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domenica , 24 Novembre 2024

Borse in tensione tra Ucraina e Fed; Listini in calo, frenano i tassi

MERCATO AZIONARIO

  • L’ottava appena trascorsa mantiene le borse in una sorta di ‘terra di nessuno’, con i mercati che da un lato hanno perso le certezze che hanno mantenuto fino a gennaio, momento in cui hanno affrontato discese decisamente più nette rispetto a quelle del 2021. In realtà, nel corso dello scorso anno, nel contesto delle borse erano già comparse alcune crepe nella configurazione di mercato, con la perdita di forza relativa del settore che più aveva trainato la salita dai minimi del 2020, ossia quello tecnologico. Una perdita di momentum compensata però da ampie rotazioni settoriali (verso la cosiddetta economia ‘tradizionale’) che hanno consentito il mantenimento di un trend ancora sostenuto, con i top raggiunti sul finire dell’anno.
  • Nel 2022, invece, le forze dei ‘financials’ (favoriti dal rialzo dei tassi) e quegli ‘energetici’ (sostenuti dal prezzo crescente del petrolio) è risultata insufficiente per contrastare gli effetti negativi che si sono concretizzati nelle ultime settimane. I timori per l’emergenza pandemica hanno rapidamente lasciato il posto alle incertezze legate all’inflazione sempre più impattante e su cui le banche centrali hanno posto l’attenzione, dovendo intervenire per sradicare i recenti valori raggiunti. A questo si sono aggiunte le tensioni di natura geopolitica e riguardanti il fronte tra Russia e Ucraina. I timori di un conflitto armato (più o meno allargato) condizionano inevitabilmente i mercati, per gli impatti sulle materie prime e potenzialmente anche sulla crescita Sebbene il quadro macro e fondamentale resti favorevole, le borse hanno iniziato a ‘prezzare’ rischi crescenti, con le discese di gennaio ed il mancato ripristino dell’uptrend.
  • Nell’ottava il saldo finale settimanale vede un segno rosso generalizzato per le borse sviluppate, con l’MSCI World in calo di circa l’1,8%, confermando un saldo da inizio anno che vede una flessione di circa il 7,5%. In questo contesto, sia l’Europa, sia le borse USA hanno manifestato nervosismo soprattutto per l’evoluzione della situazione in Ucraina, evidenziando una sempre maggiore sensibilità al tema. Il principale indice americano, l’S&P 500, resta, come detto inizialmente, in una sorta di ‘terra incerta’, praticamente a metà tra i minimi di gennaio (4.222) e la doppia (ma inefficace) sortita di rimbalzo verso quota 4.600. Solo sopra quest’ultimo valore, si potrebbe parlare di ritrovato sereno, mentre occorre fare molta attenzione sulla tenuta dei supporti di breve, per evitare involuzioni ribassiste. La parte ‘tech’ dei listini, il Nasdaq 100, non propone una situazione migliore, anzi, il quadro tecnico appare debole e aggrappato ai supporti di quota 14.000 (inefficaci anche qui i rimbalzi finora avviati). Decisamente meno angusti, per ora, i quadri tecnici degli indici europei che, grazie ad una composizione più orientata ai value, hanno contenuto i drawdown dai massimi di periodo, anche se nella settimana hanno anche loro patito (-1,8%). L’indice Vix (volatilità) non molla la presa, tenendosi ben sopra quota 22 e continuando a segnalare tensione sui
  • A livello di settori e temi, settimana di pausa per l’energy (a causa del segno meno sul prezzo del petrolio) ma anche per i finanziari, poco sostenuti dall’andamento dei tassi ma danneggiati dal clima di tensione Gli auriferi sono risultati tra i pochi tematici col segno più, grazie al rialzo del prezzo dei metalli preziosi. In negativo tutti le nicchie legate alla tecnologia, con l’unica eccezione dei semiconduttori. Segni più solo per i comparti legati ai consumi non ciclici e ai materiali.

 

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

 

  • In ambito commodities, il paniere generale fa segnare un rialzo (+1,4%) che porta il basket a guadagnare oltre il 12% da inizio anno. Un rialzo supportato dal buon andamento sia dei metalli preziosi (tutti positivi, in particolare il platino), con l’oro tornato in auge verso area 1.900 Dollari l’oncia. In calo il WTI (-3%) che però, nel basket energetico, viene compensato dai rialzi del gas. Ancora molto tonici i metalli industriali.

