Due ricercatori di Pordenone, Alessandra e Giuseppe Dall’Agnese, hanno pubblicato uno studio sul prestigioso periodico Nature. Il lavoro dei due fratelli si concentra sulla resistenza dei recettori dell’insulina e potrebbe cambiare la vita di moltissimi malati di diabete.
I due ragazzi sono attualmente impegnati nei loro studi presso il Whitehead institute, un istituto di ricerca di primo piano a livello mondiale, affiliato al Massachusetts Institute of Technology. Il laboratorio che occupano è quello del professor Richard Young, noto nel mondo della ricerca per i suoi studi sull’espressione genica e le importanti collaborazioni con le più grandi personalità nel campo della fisica, della medicina e della chimica.
Come hanno fatto due ragazzi di Pordenone ad arrivare fin là?
L’apripista è stata Alessandra (35 anni) che, dopo il percorso di studi al Liceo classico Leopardi, ha conseguito la laurea in biotecnologie mediche a Udine e successivamente si è spostata a Trieste per la laurea magistrale in genomica funzionale.
Scrive la tesi a Roma, dove lavora sotto la sapiente guida del professor Puri, che la aiuta a trasferirsi negli States. Così Alessandra va prima a La Jolla (in California) e poi al Whithead, nel prestigioso laboratorio dove conduce il suo lavoro di ricerca ancora oggi. Ma la sua prima esperienza negli USA risale a molto prima, per la precisione al tempo dell’exchange year di cui ha approfittato durante il liceo e che ha contribuito in maniera determinante alla sua crescita individuale.
Suo fratello Giuseppe (28 anni) l’ha raggiunta al Whithead in qualità di visiting student. Il suo percorso passa dagli studi al liceo scientifico Vendramini a quelli presso l’Università di Trieste, dove segue le orme della sorella. Ma l’interesse di Giuseppe per le sperimentazioni scientifiche si era manifestato già quando frequentava l’istituto superiore.
Oggi i due lavorano fianco a fianco allo sviluppo di farmaci che aiuteranno i diabetici a mantenere attive le cellule, in modo da tenere l’insulina dinamica al loro interno. Una svolta che potrebbe fare la differenza nella vita di milioni di persone. E sebbene i due fratelli seguano progetti diversi, il loro è un caso straordinario: sono rarissimi infatti i familiari che riescono a lavorare in sinergia nel mondo della ricerca e della scienza.
Alla base del loro successo c’è senza dubbio la grande passione per ciò che fanno, ma anche le esperienze all’estero, che entrambi consigliano a tutti i ragazzi, perché aiutano ad avere una maggiore apertura mentale e guardare il mondo da diverse prospettive.
Opportunità come l’exchange year consentono infatti di potenziare le proprie conoscenze linguistiche e acquisire maggiore sicurezza nell’affrontare le piccole e grandi sfide di ogni giorno. Dalla maggiore autonomia nella gestione del tempo alla scoperta di una cultura diversa: sono moltissimi i benefici di trascorrere all’estero uno o più trimestri. Una scelta che permette di dare un boost al proprio futuro.