PORDENONE – Nella serata di lunedì 18 novembre, personale della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Pordenone ha notificato il provvedimento di Divieto di Accesso ai luoghi ove si svolgono Manifestazioni Sportive” (cosiddetto “D.A.SPO.”), disposto dal Questore della Provincia di Pordenone dott. Marco Odorisio nei confronti del 42enne allenatore di una squadra di calcio militante nel campionato di calcio F.I.G.C “Categoria Esordienti”.
Il provvedimento disposto dal Questore si è reso necessario, allorquando lunedì 11 novembre si apprendeva da un articolo di giornale, come nel corso di una partita del Campionato Esordienti, svoltasi sabato 9 novembre, si fossero verificati gravi episodi che avevano fatto indignare e sdegnare gli stessi genitori dei giovanissimi atleti.
Veniva, quindi, attivata la Digos che ricostruiva nel dettaglio la giornata calcistica in argomento, riscontrando come il 42enne allenatore della provincia di Pordenone, durante la partita reiterava numerose condotte verbalmente e materialmente violente indirizzate, sia verso i giovanissimi calciatori in campo che a quelli in panchina.
Quindi, nel culmine di un’azione di gioco, rivolgendosi ai propri calciatori seduti in panchina esternava una frase con “discriminazione territoriale” nei confronti dell’arbitro.
Tale atteggiamento violento, nei modi e nelle parole, finiva per provocare malumore e indignazione tra gli stessi genitori dei bambini, che esternavano le proprie rimostranze al riguardo.
Accertata, quindi, la ricorrenza dei presupposti normativi previsti dalla Legge 481/89 sulle “Manifestazioni Sportive” il Questore ha disposto il “Divieto di Accesso” per anni uno.
“Il Questore della Provincia di Pordenone Marco Odorisio evidenzia come “le condotte accertate, oltre a essere verbalmente e materialmente violente e caratterizzate da una consapevole impronta di “discriminazione territoriale”, assumono ancora più particolare di rilievo negativo, soprattutto in considerazione del fatto che sono state poste in essere alla presenza e rivolte a bambini di 11 anni. Non è certamente edificante che chi dovrebbe avere il compito di assolvere alle funzioni di educatore insegnando rispetto delle regole attraverso l’attività sportiva si trasformi, invece, in un esempio diseducativo, che non si concilia con le aspettative di giovani adolescenti che identificano nell’allenatore di calcio un modello positivo da imitare.”