Giornata della Memoria, una testimonianza per non dimenticare

FVG – Nella giornata della memoria credo che anche una testimonianza privata come la mia possa in qualche modo avere il suo valore: il gravissimo episodio di antisemitismo che nei giorni scorsi ha visto vittima un dodicenne, colpevole solo di essere di origine ebraica, mi ha fatto capire che oggi più che mai abbiamo il dovere di ricordare e di non lasciar campo libero all’indifferenza.

Sono stata cresciuta da mia madre, ebrea e vittima delle persecuzioni razziali, senza nessun sentimento di odio o di risentimento nei confronti di chi aveva sconvolto la vita dei miei nonni, di mia madre e delle sue sorelle. Quando ero piccola e poi adolescente, mamma mi raccontava sempre che, dopo le leggi razziali del 1938, lei e le sue sorelle non avevano più potuto frequentare la scuola, per lei non poter concludere gli studi che tanto amava fu una ferita sempre aperta.

Tra il 1943 e il 1945 la sua famiglia, sfollata da Gorizia, aveva trovato rifugio in alcuni paesi dell’Appennino emiliano, San Michele dei Mucchietti e Vignola. Mamma si commuoveva sempre al ricordo delle tante persone meravigliose che li avevano aiutati e protetti in quegli anni bui della Storia e si riprometteva sempre di tornare in quei luoghi per ritrovare gli uomini e le donne che avevano messo a rischio la propria vita per salvare degli ebrei.

Purtroppo molti dei suoi cari ebbero una sorte diversa, furono deportati e dall’inferno di Auschwitz non fecero più ritorno, mamma mi raccontava che mentre erano in fuga da Gorizia avevano incontrato i loro cugini Bassani che stavano partendo per la Svizzera e che avevano proposto di unirsi a loro. Mio nonno Walter non volle abbandonare l’Italia e così decise di non unirsi alla famiglia dei suoi cugini che, arrivati al confine, vennero traditi dall’ autista, vennero così deportati e della loro famiglia rimase in vita un unico cugino. Spesso mi è capitato di pensare che cosa sarebbe accaduto se mio nonno non avesse preso quella decisione che salvò la vita alla sua famiglia, sicuramente oggi non sarei qua a raccontare questo tassello di storia.

Non occorre andare lontano per riflettere su quello che è stato, basta andare a Trieste alla Risiera di San Sabba o visitare il monumentale cimitero ebraico della città.

All’ingresso del cimitero, imboccando il primo viale sulla destra, si trova la stele commemorativa dei deportati nei campi di sterminio sulla quale sono incisi centinaia di nomi, tra cui quelli della mia bisnonna materna e di due dei suoi figli.

Camminando per il cimitero, in un silenzio quasi irreale, si possono ammirare le tombe monumentali delle famiglie ebraiche triestine, si leggono nomi importanti di persone che fecero grande la cultura e l’economia della città fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Oggi queste tombe versano in un desolante stato di abbandono perché appartengono a famiglie che la follia umana ha cancellato per sempre dalla faccia della terra.

Per non dimenticare mai!

Franca Benvenuti




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