PORDENONE – Cinquant’anni dopo quella tragica notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, la morte di Pier Paolo Pasolini continua a pesare come un enigma irrisolto nella storia italiana. Poeta, regista, scrittore, intellettuale scomodo e profetico, Pasolini fu trovato senza vita all’Idroscalo di Ostia, in circostanze che ancora oggi alimentano dubbi, ipotesi e teorie contrastanti.
Originario di Casarsa della Delizia, Pasolini rimase sempre legato alla sua terra friulana, che plasmò profondamente la sua poetica. Nei suoi versi e nei suoi film riecheggiano le voci, i paesaggi e le contraddizioni di un Friuli povero ma autentico, da cui partì per raccontare un’Italia in rapido mutamento, spesso denunciandone le ipocrisie e le derive morali.
Il 2 novembre 1975 segnò la fine di una delle figure più lucide e controverse del Novecento. Ufficialmente, a ucciderlo sarebbe stato un giovane di nome Pino Pelosi, ma negli anni successive molte ombre si sono addensate su quella versione. Le inchieste, le testimonianze riemerse e i dossier giornalistici hanno alimentato l’idea che Pasolini possa essere stato vittima di un delitto politico, legato ai suoi scritti scomodi e ai poteri che denunciava con coraggio.
Oggi, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, l’eredità di Pasolini è più viva che mai. In Friuli e in tutta Italia sono numerose le iniziative per ricordarlo: proiezioni, letture, mostre fotografiche e incontri dedicati alla sua opera e al suo pensiero. A Casarsa, il Centro Studi Pasolini continua a custodire e a diffondere la memoria di un artista che non smette di interrogarci, provocare e commuovere.
Il 2 novembre, alle 10, si tiene la cerimonia ufficiale al cimitero di Casarsa, che aprirà le celebrazioni con la presenza di numerose autorità (nelle due giornate sono attesi il vicesindaco di Roma e presidente della Città Metropolitana Pierluigi Sanna, il sindaco di Bologna Matteo Lepore in collegamento) fra le quali il sindaco di Casarsa Claudio Colussi e i primi cittadini del distretto pasoliniano. Accanto a loro, artisti e amici del poeta come Piotta e Davide Toffolo, autori del brano Ecchime dedicato a Pasolini. (Articolo su pordenoneoggi)
Resta il mistero, certo. Ma resta anche la voce di Pasolini, limpida e tagliente, che ancora oggi parla a un Paese in cerca di verità e di identità.
Foto: Ansa.
