Giornate cinema muto, 10 ottobre con Lloyd e Lubitsch

PORDENONE – Dopo il successo di Girl Shy (US, 1924) alla preapertura delle Giornate a Sacile, Harold Lloyd, il terzo genio della comicità – accanto a Chaplin e Keaton – torna a deliziare il pubblico di Pordenone giovedì 10 ottobre alle 21 al Teatro Verdi. Con 80 cortometraggi, 12 lungometraggi muti e 5 lungometraggi in versione sonora negli anni Trenta, Lloyd s’è guadagnato un posto di primo piano nell’Olimpo dei comici, ottenendo anche, nel 1953 un più che meritato Oscar alla carriera.

Dell’attore era noto anche l’impavido coraggio con cui affrontava le situazioni di scena più pericolose: l’immagine di lui attaccato alla lancetta di un orologio al dodicesimo piano di un palazzo è fra le più celebri e riprodotte di tutta la storia del cinema. Anche in Girl Shy Harold Lloyd dà prova delle sue straordinarie qualità acrobatiche nella frenetica sequenza della corsa, in cui salta da un veicolo all’altro per impedire il matrimonio con un farabutto della fanciulla di cui è innamorato.

Come a Sacile, l’accompagnamento musicale è della Zerorchestra su una partitura di Daan van den Hurk qui anche nella veste di pianista e direttore d’orchestra.

La proiezione del film sarà anticipata da un cortometraggio restaurato da Masha Matzke grazie alla borsa di studio Haghefilm Digitaal – Selznick School 2024 e dalla cerimonia di consegna del premio Russell Merritt a Lucía Ciruelos (Argentina), autrice del saggio giudicato il migliore fra quelli pervenuti dagli allievi del Collegium 2023 chiamati a comporre un testo sulla loro esperienza al festival. Il titolo del saggio vincitore è The Explanation of a Metamorphosis: a Reflection on Two Films That Changed Me During the Giornate del Cinema Muto (Analisi di una metamorfosi: riflessione su due film che mi hanno cambiata durante le Giornate del Cinema Muto).

La maratona cinematografica di giovedì 10 ottobre inizia alle ore 9 con i film di Griffith del Progetto Biograph: da segnalare nel programma odierno la presenza di Florence Lawrence, attrice di origine canadese e prima star del cinema muto.

In amore, quella del triangolo può diventare una situazione pericolosa, come ci dimostra Ernst Lubitsch nel suo Three Women (Tre donne, US 1924), in programma alle ore 10. In questo film una madre prima, e la di lei figlia poi, vengono sedotte dallo stesso uomo, un cinico cacciatore di dote che finirà per piantare entrambe per passare a una nuova conquista. Potrà sembrare strano ma, pur essendo stati più volte in passato proiettati alle Giornate altri capolavori muti di Lubitsch, per Three Women è la prima volta in 43 edizioni del festival. Una omissione forse dovuta al giudizio critico poco favorevole che è giusto riconsiderare, come giustamente fa nella scheda del catalogo Charles Musser, che al regista ha dedicato molti saggi. L’ultimo lavoro di Musser sul regista sarà presentato giovedì 10 ottobre alle 17.30 al Ridotto del Verdi agli incontri con gli autori.

Il ruolo della figlia in Three Women è affidato a May McAvoy, qui alla prima prova con Lubitsch, a cui farà seguito Lady Windermere’s Fan. La McAvoy sarà anche fra gli interpreti di The Jazz Singer, che lo stesso Lubitsch avrebbe voluto dirigere. In Three Women come in altri film, il regista pur trattando temi scabrosi in un’epoca in cui vigevano severi regolamenti di censura, evita sempre di scivolare nel volgare e di mostrare tutti i dettagli della trama, lasciando spazio all’immaginazione dello spettatore. “Ogni buon film è pieno di segreti, era il suo credo. Un film è bello quando è misterioso, con cose non dette.”

Il secondo programma dei documentari svedesi presenta alle 11.45 Med ackja och ren i Inka Läntas vinterland (Con la slitta e le renne nelle terre invernali di Inka Lanta) (SE 1926) di Erik Bergstrom. Scene riprese dal vero e altre ricostruite mostrano la durezza della vita dei pastori di etnia Sami, una popolazione dell’estrema provincia settentrionale della Svezia. Colpisce l’efficacia della descrizione di Bergstrom, che in realtà non era uomo di cinema bensì un ispettore delle scuole per nomadi in Lapponia, e il suo modo rispettoso e non paternalistico di approccio a quella cultura.

Per la retrospettiva dedicata al grande scenografo Ben Carré, alle 14 si vedrà La Mort de Mozart di Étienne Arnaud sugli ultimi giorni del compositore e sulla drammatica vicenda della composizione del suo Requiem. L’altro film, For The Soul of Rafael (US 1920) regia di Harry Garson, è del periodo hollywoodiano di Ben Carré, che reinventa una California coloniale spagnola, terra pastorale di haciendas, missioni e villaggi indiani.

Più a sud della California, nella regione di San Rafael, una cittadina rurale ai piedi delle Ande nella parte meridionale della provincia di Mendoza, è ambientato il film argentino Historia de un gaucho viejo del 1924 diretto e interpretato da José Romeu, in programma alle 15.45. Degno di nota il cortometraggio argentino Salida de obreros del 1902 di Eugenio Cardini, fotografo e uno dei pionieri del cinema argentino di origine italiana. Considerato a lungo perduto, il film è uno dei pochissimi girati col metodo Lumière giunti a noi. Gli operai, sono quelli della fabbrica dei mobili Cardini di proprietà della famiglia dell’operatore. I nipoti di Cardini sono presenti alle Giornate e hanno un progetto per far conoscere e valorizzare l’opera e la figura del loro progenitore.

Il film uzbeko che chiude la giornata di proiezione è Eshon Qizi (La figlia del santo, 1931) di Oleg Frelikh. Come nel suo film La lebbrosa, visto nei giorni scorsi, anche qui il tema è la liberazione della donna dalla schiavitù e dalla superstizione religiosa impersonata nella figura di un ishan (capo spirituale) incestuoso. Bellissime le scene nel complesso monumentale della necropoli Shah-i-Zinda a Samarcanda.

“Dal tutù alla cotta di maglia” è il titolo della conferenza annuale dedicata al tema dei costumi nel cinema muto, concepita dalla costumista e storica Deborah Nadoolman Landis. Giovedì 10 ottobre alle 18 al Teatro Verdi, la docente di cinema all’Università di Rennes 2 Priska Morrissey, partendo dall’esempio del cinema francese, parlerà del rapporto fra la scelta dei costumi e dei tessuti e i tipi di pellicole utilizzate diversamente sensibili al colore.

Per la programmazione online realizzata in collaborazione con MYmovies, dalle 21 si potranno vedere (per 48 ore) Apuros do Genésio (BR 1940) e La virgen de la caridad (Cu 1930), musicati da Daan van den Hurk.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.




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