ANDAR PER CANTINE – Ronco Severo. I vini macerati di Stefano Novello

FVG – Gli Orange Wine, o vini bianchi macerati, sono ormai diffusi in tutto il mondo ma si può dire che il loro luogo di nascita sia stato il Friuli Venezia Giulia, e più precisamente Oslavia, piccola frazione di Gorizia, dove un pugno di viticoltori verso la fine degli anni ‘90, ispirati da Josko Gravner (https://compropiu.it/andar-per-cantine/gravner-ribolla-2012-orange-wine-in-degustazione/), ha iniziato a vinificare alcuni vitigni bianchi , la ribolla gialla in particolare, come se fossero vini rossi, con una lunga macerazione sulle bucce.

Tuttora le zone dove questo tipo di vinificazione è più presente in regione sono il Collio goriziano e sloveno, e il Carso triestino.
Così mi sono un po’ stupita quando ho assaggiato per la prima volta i vini di Stefano Novello, titolare dell’azienda Ronco Severo a Prepotto, nella Doc Friuli Colli Orientali, e ho scoperto di trovarmi di fronte ad un artista della macerazione.

Ma come è nato questo desiderio di produrre vini macerati? Con la schiettezza che lo contraddistingue Stefano mi racconta che, dopo gli studi a Cividale, ha iniziato a lavorare in azienda col papà Severo, vinificando in modo convenzionale come tutti facevano in quegli anni in Friuli.

I loro vini erano apprezzati sul mercato e tutto sembrava andar bene. Era lui a non essere soddisfatto, portava dentro di sé il desiderio di migliorarsi ancora e nel 1999, dall’incontro con Stanko Radikon (del gruppo dei rivoluzionari di Oslavia) è nata la consapevolezza che c’era troppo uso di tecnologia in cantina e nei vigneti. Qualcosa doveva cambiare. Stefano voleva produrre vini nel modo più naturale possibile. Così ha intrapreso un percorso diverso, eliminando prodotti chimici, chiarifiche e filtrazioni e introducendo l’uso di soli lieviti indigeni e lunghe macerazioni sulle bucce anche per i vini bianchi.

All’inizio non tutti capivano il motivo di questo cambiamento radicale, e i primi tempi furono difficili. Ma la sua perseveranza lo ha premiato ed ora i suoi vini sono conosciuti e ricercati.
Stefano si definisce un custode della sua terra, verso la quale mostra un grande rispetto. E nello stesso tempo rispetta i propri vini, dopo aver messo tanta cura in vigna cercando di ottenere una materia prima perfetta, anche in cantina è coerente, non aggiunge nessun prodotto che possa modificare l’essenza dei suoi vini, tutto ciò che aggiunge sono tempo e pazienza, nient’altro.

La valle in cui si trova Prepotto è stata disegnata dal torrente Judrio che a pochi chilometri di distanza segna il confine con la vicina Slovenia. Il paesaggio è bucolico, tra verdeggianti pianure e basse colline ed è caratterizzato da brezze costanti che soffiano dal mare Adriatico verso le Prealpi Giulie, creando il microclima perfetto per l’allevamento della vite. Inoltre i terreni sono ricchi di Ponca, quel complesso di marne e arenarie stratificate, che col susseguirsi delle stagioni si sbriciola dando origine ad un terriccio ricco di microelementi.

Qui Stefano lavora i suoi 11 ettari di vigneti biologici, tutti in collina, in cui ha ridotto drasticamente i vitigni coltivati: tre a bacca bianca, friulano, ribolla gialla e pinot grigio e tre a bacca rossa, schioppettino, refosco e merlot.

Dopo due ore di piacevolissime chiacchiere mi mette davanti due grissini con prosciutto crudo appena tagliato e finalmente andiamo all’assaggio dei vini.

Pinot Grigio 2019 – 38 giorni di macerazione sulle bucce, fermentazione in tini troncoconici aperti da 15 hl con frequenti follature, affinamento di 2 anni in botti grandi. Il colore è del rame brillante, il naso è intenso e fine, di fiori d’acacia e frutta secca, con una nota di fieno. In bocca è ricco, affilato, intenso e persistente.

Ribolla Gialla 2019 – Con una produzione di soli 40 quintali per ettaro e con la sua buccia spessa, la ribolla si presta a ben 60 giorni di macerazione. Il colore è oro puro, i profumi sono intensi e complessi, di frutta candita e fiori gialli, con belle note agrumate. Al palato è fresca, suadente, molto elegante.

Friulano 2019 – Da uve che provengono da un vigneto di circa 60 anni, anche per questo vino nessuna filtrazione né chiarifica. Si mostra di un giallo dorato, consistente, al naso risulta complesso e franco, con profumi intensi di frutta a polpa bianca e fiori di campo, e un finale di mandorla tostata. Al palato è secco, ben bilanciato tra freschezza e rotondità, il sorso è pieno e lunghissimo.

Schioppettino 2018 – Un vino emozionante, che affina 3 anni in botte grande. Questo vitigno, solitamente è molto generoso, è l’autoctono più caratteristico di questa zona, ma da questo vigneto, che ha un’età di oltre 100 anni, Stefano raccoglie una bassissima produzione, che però assicura qualità e costanza. Il colore è un rosso rubino scarico, con profumi intensi di ciliegia matura, spezie dolci, pepe, sottobosco, una leggera nota tostata, in bocca è diretto, elegante, sinuoso. Per me è il vino top della giornata!

Merlot Riserva “Artiul” 2017 – E’ il suo vino del cuore. Come tutti i vini di Stefano fermenta su lieviti indigeni e fa lunghe macerazioni sulle bucce in tini troncoconici di rovere. Poi viene pressato e prosegue il suo percorso con tre anni di affinamento in barrique. Imbottigliato senza filtrazioni e senza aggiunta di solfiti. E’ un vino intenso e potente, con tannini vivaci e il giusto equilibrio tra freschezza e sapidità. Il sorso gratifica la bocca e non stanca mai.

Lascio Stefano con dispiacere, starei ore ad ascoltarlo parlare dei suoi vini e della sua filosofia; in lui riconosco un contadino vero, innamorato della sua terra, che cerca di salvaguardare con ogni mezzo. Guardo l’etichetta sulle bottiglie, quel bambino in equilibrio sullo schienale di una sedia. Non è facile rimanere in quella posizione, cercare di fare vini nel modo più naturale possibile, che siano buoni e corretti, bisogna crederci e metterci un grande impegno, come fa lui ogni giorno della sua vita.

Rosa Prisciandaro




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