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sabato , 23 Novembre 2024

Biden e Bce sostengono le borse : i tecnologici recuperano ma rimane la pressione sui tassi

Ottava di generale recupero per gli indici azionari internazionali, dopo i segni meno registrati nelle scorse settimane. Un recupero che per l’S&P 500 ha significato riassorbire in modo abbastanza rapido il drawdown del 5-6% visto da metà febbraio: è bastata infatti una settimana di positività per riportare le quotazioni sopra area 3.900 e in prossimità dei massimi storici (ritoccati, tra l’altro, di qualche punto).
Una velocità di recupero scaturita sia dal rimbalzo dei tecnologici, sia dal buon andamento di tutta quell’altra parte del listino (genericamente definita come Old Economy) che ha continuato a ben performare come sta facendo ormai da inizio anno. Graficamente impossibile non notare la formazione di un muro supportivo poco sopra area 3.700 che sia a fine gennaio, sia in questo inizio marzo, ha offerto un’ottima sponda per evitare fasi di involuzione ribassista più marcata. Un po’ come avvenuto già tra settembre/ottobre, quando i livelli a 3.200 avevano ‘gestito’ la fase negativa in corso.
Sull’indice Nasdaq 100, dove la componente tecnologica è senza dubbio più importante, la correzione delle ultime settimane ha raggiunto l’11%-12%, arrivando praticamente ad azzerare tutto il cammino rialzista effettuato da inizio dicembre, quando erano stati rotti i precedenti massimi assoluti. Una situazione più delicata, quindi, per l’indice Nasdaq che ha dovuto infatti scendere fino a quota 12.300 per trovare una base di rimbalzo, giunta in questa settimana. I saldi settimanali portano quindi un risultato positivo per l’S&P di circa il 2,5% del Nasdaq del 2%.
Se le componenti tech hanno dovuto quindi pagare un prezzo più alto rispetto ad altre componenti del listini è perché sono più direttamente influenzate dal rialzo dei tassi di interesse: le fiammate del decennale americano infatti in diverse occasioni hanno testato quota 1,60% e solo il momentaneo indietreggiamento infrasettimanale ha dato fiato alle componenti più growth del listino. L’aumento dei tassi nominali e soprattutto dei tassi reali evidenzia il legame intercorrente nell’ultima fase di borsa sia per questioni di ‘pricing’ dei titoli (il valore delle ‘tech’ stocks è legato molto agli utili futuri), sia per la rotazione settoriale che avviene nel portafogli degli investitori.
Una rotazione molto forte se pensiamo che i titoli energy da inizio anno fanno registrare un +30% e quelli finanziari un+14%: percentuali di fronte alle quali i titoli tech impallidiscono con un misero +1%. Il rebound del Nasdaq si è esteso anche ai comparti tematici più innovativi e che recentemente avevano anche amplificato i movimenti al ribasso dei mercati.
Le performance positive di questa settimana sul mercato americano sono state anche aiutate dall’approvazione del primo vero provvedimento dell’era Biden, ossia l’approvazione del maxi piano di aiuti all’economia da 1.900 miliardi, attuato per accelerare la ripresa e colmare ancora i gap esistenti, soprattutto nel mercato del lavoro. Intanto i piani vaccinali mettono gli USA nelle condizioni di poter sperare di aver quantomeno calmierato l’emergenza sanitaria in corso entro l’estate. Per quanto riguarda le altre borse, molto positiva l’Europa mentre gli emergenti, specie in Asia, sono risultati meno tonici. Poche novità dal Vix, sempre nel range tra 20 e 30.

Materie Prime

In ambito materie prime, settimana positiva per i metalli preziosi, in recupero dopo la debacle delle scorse settimane. L’oro rimane sopra i 1.700 Dollari l’oncia, anche se il maggiore upside spetta al platino. Tra le materie prime energetiche: petrolio poco variato, con le quotazioni sempre vicine ai massimi di area 65 Dollari. Contrastati invece i metalli industriali.

Mercato Obbligazionario

In ambito obbligazionario, in questo momento l’andamento dei tassi governativi sulla parte medio lunga della curva resta l’osservato speciale da parte dei mercati.
La risalita dell’yield del titolo di stato a 10 anni USA si è presentato per la terza volta in area 1,60%, con una chiusura anche sopra questo livello. Evidente la pressione al rialzo presenti sui tassi USA con gli obiettivi a quota 2% che sembrerebbero probabili visto il trend in corso. A concorrere vi è certamente quello che il mercato stima possano essere gli effetti del pacchetto di stimoli americano, con ricadute significative in ambito economico, sia per gli USA ma anche a livello globale. Per il FMI, infatti, il piano potrebbe dare una spinta significativa, al PIL USA (+5%/+6%) e questo, simmetricamente, si traduce anche in attese di crescita/inflazione prospetticamente più alte. Si crea, dunque, a tutti gli effetti, una doppia gamba, quella della politica fiscale, che andrà a fare il paio con l’atteggiamento ultra accomodante della Fed, attualmente ferma nella sua politica monetaria di massimo sostegno all’economia. I tassi USA, quindi, mantengono il loro trend positivo, al pari delle aspettative di inflazione: lo US Breakeven 10Y ha toccato infatti un nuovo massimo in area 2,30%, con i tassi reali quindi posizionati in maniera stabile ora a quota -0,68%.
Governativi americani quindi ancora sotto pressione mentre in Europa e nelle altre aree del momento tutto sommato si è avuto un parziale rasserenamento in ambito tassi. Nella zona Euro, infatti, grazie alle notizie rinvenienti dal meeting della BCE, i prezzi dei governativi si sono mossi con il segno più, ad eccezione dei titoli di stato tedeschi, sostanzialmente invariati e con il decennale ancora in area -0,30%. Buoni acquisti invece sul debito periferico, con prezzi in aumento per i titoli di stato di Italia, Spagna, Grecia e Portogallo. Un boost è arrivato dal Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea, riunita in settimana: tassi invariati (depositi a -0,50%) ma acquisti di titoli ad un ritmo che prospetticamente potrebbe crescere nel tempo. Dal prossimo trimestre quindi maggiore impegno della BCE nel programma per l’emergenza pandemica PEPP, al fine di contrastare anche la contrazione del PIL del primo trimestre del 2021.
L’Eurotower ha rivisto al rialzo le proprie stime per l’anno in corso: PIL previsto in rimbalzo del 4% del 2021 e 2022, nella speranza ovviamente che vi siano gli effetti positivi anche del Recovery Plan. In tema di inflazione, le aspettative per la zona Euro sono di un +1,5% nel 2021 e +1,2% nel 2022, salvo upside, però temporanei, verso il 2%. Tra le altre asset class: poco mosso il corporate investment grade (dove si ha sempre il gioco tra movimento dei tassi e degli spread di credito) mentre è stato positivo l’High Yield un po’ in tutte le aree geografiche. In marginale recupero anche i governativi dei paesi emergenti.

Mercato Valutario

Per quanto riguarda le valute, settimana di relativa stabilità per il cross Euro Dollaro con i valori che si sono attestati poco sotto area 1,20. In recupero alcune valute emergenti come Real brasiliano, Pesos messicano e Zar sudafricano. Tra gli altri cross, sostanzialmente stabili invece anche Sterlina e Franco Svizzero. Positivo il Bitcoin che torna sui massimi assoluti dopo la recente correzione (+16%).

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo www.pazzagliapartners.it

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