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domenica , 9 Marzo 2025

Anmil, partecipazione donne al lavoro: Italia tra gli ultimi in Europa

PORDENONE – L’Italia si posiziona tra gli ultimi Paesi in Europa per partecipazione delle donne al lavoro, parliamo di un tasso di occupabilità femminile inferiore di circa il 13% rispetto alla media continentale. La sfida del gender gap rimane la rivendicazione principale in ogni piazza e commissione per la parità ed è importante non smettere di ripetere quanto il divario di genere si concretizzi in aspetti odiosamente fondati sulla capacità di autonomia delle lavoratrici: differenze salariali e contrattuali, discriminazione per le lavoratrici che decidono di mettere al mondo un figlio con conseguente difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro a seguito del periodo di maternità, totale incongruenza tra livello di istruzione e mansioni effettivamente svolte.

Se a questo scenario aggiungiamo la condizione di infortunata sul lavoro, il quadro subisce un aggravio a dir poco decisivo per il riconoscimento di un’equa tutela. Aumentano gli infortuni sul lavoro delle donne, secondo i dati Inail rielaborati dall’Anmil, in Italia dell’1,8%, passando da 207.484 (su un totale di 585.356) nel 2023 a 211.135 nel 2024, il dato del Friuli Venezia Giulia è preoccupante, siamo passati da 5.895 infortuni nel 2023 a 6.032, con un +2,3%. La percentuale di donne infortunate è più alta della percentuale assoluta, pari al 0,5%. Infatti, su 15.818 incidenti sul lavoro denunciati, 6.032 riguardano le donne. Il dato è allarmante perché le donne percentualmente fanno lavori meno pericolosi rispetto agli uomini, poche le donne in fonderia, nei cantieri, poche quelle che spostano carichi pericolosi o pesanti e, nonostante questo, i dati analizzati devono far riflettere.

Se sul piano nazionale il numero degli incidenti mortali dal 2023 al 2024 è rimasto invariato, dobbiamo dire che tre sono le donne che hanno perso la vita in regione durante il lavoro, mentre nessuna nel 2023. Un dato triste, quando viene a mancare una donna in famiglia, viene meno un punto di riferimento per tutti, in particolare per i figli, specie se minorenni. Situazione angosciante anche sul versante delle malattie professionali, a livello nazionale vi è un incremento del 20,8%, passando da 19.147 denunce nel 2023 a 23.122 nel 2024. In regione si registra un +12,8% di casi di malattie professionali, ben 730 donne hanno riscontrato tali problematiche nel 2024, mentre l’anno precedente erano 647.

Il “Dossier Donne” pubblicato lo scorso marzo dall’INAIL conferma come la differenza di genere si concretizzi anche nelle modalità di infortunio sul lavoro. È la strada o, meglio, il tragitto tra casa e lavoro, a mietere la più parte delle vittime tra le lavoratrici del nostro Paese.

“Le donne sono sempre di corsa, al lavoro vero e proprio connesso alla professionalità acquisita, vi è il lavoro di cura di figli o persone non autosufficienti e anziani, la gestione della casa e compiti accessori alle esigenze familiari. Le lavoratrici si recano e rientrano dal luogo di lavoro con un carico di stress e stanchezza che favorisce drammaticamente l’insorgere di occasioni di incidente alla guida. Non ci stancheremo mai, come facciamo da 20 anni, di ripetere che le donne infortunate sul lavoro o superstiti ai propri congiunti morti nell’esercizio del mestiere subiscono una doppia discriminazione in quanto donna e in quanto invalida o vedova”, fa sapere il presidente territoriale ANMIL, Claudio Fornasieri.

Il divario retributivo tra donne e uomini non può che produrre effetti negativi anche per quanto riguarda gli indennizzi INAIL per le lavoratrici infortunate o tecnopatiche. Il monitoraggio conferma che, anche quest’anno, il divario della rendita annua generale mostra una differenza di circa mille euro l’anno tra uomini e donne, un dato che si muove addirittura in negativo rispetto all’anno precedente.

L’ANMIL aprirà a livello regionale uno sportello per le malattie collegate all’amianto, dato che dopo il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia è la seconda regione con il tasso di incidenza sulle malattie asbesto correlate.

Sonia D’Aniello è intervenuta riportando l’incidente subito sul posto di lavoro quando era infermiera e facendo un’analisi drammatica inerente il divario retributivo di genere. “Le donne studiano di più – ha riferito – rendono di più, ma nel mondo lavorativo hanno una carriera penalizzata. La situazione economicamente instabile della donna, colpisce anche le giovanissime, per quanto riguarda i Neet, il 13,5% sono donne, rispetto all’78% di uomini in Friuli Venezia Giulia”.

