tensione in Medio Oriente in zone importanti per il commercio internazionale.

Mercato Azionario

L’indice MSCI World (azionario globale) ha chiuso la settimana con un progresso dell’1,6%, alimentato in grandissima parte dal buon recupero degli indici americani. S&P 500 (+1,9%) e Nasdaq (+3,2%) si mantengono nei pressi dei massimi assoluti. Lo storno della settimana scorsa, di fatto, è stato già riassorbito, segno di una forza ancora presente sul mercato e alimentato dalla tonicità  del segmento semiconduttori, il primo a ripartire dopo la veloce correzione di inizio anno. A dare l’innesco è stata di nuovo Nvidia, che ha comunicato l’uscita di una nuova serie di prodotti che vanno a incontrare la domanda per applicativi di AI. Lo scarico degli indicatori, che si è avuto nella prima settimana di gennaio, rilancia quindi le borse USA, seguite a ruota (anzi, questa volta, superate) dal forte uptrend del Nikkei (+6,6%) che opera una rottura al rialzo significativa e conferma di beneficiare della debolezza dello Yen ma anche delle difficoltà dell’economia cinese, concorrente nell’area. Nel continente asiatico c’è anche l’India (+0,8%) che, per gli stessi motivi ed essendo oggetto di investimenti “dirottati” (rispetto a Pechino, -2%), trova linfa per i propri listini azionari. A livello settoriale, molto bene, quindi i segmenti Growth e della Tecnologia, mentre ripiegano le Utilities (sensibili al discorso tassi) e l’Energy, negativo per volatilità settimanale del prezzo del petrolio. Cyber, semiconduttori, robotica, cloud e uranio i temi più gettonati ad inizio 2024.

Dati Macroeconomici

Settimana macro incentrata sul rilascio dei dati relativi all’inflazione che mostrano una diminuzione dei valori ma anche dei tendenziali che si attestano più tra il 3% e 4% che su livelli vicini al target del 2% della Fed. I mercati preferiscono pensare che con il calo degli affitti e nonostante la resistenza a scendere del settore servizi. Lato produzione invece i prezzi incorporano il calo dei prezzi delle materie prime. Il mercato del lavoro conserva ancora una certa robustezza. E’ iniziato anche il ballo delle trimestrali per il 4Q con le banche USA: utili tonici, evidentemente i tassi alti continuano a dare supporto al business.

Mercato Obbligazionario

Il rilascio dei dati dell’inflazione poteva effettivamente rafforzare le tendenze di breve periodo che hanno visto un rimbalzo dei rendimenti. Tuttavia, l’effetto, a conti fatti, è risultato modesto in termini di incremento. Anzi, il saldo settimanale per il decennale americano è una discesa di 11 bps, con il valore finale appena sotto area 4%. Il titolo a due anni ha visto addirittura una discesa più marcata (-24 bps al 4,14%), con gli operatori ancora piuttosto convinti che la Fed, al di là delle dichiarazioni, sarà nelle condizioni di abbassare il costo del denaro più volte nel 2024. Qualche pressione in più si è vista invece, in maniera controintuitiva, nella zona Euro, dove il decennale tedesco si è riportato sulla soglia del 2,20%, denotando una maggiore spinta nel rimbalzo dai minimi (si era arrivati all’1,90% a fine dicembre). Colpa, forse, delle diverse dichiarazioni in ambito BCE dove si mantiene prudentemente una linea molto attendista e guardinga, forse anche per attendere le mosse della Federal Reserve e poi accodarsi di conseguenza. In area 3,75% il decennale italiano. Se gli indici obbligazionari governativi sono positivi per gli USA e contrastati nella zona Euro, il corporate, grazie alla riduzione degli spread di credito, riparte col piede giusto con buoni incrementi.

Il meeting Fed di gennaio (previsto per il 31) avrà probabilmente più valenza di transito che per reali possibilità di variazione della politica monetaria. Più atteso, invece, sarà il meeting di inizio primavera (marzo), nel quale i mercati intravvedono la forte possibilità di intervento (83%): è una percentuale elevata ma coerente con la view che prevede un taglio quasi ogni 2 mesi, per un totale di 6 totali.

Mercati delle materie Prime

Settimana debole per il paniere di commodities, variato in negativo di un -0,7%. Saldo invariato per l’oro (2.049$) e negativo invece per il petrolio (72,7$, -1,5%), ma con una certa volatilità per entrambi. In particolare, per il greggio, le quotazioni hanno visto prima un netto calo (coincidente con alcune partite vendute a basso costo dall’Arabia Saudita) e poi un recupero parziale, sulla scia degli interventi USA-UK contro i ribelli yemeniti nell’area del canale di Suez.

Mercato delle valute

Poco variato il cross Euro-Dollaro USA, fermo appena sotto area 1,10. Le maggiori novità in ambito valutario sono arrivate per il Bitcoin (-1,2%) dopo l’approvazione, da parte della Fed, dei prospetti di quotazione per i nuovi ETF sul mercato USA. Le quotazioni chiudono però ben sotto i massimi settimanali (43.400) con un ripiegamento sul finale (sell on news?). La notizia ha comunque trascinato al rialzo tutto il mondo cripto (Ethereum +12%).

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it




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