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CORDENONS – Cosa significa per noi la musica? A questa domanda vuole rispondere il concerto/spettacolo Necessarie Armonie del Coro polifonico Sant’Antonio Abate diretto da Monica Malachin in anteprima venerdì 15 gennaio all’auditorium Aldo Moro di Cordenons alle 20.30, con ingresso gratuito.
Si tratta di un progetto innovativo per la cura della messa in scena affidata a Francescopaolo Isidoro che ha creato per il coro (nelle sue tre formazioni: completa, coro da camera ed ensemble di solisti e nel suo fluido scomporsi e ricomporsi scendendo anche tra il pubblico) una specifica drammaturgia spaziale e di movimento che va a rompere la tradizionale staticità e frontalità e per lo sviluppo di una drammaturgia concettuale ed emotiva che vuole attraversare la musica nel suo divenire storico e nel suo essere esperienza della mente e dell’anima, attingendo a un repertorio quanto mai vasto ed eterogeneo che va dal canto gregoriano al contemporaneo.
A tutto questo si aggiunge l’unicità dell’esecuzione del brano inedito di Orlando Di Piazza Altissima luce composto e donato al coro poco prima della morte.
Il percorso nasce dai primordi, rappresentati dal battito cardiaco da cui nascono gli elementi ritmici di base: una vibrazione primigenia e primitiva che investe poi la sfera sociale come il lavoro e il movimento (dunque in senso ampio le migrazioni).
La musica accompagna la fatica, ma anche la gioia (come quella amorosa di un duetto di Mozart), si dispiega come un libro di matematica, la possiamo trovare nella geometria e nella fisica, razionale, armonica e perfetta come una fuga o una cantata di Bach.
Nel nostro cervello, ambito delle neuroscienze, vive una doppia natura come musica della pazzia (ben espressa dalla brillante ed espressiva Capricciata di Banchieri) ma anche della cura, donando consolazione (Abendlied di Rheinberger).
Il rapporto con la parola apre a una moltiplicazione di sensi con lo straordinario dialogo tra latino e inglese, antico e moderno di Britten.
Si arriva infine alla modernità quando manca l’ascolto e troppi voci parlano, il sovrapporsi di mille sensi crea caos e smarrimento esemplificato da un esperimento unico: l’esecuzione in contemporanea di 2 brani completamente diversi (Liszt e Koday) a creare una Babele musicale, una schizofonia spaesante.
Ma la musica sopravvive e riesce trovare l’armonia con il bellissimo fonale affidato alle atmosfere sospese e rarefatte di Northen Lights di Gejlo. Solisti Chiara Segato e Matteo Pavan; al pianoforte e all’organo Alberto Gaspardo. Narrazione di Paolo Venti.