MERCATO AZIONARIO
In questo inizio di 2021 l’indice S&P 500 ha continuato a disegnare una tendenza rialzista, con massimi che progressivamente hanno oltrepassato anche i 3.900 punti, fin quasi a sfiorare la quota rotonda dei 4.000 punti. Di breve periodo e di moderata entità gli storni: a fine gennaio (questione Gamestop) e a metà febbraio, quest’ultimo più direttamente collegato al repentino aumento dei tassi di interesse sulla parte lunga della curva americana. Storni che non hanno mai varcato quota 3.700/3.730, baluardo tecnico che ha arginato i ribassi nelle fasi di incremento della volatilità.
E nel brevissimo questa tendenza ondulatoria ma inclinata positivamente si è confermata, con il mercato che, per il momento, ha mostrato ancora una certa resilienza e con l’unica necessità di rifiatare periodicamente. Le quotazioni restano, infatti, molto vicine ai massimi per l’S&P 500 e questo nonostante i big della tecnologia lo siano molto di più (Tesla, ad esempio, si trova ancora a -30% dai massimi). La rotazione settoriale ha avuto quindi un ruolo primario nel garantire un flusso ordinato all’interno dell’equity americano: basti pensare che dall’inizio dell’anno l’indice MSCI USA Value (e quindi i titoli della cosiddetta Old Economy) sovraperforma quelle dei titoli Growth di oltre 11 punti percentuali. Tendenze che finanziariamente sono servite a far riemergere tutta quella parte del listino che era rimasta ‘indietro’ a causa delle incertezze economiche legate alla pandemia e che ora può contare su un piano vaccinale che negli Stati Uniti sta procedendo spedito e con ritmo crescente.
Il presidente Biden ha dichiarato infatti che gli USA, entro fine maggio, avranno 600 mln di dosi: una disponibilità che di fatto assicura una vaccinazione quasi totale entro metà anno. Assieme all’American Rescue Plan (il piano da 1.900 miliardi di dollari) sono le due leve che l’America di Joe Biden vuole utilizzare non solo per recuperare dalla crisi pandemica, ma per stare al passo di chi, come la Cina, aveva anticipato i tempi nel superare lo shock di marzo 2020. Una sorta di passaggio di testimone che si è visto anche in Borsa: i mercati cinesi da circa un mese, infatti, sono in una fase correttiva (-13%), a seguito del minor sostegno da parte delle autorità monetarie.
Nell’ottava appena conclusa i mercati sviluppati hanno sostanzialmente ‘consolidato’ e migliorato le proprie posizioni (S&P 500 +1,6%, Nasdaq +0,9%, Dax +0,9%), confermando anche che non vi sono, al momento, driver capaci di alterare il trend generale. Da annotare comunque le difficoltà dei paesi emergenti, interessati o da fattori di instabilità politica (Turchia -8%) o da cui dipendono fortemente, come il petrolio per Brasile e Russia -1,5%. A livello settoriale e tematico ritrovano forza comparti difensivi come Health e Consumer Staples ma anche i tech ‘tradizionali’ . Il Vix conferma l’attuale fase a bassa volatilità e assenza di temi speculativi: l’indicatore si è spinto infatti per la prima volta nell’ultimo anno sotto quota 20.
MATERIE PRIME
Per quanto riguarda le materie prime, ancora debolezza per il petrolio che sta vivendo una fase di assestamento che lo porta a ondeggiare sopra e sotto quota 60 Dollari al barile (-0,7%), più in basso, quindi dei livelli di top visti ad inizio mese. Debolezza nella domanda e tensioni internazionali le motivazioni più opzionate. In generale, a parte poche eccezioni, il paniere delle materie prime è stato oggetto di prese di beneficio, sia per i metalli preziosi (Oro, -0,7%, in area 1.730 Dollari l’oncia) e materie prime industriali in moderata flessione.
In ambito obbligazionario, si è notato una certa sensazione di ‘relief’ dopo le ultime settimane in cui gli investitori guardavano con estrema attenzione all’evoluzione dei tassi di interesse sulla parte lunga della curva americana. Un rasserenamento che ha coinvolto un tutto il comparto dei titoli governativi mondiali dei paesi sviluppati. Nella parte centrale della settimana, infatti, il decennale americano è tornato anche sotto area 1,60% (dopo i top recenti a quota 1,75%), con una chiusura di qualche basis point superiore.
Difficile dire se il movimento verso l’alto dei tassi negli USA sia prossimo ad un top o vi sia ancora ‘benzina’ in corpo. La salita, infatti, è stata repentina e quasi verticale, spingendo anche diversi indicatori in eccesso nel breve. Sta di fatto che i motivi per pensare a tassi più alti in futuro rimangono complessivamente validi, da vedersi, appunto il percorso che caratterizzerà il 2021.
Un elemento di discussione emerso in settimana riguarda comunque le prospettive della politica monetaria americana; se l’economia viene vista, se pur tra mille contraddizioni, in recupero, gli operatori si chiedono quando e come sarà il disimpegno della Federal Reserve per adeguarsi ad un differente status economico. In un’ottica come questa, ogni parola da parte dei responsabili della Fed viene vivisezionata per capire se siamo in una fase di avvicinamento a quel binomio di parole, ‘taper trantrum’, che tanto spaventa gli investitori.
E Powell, effettivamente, qualcosa ha cominciato a mettere qualcosa in cantiere, dicendo che l’avvicinamento agli obiettivi della Fed porterà gradualmente l’importo di acquisti di Treasury e altri strumenti finanziari, in un modo trasparente e moderato. Dall’altro lato, i dati macroeconomici hanno mostrato in settimana un calo dei sussidi di disoccupazione e un dato di crescita di Pil del IV trimestre 2020 migliore delle attese. Elementi che solo in parte si sono tradotti in aumenti dei tassi ma che, invece, hanno un po’ disteso Wall Street e dato una buona mano al Dollaro USA. In maniera similare, in calo per tutta la settimana anche il trentennale USA (close a 2,30%) mentre resistono su livelli elevati le aspettative di inflazione, nonostante il calo del prezzo del petrolio.
In indietreggiamento, nella zona Euro, anche il rendimento del Bund tedesco, poco incline a ribadire le velleità rialziste mostrate nelle ultime settimane. Complessivamente, quindi, il mercato del reddito fisso governativo ha visto acquisti sia lato Europa che US ma anche per altre aree geografiche. Continua, invece, il momento negativo per i bond emergenti, danneggiati anche dalla forza del Dollaro USA. In ambito corporate, lieve recupero per quei segmenti che avevano perso di più (US ed emergenti) mentre l’High Yield ha complessivamente performato bene, mostrandosi resiliente alla volatilità.
MERCATO VALUTARIO E BITCOIN
In ambito forex, dati macro e buoni riscontri sulla lotta al Covid sono due driver che, in questo momento, stanno dando sostegno al Dollaro americano. Il cross EUR-USD si è spinto infatti su nuovi minimi di periodo, anche sotto l’area di sostegno a 1,18. La debolezza è certamente da imputare anche alle difficoltà di implementare una valida politica vaccinale dell’area dell’Eurozona. Importante debacle per la lira turca (-11%), dopo le interferenze governative sulla banca centrale ma anche per il Bitcoin che ha trovato ostacoli tecnici a superare area 60.000 Dollari.
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente finanziario Autonomo, [email protected]