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venerdƬ , 31 Gennaio 2025

BCE e inflazione USA mettono ko le Borse; forti ribassi sui listini, in volata i tassi

MERCATO AZIONARIO

Le dinamiche di questo 2022 continuano a non essere particolarmente benevole con gli investitori, con le borse che tornano ad essere particolarmente deboli e ancora strutturalmente incapaci di abbozzare una reazione duratura dopo le discese da inizio anno. Finora i tentativi di recupero dei listini si sono infranti piĆ¹ volte infatti contro livelli tecnici ostici da superare: lā€™ultimo ĆØ stato quello appena sotto area 4.200 di S&P 500 dove le quotazioni hanno tentato, vanamente, la rottura verso lā€™alto. In alcuni frangenti le velleitĆ  rialziste sembravano poter migliorare la fase ā€˜rimbalzistaā€™ nata dai minimi di maggio, ma sul finire di settimana, post BCE e dati macro, i listini hanno nuovamente piegato al ribasso e tornando a mostrare il nervosismo degli investitori circa lā€™attuale condizione economico-finanziaria. Lā€™indice MSCI World perde infatti il 4,9%, con un passivo dellā€™anno che torna a farsi pesante (-17,4%) e che rimane strettamente legato alle difficoltĆ  della sua componente principale, ossia Wall Street. Anche se ĆØ possibile rimarcare come il declino settimanale sia stato abbastanza omogeno tra USA ed Europa, con le uniche ā€˜isole feliciā€™ rappresentate dai mercati cinesi e russo (sebbene per diversi motivi).

Le borse americane ed europee mancano ancora quindi lā€™appuntamento con una reazione che avrebbe potuto migliorare il quadro tecnico generale, consentendo un aggiustamento del movimento negativo di inizio anno. Ed invece, lā€™ambito della politica monetaria (con la riunione della BCE) e i dati macroeconomici (sussidi di disoccupazione e inflazione negli Stati Uniti) hanno piegato al ribasso le borse, con Wall Street che chiude la settimana in netto calo (S&P 500 -5% e Nasdaq -5,7%) e le borse europee con risultati in linea o peggiori (Eurostoxx -4,9%, FTSE Mib -6,7% e Dax -4,8%). Il primo netto cambio di umore degli operatori ĆØ arrivato dopo la riunione della BCE dove lā€™atteggiamento ĆØ stato nel complesso giudicato come ostile ai mercato, essendo stati preventivati, oltre allā€™aumento dei tassi, anche la fine del supporto monetario dal 1Ā° luglio. Il programma di rialzo del costo del denaro ĆØ ora certo dopo mesi in cui Francoforte aveva atteso prima di accodarsi alla Federal Reserve e arriva in un momento in cui certamente lā€™outlook economico non ĆØ particolarmente brillante. Lā€™altro tema, di carattere macro, ha visto un aumento dei sussidi di disoccupazione negli USA e un dato di inflazione ancora in accelerazione (8,6% vs 8,3% atteso), elemento che ha ulteriormente depresso i mercati nella seduta di venerdƬ.

La situazione tecnica degli indici non cambia nel medio termine: il disegno di massimi decrescenti ed una trama che vede le quotazioni rimbalzare come una palla che scende dalle scale, confermano la natura ancora correttiva in essere sul mercato. Il non superamento delle resistenze da parte dellā€™S&P 500 lascia quindi spazio ad una continuazione della discesa in corso, con le limitazioni poste dai minimi di maggio come importante argine ma lā€™ipotesi di nuovi minimi va messo tra le possibilitĆ . Il saldo settimanale vede solo lā€™energy come settore col capace di limitare le perdite (-1,3%), un po’ troppo poco per sostenere il corso del paniere. Il resto dei settori ĆØ tutto in rosso (da -3% dei difensivi al -6% dei tech) e non si ĆØ vista nemmeno una differenziazione tra stile Value/Dividend e stile Growth, segno che lā€™ampiezza del ribasso ĆØ rilevante. Tra i tematici le nicchie tech hanno subito ancora il contraccolpo.

Fondamentale ora analizzare i segnali che arriveranno sia dal lato del mercato del lavoro USA (ad esempio se si vedranno i primi aumenti dei disoccupati) sia dallā€™evoluzione dellā€™inflazione nellā€™Eurozona e negli USA. Il tutto si tradurrĆ  in riflessi sugli utili aziendali: il secondo quarter dellā€™anno sarĆ  cruciale per individuare dove piegheranno gli indici. Il sentiment di mercato (Vix) dopo il recente calo a 25 ha poi visto riprese verso lā€™alto (close a 27), mantenendo la struttura al rialzo ma senza ā€˜exploitā€™,

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

In ambito materie prime, segno piĆ¹ per il paniere generale (+1,2%), ma solo per la continua corsa dei prezzo del petrolio (+1,5% a 120,7). Deboli i metalli industriali (-3%) mentre le Softs si sono generalmente difese. Lā€™oro nonostante il Dollaro forte recupera qualche posizione (+1,1% a 1.872). In ripresa il basket legato allā€™agricoltura (+2,4% grazie a grano e mais).

