PORDENONE – «Alla luce del fatto che Pordenone e il suo territorio sono zona gialla, tendenzialmente bianca, bisogna riaprire progressivamente, dalle scuole alle attività commerciali, ovviamente con cautela, controlli aumentati e un serio monitoraggio. Mi auguro che il Governo valuti aperture su base territoriale e non solo regionale. Chiudere un territorio di più di 300 mila persone della provincia pordenonese – oltre il doppio degli abitanti della Valle d’Aosta – perché si segue il criterio della media regionale ci sembra francamente assurdo. Significa rinchiudere in modo ingiustificato cittadini che fino ad oggi sono stati rispettosi delle regole e condannare a ulteriori perdite attività economiche che potrebbero riaprire».
Parola del sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, che fonda il suo ragionamento sui dati. «Da diverso tempo i numeri dimostrano che sul territorio pordenonese la pandemia ha allentato la presa. Come sottolineato anche dal governatore Fedriga è tempo di cambiare approccio e passare dai divieti alle regole, dai protocolli di chiusura a quelli di progressiva apertura, senza superficialità, ma anzi, lo ripeto, con tutte le cautele, le prudenze e i controlli necessari».
«Occorre capire – continua – che si può riprendere la vita progressivamente seguendo quelle norme e prescrizioni che i nostri cittadini seguono da un anno. Anche perché pure i costi economici e sociali devono essere messi sul piatto della bilancia, soprattutto per certe categorie, poichè sono ormai insostenibili e non c’è ristoro che possa compensare le perdite delle attività chiuse o riaperte a singhiozzo».
Ma per Ciriani c’è anche un altro aspetto: «La gente non ce la fa più a rispettare le regole delle zone rosse, che rischiano d’essere rosse d’ipocrisia perché, solo per fare qualche esempio, l’estetista o il parrucchiere che non possono aprire andranno nelle case, e questo vale per tante altre categorie».
«Spero che queste proposte di buon senso non scandalizzino i “chiusuristi” a oltranza. Bisogna intensificare le vaccinazioni, non chiudere i territori. Peraltro chi aveva speculato sulla situazione del covid a Pordenone è ora, per fortuna, smentito».