Fides, cominciare a parlare di fusione con Pordenone

CORDENONS – La lista civica Fides svela in anticipo i punti cardine del suo programma che sottoporrà agli eventuali alleati nelle prossime elezioni comunali.

Tra i punti qualificanti del programma risalta la proposta di porre le basi per una fusione del Comune di Cordenons con il Comune capoluogo confinante. Una proposta forte, innovativa che nessuna delle altre forze politiche in campo dell’attuale maggioranza ed opposizione ha “osato” avanzare.

Gli altri temi del programma (tutela della famiglia, lotta alla burocrazia, rilancio economico della città, controllo dell’immigrazione, stimolo e supporto all’attività di tutte le associazioni locali, soprattutto per quelle in grado di proporre progetti innovativi.

Questi e altri temi saranno al centro di un dibattito pubblico che avrà luogo, giovedì 19 novembre alle ore 21, al Bar da Herman a S. Giacomo alla presenza di Alessandro Ciriani, già presidente della Provincia di Pordenone e candidato alle prossime elezioni del capoluogo.

Spiega il leader Silvio Antonini: “Siamo consapevoli della novità rappresentata dal tema della fusione che a molti potrà apparire frutto di un’estemporanea “boutade” elettorale o quanto meno una scelta azzardata e prematura, ma l’attuale momento storico ci impone di fare un’attenta riflessione e di riscoprire la dote della lungimiranza che, per un politico o chi aspira ad essere tale, è una qualità essenziale”.

“La grave crisi economico-finanziaria in atto (da anni ormai le Amministrazioni comunali vivono in costante condizione di spending review) ci vieta di prendere in giro i cittadini. Soldi non ce ne sono più e bisogna assolutamente ottimizzare le risorse umane, finanziarie e amministrative per ottenere quei benefici economici che possano tornare di vantaggio ai cittadini e alle loro famiglie”.

“Noi vogliamo superare le Unioni Territoriali concepite dalla legge regionale n. 26/2014 che si sta rivelando un “pasticcio”.

“Questo non significa – evidenzia Antonini – svendere il nostro Comune al Comune più grande, ma vuol dire valorizzare le competenze di ognuno, in un’ottica dove il territorio, le persone, i servizi, si avvantaggerebbero di una maggiore lungimiranza data dalla condivisione delle esperienze e delle conoscenze. Fermo restando l’identità culturale, anche linguistica, dei due Comuni che nessuno metterà mai in discussione, è del tutto evidente che la fusione significa automaticamente economie di scala, maggiore efficienza nei servizi”.

“E questo potrà liberare inaspettate risorse economiche da dedicare a progetti che prima parevano difficilmente raggiungibili, o forse persino superflui in un’economia soffocata dalla stretta necessità (ad esempio, ponte sul guado del Meduna, sbocco sulla SS.13, rilancio della zona industriale), cose altrimenti impensabili se il Comune dovesse arretrarsi in una situazione di isolamento volontario o se dovesse “unirsi” a Pordenone semplicemente per gestire tributi e il personale. La fusione permetterebbe ai due Comuni di avere più peso in Regione, restituendo la democrazia diretta ai cittadini e garantendo, come per legge, un’entrata finanziaria di 500.000 euro all’anno. Vale la pena di pensarci seriamente”.




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