Nei contratti a tempo indeterminato il delta a favore degli uomini è del 26,1%, mentre nei contratti a termine è del 12,5%, il gap del 13,6% di punti percentuali tra le due tipologie contrattuali.
Il genere femminile risulta il maggior utilizzatore delle borse lavoro nell’industria, un compenso non redditizio e instabile. Tra le figure dirigenziali, solo il 20% ha il contratto dirigenziale rispetto agli uomini. “Se le malattie professionali sono maggiori per le donne rispetto agli uomini, i contribuiti Inail sono diminuiti nel tempo – ha puntualizzato D’Aniello – È, inoltre, viva nel pordenonese la violenza di genere, mobbing, stalking sia in ambito lavorativo che domestico, le donne vanno incontro a spese per un percorso terapeutico che spesso non è garantito dal pubblico, senza indipendenza economica, la donna deve chiedere aiuto ai familiari o ad altro ente per far fronte alla disparità economica rispetto all’uomo.

Il governo ha sbloccato nuovi fondi per il supporto delle donne vittime di violenza arrivando a 600 euro al mese. Ma ancora non sono sufficienti. La differenza di genere è un arricchimento, la disparità è sempre violenza”.
L’assessore Guglielmina Cucci ha ricordato come la “disparità tra figure maschili e femminili, nonché la violenza di genere hanno un impatto negativo sulle donne ma si riverbera sulla società intera, al di là della percezione di ognuno di noi, è necessaria una tutela specifica per le donne lavoratrici. Il lavoro è un diritto di tutti, un cardine fondamentale per la donna è lavorare in sicurezza”.

Marta Amadio, sindaco di Pasiano che quest’anno ospita la Giornata nazionale dell’ANMIL ha affermato che “è importante parlare di sicurezza a partire dai più piccoli nelle scuole poiché la salute e la vita valgono di più di ogni altro bene, ed è per questo che è bene avere strategie da mettere in campo”
Elena Maiolla, sindaco di Morsano dove verrà in futuro posto un monumento ha guardato con positività alle donne impegnate nella società e che crescono di carriera, tuttavia, con uno sguardo attento alla tutela.

LE TESTIMONIAL ANMIL
Daniela Parpinel: “Lavoravo nel 2004 ad un macchinario, non era una condizione di sicurezza, non mi sono distratta, eppure il mio arto è stato schiacciato, i guanti di gomma si sono dilatati. Ho subito detto al datore di lavoro che volevo ricominciare da dove si era spenta la luce. Nel 2007 ho avuto il part time, ma nel 2009 prima la cassa integrazione e poi il licenziamento, ero vista come scomoda.

Sono stati anni difficili, volevo ritornare la persona che era prima, ma l’incidente è sempre presente, è stato difficile cercare di non arrendersi. Ma nei luoghi di lavoro devono tenere presente che bisogna vivere, lavorare in sicurezza, non si possono accettare le morti sul lavoro”.
Sina Reti: “Nel 2015 ho avuto un incidente in itinere, lavoravo a Maniago come Oss, dovevo apprestarmi al turno di notte. A volte il tragitto casa-lavoro diventa un percorso ad ostacoli, perché la cura univoca della famiglia si somma ai pesi del lavoro, noi donne viviamo spesso situazioni di tensione che ci espongono a rischi, da qui il numero elevato degli incidenti in itnere. La mia vita di donna e madre è cambiata, sono andata avanti comunque”.

AVVOCATO ANMIL
Piera Tartara: “La base reddituale utilizzata per stabilire la rendita dovrà essere parametrata in modo paritario, attualmente le lavoratrici percepiscono 18mila euro annui in media, gli uomini 26mila, così anche la rendita Inail è contenuta per le donne.
Gli infortuni femminili sono molte volte in itinere a causa di uno stress familiare. Attualmente l’Inail riconoscere come problematica risarcibile lo stress lavoro correlato, valutando lo stress lavorativo, ma per la donna bisognerebbe lavorare sulla concausa, valorizzando l’impegno familiare, l’assistenza agli anziani e la cura dei figli. Nei Paesi nordici è più facile trovare uomini che si prendono cura dei figli e anziani. Purtroppo, l’Inail tende a valutare solo lo stress in ambito lavorativo.
Per quanto riguardo la donna immigrata è bene evitare la ghettizzazione attraverso percorsi culturali e linguistici, in quanto la situazione è più critica”.

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