Speciale Mostra Cinema Venezia: “Il tempo che ci vuole”, papà te vojo ben!
In questo film Francesca Comencini indugia volentieri sull’autobiografia trasfigurandola sagacemente e circonfondendola della calda e forte luce di un intenso amore filiale.
Ci parla in maniera realistica ma decisamente stilizzata (e un po’ furbetta) del rapporto intenso, tormentato ed esclusivo tra un papà e una figlia che dapprima è una dolce bambina un po’ impaurita e che crescendo negli anni 70 (di piombo!) diventa un’adolescente problematica realmente tossica e figlia della contestazione e poi, grazie anche al papone adorato adoratone, che la porta a Parigi a disintossicarsi (“Ma quanto ci vorrà?” – “Il tempo che ci vuole”). Alla fine la tipa diventerà un’adulta saggia e risoltissima che perfino fa un suo primo film di un certo successo e vuole farlo vedere al padre ma: “Non lo vedrò”.
Noi l’abbiamo invece visto con gusto al Lido un mesetto fa all’anteprima stampa in una Sala Darsena quasi piena verso il finire di questa 81ª Mostra del Cinema di Venezia non particolarmente brillante e dove il caldo feroce, le code infinite e i prezzi da Dubai Village avevano messo a dura prova la zenitale pace interiore che diuturnamente ci accompagna.
“Il Tempo Che Ci Vuole” presentato fuori concorso (ma perché non in concorso!?) È un filmetto adorabile ben fatto, tutto cuore e mestiere, semplice semplice all’apparenza ma molto levigato e meditato e abbastanza costoso, è stato un rinfrancante bagnetto emozionale che ci ha rinfrescato dalla calura e dalle angherie programmatiche e organizzative di un Lido sempre più disumanizzante. Per giunta ha riscosso anche perfino applausucci in sala piena di giornalisti e addetti ai lavori…
Il papone adorato adoratone non è nientemeno che il grandissimo regista Luigi Comencini maestro indiscusso del cinema e della tv italiana dallo stile e dalla cifra umana e artistica intensa e vitale, grande anima “bianca” della commedia all’italiana e dei più bei sceneggiati Rai (oggi li chiameremmo serie tv..) degli anni 70/80 (Pinocchio, Cuore..), forse il più nazional-popolare di tutti nel senso più amabile e genuino e di affetto e rispetto per il pubblico.
Comencini Luigi è mimeticamente e magistralmente interpretato da un credibile Fabrizio Gifuni sempre più tremolante e invecchiante è davvero assai vivido e ci affezioniamo tanto tanto a lui, alla sua parabola di giovane papà fino alla vecchiaia, fino alla fine della sua vita, sempre (anche) sul set, sempre concretizzando il suo sconfinato amore per il cinema paragonabile forse solo allo sconfinato amore di Francesca per il suo papone adoratissimo. Tutte le ricche sequenze di cinema, dei set dove Luigi lavorava, dove parla e si parla del suo lavoro, sono effettivamente intrise di realismo e sono davvero assai istruttive anche per entrare nella “cucina” del mestiere.
“Prima la vita, poi il cinema” diceva sempre papà Luigi. Ed è proprio così che ti senti a guardare ‘sto film: Francesca (mai nominata per nome nel film) interpretata da adolescente e poi da adulta da una super intensa e credibilmente stropicciata (come il suo personaggio di tormentata tossichella richiede) da Romana Maggiora Vergano, un’ attrice giovane e talentuosa e Dio solo sa di quanto c’è tanto bisogno in Italia! Lei, cioè Francesca, che sul set ci è cresciuta, sotto l’occhio vigile del papà, a un certo punto eccola lì bambina che si spaventa sul set della fantasmagorica e memorabile scena di Mangiafuoco di Pinocchio e si chiede “Ma sarà tutto vero o è solo un grande gioco?”
Non tutti sanno che Luigi Comencini è stato tra i fondatori della Cineteca di Milano, salvando dall’oblio centinaia di film muti e nell’incellofanato e favoleggiante pre-finale parigino, letteralmente si vola quasi a cavallo MioMiniPony (R) sull’arcobaleno, in mezzo a frammenti di capolavori della SIlent Era! Caspiterona che combo: tesoroni del cinema da una parte e una tesoruccia con papà suo dall’altra!
E allora, da fiero abitante della ridente cittadina della Destra Tagliamento che per una decina di giorni diventa a suo modo capitale mondiale del Cinema, non posso che ricordarmi che sono cresciuto giustappunto a pane e cinema (muto) grazie alle fichissime LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO – Pordenone Silent Film Festival, evento unico nel suo genere davvero da non perdere dall’5 al 12 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone!
Grazie Francesca C. che ce lo hai ricordato col tuo amorevole film e grazie al tuo papone Luigi C. adorato!
Pasqualino Suppa