 

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

 

  • L’ambito obbligazionario ha visto una settimana di assestamento per i principali segmenti di mercato, in un anno dove i saldi annuali sono particolarmente avari di soddisfazioni per gli investitori. Basti pensare che considerando sia l’ambito corporate, sia quello governativo, solo una micro asset class si trova in positivo, ossia quella del debito emergente in valuta locale, supportata dal buon andamento di quei paesi dove il prezzo del petrolio (e in generale delle materie prime) può dare una spinta alle casse degli stati e un supporto appunta alla valuta (ex. Brasile). L’aumento dei tassi di interesse ha impattato infatti tanto sui governativi quanto sul corporate, rendendo complicato per gli investitori trovare un ‘safe heaven’ utile anche per compensare i segni meno dell’azionario. Una perdita, quindi, di capacità protettiva per l’obbligazionario, messo sotto pressione dalla volontà delle banche centrali di normalizzare, da un lato, la propria politica monetaria dopo la fase di iper- accomodamento e, dall’altro, di muoversi rapidamente (e probabilmente in ritardo) contro valori di inflazione ritenuti dannosi per la stessa crescita economica. E’ il caso, in particolare, della Federal Reserve, chiamata nei prossimi mesi a dare risposte agli investitori circa il proprio programma d’azione, un elemento capace, come dimostrato, di importanti effetti ‘intermarket’.
  • E qualche indicazione è arrivata dalla pubblicazione dei verbali relativi all’incontro del 25-26 gennaio del FOMC, l’organo decisionale di politica monetaria della Federal Reserve. Dal comunicato si legge che i banchieri centrali hanno solo messo in stand by il rialzo dei tassi (fermo tra lo 0% – 0,25%), rimandando a breve un ritocco verso l’alto, ritenendolo ‘appropriato’ visti i livelli di inflazione ben al di sopra dell’obiettivo del 2%. La posizione del presidente della Fed, Jerome Powell, è quella di considerare l’ambiente economico non più bisognoso di un supporto energico da parte della banca centrale, essendo il mercato del lavoro su livelli complessivamente soddisfacenti. Tanto da poter sopportare non solo un rialzo del costo del denaro a marzo ma anche una serie di aggiustamenti nei mesi successivi. Il percorso e quindi la velocità di questo programma di politica monetaria dipenderà dai prossimi dati di inflazione. In parallelo, a marzo, terminerà il tapering, terminando di fatto il programma di acquisto di bond da 120 miliardi di Dollari al mese e avviato per sostenere l’economia durante la crisi. Tra le voci della Fed, da rimarcare il filone più aggressivo nelle posizioni: Bullard, presidente della Fed di St. Louis, sottolinea i rischi di un’inflazione fuori controllo e di un consensus troppo spostato invece sulla prospettiva di un rientro dei valori nei prossimi mesi. Le attese di mercato prezzano al momento un intervento a marzo di 25 basis point (57% di probabilità).
  • Le dinamiche di mercato hanno visto un consolidamento appena sotto area 2% del decennale USA, con una struttura che resta ancora rialzista nel tendenziale. In discesa anche i tassi a breve: il titolo a 2 anni dopo il top all’1,60% ha ritracciato fino ad area 1,45%, portando ad una maggiore ripidità nel differenziale lungo-breve della curva dei rendimenti. In calo anche il rendimento del Bund tedesco che dopo aver toccato quota 0,30% si è riportato verso area 0,20%, imitato, nella tendenza anche dal BTP italiano che dal 2% si è preso una pausa nella sua recente corsa. Le dinamiche dei tassi mantengono una certa pressione sul segmento corporate, su cui pesa anche una espansione in atto del rischio di credito.

 

MERCATO DELLE VALUTE E CRYPTOS

 

  • In ambito forex, il cambio Euro-Dollaro USA è rimasto presso che stabile in area 1,13/1,135, senza particolari sussulti dopo i verbali della Federal Reserve. Tra le altre valute, segni più per Rublo russo, Pesos messicano e Real brasiliano. In netto calo le criptovalute, indeboliti da un generale clima di risk off sull’asset class.

 

Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente Finanziario Indipendente, iscritto all’Albo delibera. 1081 del 18/04/2019. Info mail [email protected]

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