Mercati finanziari: storno in Usa, deboli le materie prime

MERCATO AZIONARIO
L’ottava appena conclusa si è caratterizzata per aver portato nelle sue ultime sedute quello storno che gli indicatori tecnici minacciosamente avevano evidenziato già dalla settimana precedente.

La giornata di giovedì, infatti, ha visto scendere l’indice S&P 500 di oltre il 3,5% ed il Nasdaq 100 di oltre il 5%, con i FAANG protagonisti in negativo dopo settimane di overperformance.

Apple, Amazon, Facebook, Alphabet e Netflix hanno visto infatti variazione negative tra il -5% e -8%, con la giornata seguente che ha ulteriormente appesantito il risultato finale.
Prese di profitto generalizzate su titoli che erano stati oggetto di veri e propri ‘panic buying’ dettati da motivazioni poco legate alle dinamiche fondamentali o da notizie specifiche.

Al pari la fase correttiva di breve non è riconducibile a cambiamenti del quadro macroeconomico o ad altri fattori di natura squisitamente finanziaria, tanto più che la pioggia dei segni meno è arrivata anche dopo i buoni dati usciti in particolare sul mercato del lavoro, con la discesa delle richieste dei nuovi sussidi di disoccupazione.

Poche le eccezioni al repentino ribasso: il tentativo di rotazione settoriale (già abbozzato, a dire il vero, da qualche seduta) è riuscito a limitare i danni più che ad impedire il sell-off. In tal senso, comunque, la cosiddetta ‘Old Economy’ rappresentata da Banche, Chimica, Assicurazioni ed Utility ha perso decisamente meno rispetto ai tech.

E’ evidente che se la rotazione tra i comparti è senza dubbio benefica per gli indici generali, dall’altro lato non va dimenticato che il peso assunto dai giganti tech ora potrebbe giocare al contrario e quindi rendere complicata una tenuta degli indici generali senza danni.
Lo storno settimanale (-2,2% per l’S&P 500 e -3,1% sul Nasdaq) finisce comunque per assomigliare a quanto visto ad inizio giugno, con la rapida burrasca che aveva portato l’indice S&P a perdere tra il 7-8% e con la volatilità in forte aumento.

L’indice generale dovrà ora trovare sostegni tecnici che possano scaricare gli eccessi degli indicatori e livelli dove eventuali compratori fuori dal mercato possano intravvedere opportunità di entrata.

La problematica di breve appare quella di smaltire gli eccessi trovando una velocità di salita maggiormente coerente con le dinamiche attese degli utili reali (2020 e prospettici).

In questo contesto, l’Europa non si è disallineata molto dal comportamento degli indici USA, rimanendo comunque ancora incompiuto il tentativo di colmare il gap con Wall Street.

Deboli, infatti, i dati di ISM usciti nell’Eurozona: se la Germania resta in territorio positivo, per Italia e Francia i livelli tornano nell’area di contrazione economica. Risultato settimanale negativo anche per gli emergenti (tra il -2% e -3%) con la sola Corea positiva e gli indici cinesi tutti deboli.

MERCATO MATERIE PRIME
In ambito materie prime, poco efficace l’oro nel ruolo di decorrelatore, ma va considerato anche che le quotazioni son ben più alte ora rispetto ai mesi di storno azionario a marzo. Quotazioni comunque che restano in area 1.900-1.950, in sostanziale laterale, mentre chi ha sofferto è il petrolio (-3%) che riscende dai massimi degli ultimi mesi. Deboli anche i metalli industriali.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO
La negatività presente sui mercati equity ha portato ad un riapprezzamento degli asset sicuri, dopo qualche settimana in cui gli investitori avevano mantenuto premuto solo il pedale del ‘risk on’. Il decennale americano, già dalle prime seduta dell’ottava, aveva comunque iniziato un percorso di riduzione dell’yield, portandosi progressivamente da area 0,70%-0,75% fino allo 0,60% di low di giovedì.

Una eventualità da ipotizzare visto che la Fed ha chiaramente detto di voler manovrare i tassi a breve con la politica monetaria ma non ha chiarito se l’ambito di controllo riguardasse anche l’intera Yield Curve.

Questo, probabilmente, verrà chiarito nel prossimo meeting della Fed ma intanto il mercato senza un breakout convinto di quota 0,70% non sta anticipando nessun movimento. Da segnalare che finire d’ottava i buoni dati sul mercato del lavoro ha riportano i tassi sui livelli di inizio ottava (close poco sopra 0,70%).

Gli scenari restano quindi aperti con riflessi ampi su tutte le asset class: i già precipitati tassi reali negativi sono (e restano) elemento di supporto per ogni altro asset rischioso.

Intanto nel Beige Book, la Fed evidenzia i miglioramenti sul lato economico, ma in misura modesta, con un livello di recupero ancora ben lontano dai livelli pre-pandemici. L’incertezza derivante dagli effetti, infatti, condiziona occupazione, imprese e consumi ed il mese di agosto è rimasto in posizione di recovery ma con momentum inferiore.

MERCATO VALUTARIO
Per quanto riguarda i cross valutari, nuovo top di periodo per il cambio Euro-Dollaro a 1,20 ma anche immediato retrofront con i valori che ritoccano quota 1,18.

Qualche preoccupazione in BCE per l’Euro forte (considerato deflattivo e negativo per il recupero economico) ha portato al mancato superamento di area 1,20. Poco mossi gli altri cross mentre storna il Bitcoin che torna a testare i supporti in area 10.000

Dott. Alessandro Pazzaglia
Pazzaglia & Partners Consulente Finanziario Indipendente




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