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venerdì , 5 Dicembre 2025

Mercati tra rallentamento economico e aspettative di taglio dei tassi: un equilibrio ancora favorevole al rischio

L’inizio di dicembre si apre con un quadro macroeconomico eterogeneo ma complessivamente orientato alla stabilizzazione, mentre gli operatori continuano a scommettere su un ciclo di allentamento monetario nel 2025. Negli Stati Uniti la fiducia dei consumatori migliora nonostante segnali di raffreddamento dell’economia reale: la spesa per consumi rallenta a settembre, il settore dei servizi resta poco variato con ordini in calo e la manifattura si contrae ulteriormente secondo l’ISM. Anche il mercato del lavoro mostra una prima crepa con il calo inatteso degli occupati privati rilevato da ADP. L’inflazione PCE accelera solo marginalmente, confermando uno scenario di rallentamento ordinato più che di stress macro. In Europa la crescita del PIL dell’eurozona nel terzo trimestre viene confermata allo 0,3 per cento, mentre una serie di PMI suggerisce una dicotomia tra manifattura debole e servizi in ripresa. Francia e Germania restano sotto pressione sul fronte manifatturiero, mentre i servizi mostrano segnali migliori e l’Italia spicca per la crescita più forte dell’industria in oltre due anni e servizi ai massimi dal 2023. L’occupazione italiana migliora ulteriormente con il tasso di disoccupazione sceso al 6 per cento e 75.000 nuovi occupati in un solo mese. Istat e Ocse rivedono però al ribasso le stime di crescita del 2025 allo 0,5 per cento, pur confermando un deficit in miglioramento. Sul fronte internazionale la Cina registra il minimo in cinque mesi nel settore dei servizi, mentre il Giappone mostra un’espansione solida nonostante uno yen in indebolimento. Questo mosaico di dati converge verso un’unica risposta dei mercati: se l’economia globale rallenta ma senza deragliare, le banche centrali avranno margine per un orientamento più accomodante.

Sul mercato azionario questa narrativa si riflette in indici ancora tonici. L’MSCI World sale a 4.402 punti con un progresso annuale oltre il 20 per cento, lo S&P 500 avanza del 17,84 per cento da inizio anno e il Nasdaq 100 supera il 22 per cento. In Europa l’Euro Stoxx 50 guadagna il 20 per cento YTD mentre il FTSE Mib conferma la sua forza relativa con un impressionante +33,34 per cento, sostenuto dal buon andamento di banche e ciclici. La lettura complessiva è quella di mercati che hanno già incorporato buona parte dello scenario di soft landing e che ora osservano i dati macro con sensibilità selettiva: debolezza del settore reale e allentamento delle pressioni inflattive vengono percepite come elementi favorevoli perché aumentano la probabilità di tagli dei tassi nel 2025.

Nel comparto obbligazionario si assiste a un allentamento generalizzato dei rendimenti. Il Treasury decennale scende al 4,06 per cento, in flessione di oltre 50 punti base dall’inizio dell’anno, segno evidente del riprezzamento delle aspettative sulla Federal Reserve. Anche il BTP decennale arretra al 3,44 per cento e mostra un bilancio annuale leggermente negativo in termini di rendimento, coerente con una riduzione del premio per il rischio sull’Italia. I Bund tedeschi restano più alti rispetto a inizio anno ma mostrano cali nella seduta, a conferma che il mercato obbligazionario globale si sta progressivamente allineando alla narrativa di un ciclo restrittivo ormai vicino al termine.

Nel mercato valutario dominano le aspettative sui tassi. Il dollaro scende ai minimi delle ultime cinque settimane contro l’euro e altre principali valute, mentre la moneta unica sale fino a 1,1673, con una variazione annuale positiva del 12,74 per cento. L’euro beneficia sia della debolezza del big dollar sia di un contesto europeo che, pur fragile, sta evitando scenari recessivi gravi. La sterlina si mantiene solida e lo yen continua a indebolirsi nonostante le attese di un possibile rialzo dei tassi da parte della Bank of Japan, segnale che i differenziali di rendimento rimangono il driver dominante.

Sul fronte delle commodity lo scenario appare bifronte. L’oro continua a salire, favorito dal dollaro debole e dalle aspettative di un orientamento più morbido della Fed, raggiungendo livelli intorno ai 4.205 punti nell’indice di riferimento e siglando un impressionante +60 per cento da inizio anno. Il petrolio si muove più cautamente, scendendo leggermente nella seduta ma mantenendo la possibilità di chiudere la settimana in rialzo grazie alla prospettiva di maggiore sostegno monetario alla crescita globale. Il rame rompe nuovi record sopra gli 11.350 dollari per tonnellata, sostenuto sia dalla domanda strutturale legata alla transizione energetica sia da condizioni di offerta più tese. Le dinamiche delle materie prime segnalano un mercato che non teme un crollo della domanda globale, ma che si posiziona per una fase economica meno brillante e caratterizzata da politiche monetarie più favorevoli.

L’universo crypto evidenzia una volatilità coerente con lo scenario macro e regolamentare. Bitcoin oscilla tra i 90.000 e i 93.000 dollari, prima scendendo in attesa dei dati PCE e poi rimbalzando grazie all’ottimismo normativo e alle speranze di un taglio dei tassi. Ethereum, dal canto suo, mette a segno un rally del 10 per cento a inizio settimana, segnale che il sentiment verso gli asset digitali rimane positivo nelle fasi di allentamento finanziario percepito.

Nel complesso i mercati globali si muovono in equilibrio tra rallentamento economico e speranza di una svolta monetaria, un contesto che continua a favorire l’appetito per il rischio ma che richiede crescente selettività, soprattutto dopo i forti rialzi da inizio anno.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario autonomo, www.pazzagliapartners.it

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