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Due gli appuntamenti piĆ¹ importanti riguardanti il mondo obbligazionario e, piĆ¹ in specifico quello legato alle scelte delle banche centrali in materia di tassi: i dati macro negli USA e la riunione della BCE. Le scelte del direttivo hanno in parte centrato quelle che erano le attese da parte degli operatori finanziari: Francoforte mette la parola fine alle politiche ultra accomodanti, di fatto accodandosi a quello che ĆØ stato il mantra della Federal Reserve negli ultimi mesi. Lagarde, presidente della BCE, ha espresso lā€™opinione che lā€™inflazione sia la sfida numero uno da affrontare e che i valori alti visti finora potranno restare elevati per un ā€˜certo periodo di tempoā€™. Tale considerazione ĆØ supportata anche dalla spirale che rischia di innescarsi sui salari, dove si stanno concretizzando le prime tensioni, pericolose in un periodo dove anche la crescita non puĆ² dirsi certamente impostata verso valori in miglioramento (vi ĆØ stato infatti un taglio delle stime per il prossimo biennio). Lā€™obiettivo della BCE resta quello di centrare un range molto vicino al 2%, target storico del proprio indirizzo di intervento sulle dinamiche inflattive, mentre le previsioni per il 2022 sono attorno al 6,8% (nel 2023 al 3,5%).

Al di lĆ  delle previsioni, perĆ², era molto atteso il modo con cui, attraverso la leva dei tassi e delle politiche di acquisto di asset, si puĆ² giungere a questi obiettivi. E in questo la BCE ĆØ parsa piĆ¹ restrittiva rispetto alle attese di mercato. Per questa riunione, i tassi sono rimasti fermi (quello sui depositi al -0,50%), ma giĆ  dal meeting di luglio vi sarĆ  la prima stretta da 0,25%, seguita poi da altri interventi che, a questo punto, il mercato perĆ² giudica potenzialmente piĆ¹ invasivi: anche +0,50% a settembre e ottobre, fino ad arrivare ad un lā€™1% di costo del denaro a dicembre 2022. Non ĆØ cosa da poco lā€™evoluzione degli ultimi mesi: basti pensare che lā€™opinione del mercato per il 2022 era un incremento in tutto lā€™anno di appena 2 rialzi da 0,25%. Eā€™ nella seconda parte dellā€™anno, quindi, che la BCE potrebbe essere piĆ¹ incisiva, a seconda dei dati che arriveranno, ma con la consapevolezza di essere in un enorme ritardo rispetto ad una congrua tabella di marcia. Ed ĆØ lā€™ala nordica/tedesca a spingere per colmare questo gap: la caduta dellā€™Euro viene ritenuta eccessiva e conduce a importare inflazione, esacerbando il problema.

Considerazioni corrette, anche se va evidenziato come in Europa lo status della crescita vede revisioni al ribasso e come il rialzo dei prezzi sia prevalentemente di matrice energetica. Per chiudere il tema: gli acquisti netti di titoli di stato terminerĆ  dopo 8 anni (dal 1Ā°luglio), anche se continueranno i riacquisti dei bond in scadenza. Quello che ha spazientito gli operatori ĆØ perĆ² la vaghezza e la poca incisivitĆ  sullā€™intervento a difesa dei paesi ad alto debito e spread: non ci sono soglie di intervento ā€˜di difesaā€™ ed infatti i rendimenti dei BTP hanno strappato al rialzo. Situazione complicata e amplificata da un contesto dove il conflitto tra Russia/Ucraina resta centrale e dove ancora a livello globale arrivano voci che profetizzano un quadro di stagflazione per i prossimi anni (ĆØ la tesi di Dalio).

Sui mercati: Bund a 10Y allā€™1,52% (+24 bps) ma a salire forte ĆØ anche il titolo a 2Y (allo 0,97%, +31 bps in una settimana!). Il debito italiano ha sofferto per la situazione, toccando area 3,76% sulla scadenza decennale (+36 bps), con lo spread che torna a segnalare tensione nella periferia europea. Forte upside anche per il titolo governativo USA a 2 anni (3,06%) e con il decennale che torna ben sopra il 3% (3,16%). Aumenti che vanno a deprimere il reddito fisso, con segni meno generalizzati, sia sul governativo ma anche sul corporate. Lā€™alto rendimento (EUR e USD) ĆØ tornato ad essere debole, per via delle tensioni sui tassi e sul rischio di credito. Bene solo gli strumenti legati alle aspettative di inflazione (mentre gli inflation linked hanno sofferto per lā€™aumento dei tassi reali).

MERCATO DELLE VALUTE

Per quanto riguarda le valute, movimenti volatili sul cambio Euro-Dollaro USA: nonostante la posizione restrittiva della BCE, il cambio ĆØ sceso con forza (1,05), incorporando delle attese negative circa la stabilitĆ  della zona Euro. Tra le altre valute, lā€™Euro si rivaluta invece contro CHF e Yen. Deboli le critpo, con Bitcoin sempre in area 29.000/30.000, ancora con poca capacitĆ  di recupero.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente

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