L’angolo dello psicologo. Marilena Brunetti “l’educazione ai valori è ancora possibile?”

In questo periodo riflettevo su cosa sta accadendo nella società e su cosa sia importante riportare all’ attenzione. Si stanno perdendo valori importanti a cui far riferimento come la famiglia, l’educazione, il rispetto dei ruoli, ecc.

La famiglia, che sia fondata sul matrimonio o che sia di fatto, rimane un punto di riferimento importante per le persone di ogni età e particolarmente per i bambini e per i giovani. La famiglia è il luogo che ti accoglie nei momenti di difficoltà, il luogo dove principalmente si forma l’identità.

Nella mia esperienza professionale ho imparato quanto la famiglia sia centrale nell’educazione. E’ in essa che si crea quella “forma mentis” che favorisce la crescita e l’individuazione della persona e quell’ ordine interiore che permette di comprendere cosa accade veramente nel mondo e come ci si può inserire. Il lavoro che fa la famiglia è insostituibile.

A volte la scuola può essere una importante “agenzia educante”, ma non si può delegare quello che è il compito centrale della famiglia. Io trovo che oggi in questo andare di fretta si perdano proprio l’atteggiamento e il buon modo di fare le cose, distratti magari da modelli comportamentali che oggi vanno di moda e vengono copiati senza pensare se siano buoni oppure no.

Penso che educare i figli richieda tempo e una grande attenzione, proprio a quel figlio che è diverso da tutti gli altri, perché gli esseri umani sono unici e irripetibili. Per come va la vita oggi è difficile mantenere un atteggiamento fermo, calmo, attento e rispettoso; la tecnologia si è messa di traverso nell’educazione. E i messaggi che oggi circolano sui vari social possono essere non solo fuori controllo, ma diseducativi, omologanti e altro. Ne parlo con un’insegnante che ama molto curare la relazione con i ragazzi; il suo modo di porsi nella relazione con loro è fondamentale per la crescita dei ragazzi e fornisce loro buone regole di vita rafforzando perfino la loro sicurezza personale e favorendo il forgiarsi e il fortificarsi dell’identità, processo interiore tanto delicato a questa età.

Noto che è lo stesso tipo di atteggiamento che dovrebbe adottare un genitore attento e amorevole. Questa insegnante ha avuto l’esperienza di insegnare a ragazzi più piccoli come a quelli delle medie e ora insegna italiano alle superiori; mi racconta che fino a 15 anni i ragazzi hanno “voglia di regole”, richiedono le regole, ma già al primo anno delle superiori le cose cambiano; gli allievi prendono l’atteggiamento di sentirsi tutti sullo stesso piano come persone che vivono in una “società liquida”, in cui loro si sentono alla pari con tutti. Così capita che abbiano atteggiamenti arroganti verso gli insegnanti.

Per esempio, lei corregge i compiti di italiano e una volta fatte le sue valutazioni, coinvolge ogni singolo ragazzo a controllare e rimane disponibile a spiegargli gli errori. A questo proposito precisa: “Nel momento delle correzioni i ragazzi devono essere estremamente compresi e non giudicati, deve esserci una base di amore”; l’insegnante sostiene che un tema di Italiano è difficile da valutare per cui ha stabilito delle regole per dare un punteggio e le ha condivise con i ragazzi costruendo delle tabelle che rendono il più oggettiva possibile la valutazione.

Lei comunica ai ragazzi “Io segno gli errori e per ogni errore segno le correzioni e mi aspetto da voi delle domande; potete chiedermi cosa non avete capito” e dice ai ragazzi che tutti sbagliamo, che anche lei non è perfetta, dà delle regole di grammatica, ma nella lingua parlata chiunque commette errori. Capita di correggere anche 100 compiti e con i punteggi può accadere una svista, è un attimo! Chiede quindi a ognuno dei ragazzi di fare attenzione nel momento in cui si spiegano le correzioni. Li responsabilizza in qualche modo ad osservare e a essere protagonisti. Sostiene che è un dovere degli insegnanti rendere autonomi i ragazzi. Si guardano lacune, punti di forza e come migliorare. Una volta è capitato che una ragazza le abbia fatto notare un errore nella correzione e dice “in questa occasione siamo contente entrambe”.

“Dai che ti posso dare l’8 e non il 7 e mezzo!” Trovo che questo atteggiamento di fondo incarni fermezza, spiegazioni chiare, non giudizio, apertura mentale, amore verso i ragazzi. Gli ingredienti indispensabili del successo educativo sono il desiderio di aiutarli veramente a crescere, tirando, così, fuori il meglio di ognuno di loro. Un traguardo naturalmente tutto da costruire, giorno per giorno, affrontando in modo saggio, maturo e rispettoso dell’altro, le difficoltà che di volta in volta si possono presentare. Mi fa un esempio davvero significativo di come sono i ragazzi oggi. E’ indicativo di quell’insegnamento che fa crescere i ragazzi e che un adulto può dare.

Racconta che una volta ha detto una frase molto forte per spiegare l’importanza dei ruoli al fine di rendere chiaro perché è bene avere rispetto del ruolo dell’insegnante. “Ricordatevi che voi siete subalterni” e i ragazzi si sono scandalizzati. Allora lei disegna sulla lavagna una piramide, con più livelli e dice “sopra c’è il preside, poi un po’ sotto il vicepreside, poi nel livello ancora più sotto ci sono gli insegnanti, i segretari e i bidelli, che fanno un lavoro diverso, e alla base della piramide ci siete voi”. La reazione iniziale dei ragazzi è di rifiuto. L’insegnante continua “se io vado dal preside e lui mi ordina qualcosa non posso dire che non sono d’accordo; la stessa natura del mio lavoro lo richiede, posso discutere con il preside, ma non gli sbatto la porta in faccia”.

Per lo stesso motivo voi non potete farlo con me. E per essere ancora più chiara aggiunge “Un domani, alcuni di voi saranno datori di lavoro e se un vostro operaio è scorretto, questo può anche causargli un licenziamento e c’è la fila di persone per quel posto di lavoro.” Questo esempio spiega agli allievi quello che succede fuori dalla scuola e quanto sia importante nella vita rispettare i ruoli. Ma c’è qualcosa di ancora più profondo e funzionale che l’educatrice rivela nell’ insegnare l’importanza e il perché è utile rispettare i ruoli.

Infatti in questi atteggiamenti c’è un sottointeso “io ti riconosco come alunno e tu mi riconosci come insegnante che ti accompagna nel tuo percorso di vita”. Questo è a mio avviso fondamentale. Per la mia esperienza ritengo pregnante il fatto che si apprende nella relazione. E qui stiamo parlando di relazioni importanti come lo sono quelle tra genitori e figli e quella tra insegnante e alunno. Queste buone prassi educative si scrivono a livello emotivo e hanno il potere di lasciare un segno forte nella vita delle persone.

Si può insegnare ad avere sicurezza, fiducia o si può promuovere insicurezza o sfiducia, dipende dall’atteggiamento nella relazione, che non solo è fatto di parole e contenuti, ma soprattutto di emozioni, esempi personali come può essere il comportamento sicuro e nello stesso tempo aperto, coerente nel tempo che può avere un insegnante, ma anche un genitore. E così tutto questo accade davvero nelle relazioni importanti.

Marilena Brunetti, psicologa e psicoterapeuta




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