Brividi sulle Banche USA; Borse giù dopo il crack di Silicon Valley Bank

MERCATO AZIONARIO

La settimana appena conclusa riporta nuvole nere nel contesto di mercato dopo il parziale e temporaneo rasserenamento della settimana precedente. Sorprende, ma fino ad un certo punto, la rapidità con cui il mercato muta il suo sentiment, spesso leggendo i dati in maniera ‘contrarian’ (mercato del lavoro USA più debole = buona notizia sul fronte tassi/FED) e mostrandosi anche fragile verso le notizie giornaliere. E’ il caso dei problemi nel finanziario americano, dove nella giornata di giovedì sono emerse problematiche per la Silicon Valley Bank, abbattuta dalle necessarie svalutazioni sul proprio portafoglio di titoli obbligazionari, deprezzatisi per il repentino aumento dei tassi di interesse ma anche per le difficoltà del mondo delle startup. Wall Street teme un effetto contagio, specie negli istituti a piccola e media capitalizzazione, ma owiamente il settore è sempre ben attenzionato, in quanto spia di possibili spirali negative su tutto l’ambito economico finanziario. D’altro canto, è vero che con tassi più alti si possono fare maggiori margini ma è altrettanto vero che con la curva molto invertita il sistema bancario potrebbe vedere cali sui depositi (a fronte di investimenti remunerativi a breve) ma anche deterioramento del credito.

La settimana è stata anche caratterizzata dagli ulteriori propositi restrittivi da parte del presidente della Fed, Powell. Nella sua audizione al Senato, ha anticipato che i tassi saliranno più di quanto era preventivato e che gli obiettivi di inflazione al 2% esigono un atteggiamento ancora deciso e per il tempo necessario. Il risultato degli eventi macro/mercato è un clima teso in ambito azionario con segni meno generalizzati ma protagonista è anche l’inattesa pausa nel trend rialzista dei rendimenti dopo i dati sul mercato del lavoro che interrompono quanto visto nel mese di febbraio, con Fed e BCE all’unisono indirizzate verso misure di politica monetaria sempre più severe.

Qualche elemento di sorpresa è infatti arrivato dal fronte macro, con le richieste di sussidi di disoccupazione sopra le attese, cosa che non accadeva da tempo nella misura osservata. I dati di venerdì, sempre sul mercato del lavoro hanno mostrato un sussulto del tasso di disoccupazione, che risale al 3,6% rispetto al 3,4% atteso: dati misti (i nuovi occupati sono invece saliti) gli operatori si chiedono se qualcosa si stia muovendo su questo fronte. Intanto, è terminata in modo definitivo la stagione degli utili per WmJ. Street che rappresenta una situazione dii poche sorprese ma anche di leggera contrazione (-2,5% rispetto allo stesso periodo, ossia il IV trimestre 2021). Di segno opposto invece i risultati sul fronte dei ricavi, con un aumento del 5,5%, segno che le aziende USA hanno visto aumentare nominalmente le vendite controbilanciando quello che caratterizza anche il fronte costi per l’aumento delle materie prime.

Le notizie provenienti dal comparto bancario/finanziario americano hanno nuovamente riportato l’indice USA prima vicino e sotto quota 3.900, con tutte le conseguenze tecniche che ne possono derivare. Il gioco di equilibrio dell’indice USA poggia, infatti, su supporti di breve che fungono come una sorta di allarme in caso di cambio di aspettative da parte del mercato, il quale, per il momento, esclude un quadro economico compromesso dai forti aumenti dei tassi da parte della FED. Questa tendenza è confermata da stime sugli utili aggregati stabili nel 2023 e dei livelli di tensione sul credito ancora a livelli abbastanza normali.

L’S&P 500 chiude quindi la settimana con un passivo pesante del 4,5% circa ed è in buona compagnia del Nasdaq che lascia sul terreno il 3,7%. A cedere però con più fragore sono le piccole capitalizzazioni (indice Russell), che in settimana perde l’8% trascinato al ribasso dal sotto indice finanziario, in cui si trovano diverse banche regionali. Il quadro tecnico non riesce quindi ancora a fare quei passaggi chiave per consolidare e le quotazioni restano in balia di un trend di breve che ora dovrà affrontare la settimana delle banche centrali con fragili supporti a fare da scudo. Fa un po’ meglio l’Eurozona (-1,5%), che comunque ha risentito anch’essa della debolezza USA, e soprattutto il Giappone, che per multipli e forse anche lontananza dei problemi, tiene nella tendenza. Male invece la Cina (-7%) e tutta l’area asiatica che fatica molto a ritrovare il buon tono di gennaio.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

La prima parte della settimana aveva visto una continuazione della tensione sul fronte tassi, con Jerome Powell che è stato chiaro: il percorso della Fed non è predefinito e dipende dai dati e questi ultimi suggeriscono che il livello finale sarà più alto di quello che la stessa banca centrale americana si attendeva. Se ce ne fosse bisogno, il ritmo di rialzi da 0,25 intrapreso nelle ultime riunioni potrebbe essere nuovamente incrementato a 0,50. Le attese sui Fed Funds per giugno/settembre hanno accelerato fino al 5,50%-5,75%, incorporando il messaggio di Powell ma tutto è stato poi sconvolto dalle giornate di giovedì e venerdì, dopo le notizie dal fronte bancario e da quello del mercato del lavoro, con una caduta record nel pricing dei tassi futuri ed il ritorno a ipotesi di una Fed che a cavallo tra 2023 e 2024 inserirebbe la retromarcia per fronteggiare un indebolimento economico (e finanziario?). Sul mercato, la crescita dei rendimenti iniziale è stata travolta da un’inversione a V rovesciata con i rendimenti sulle varie scadenze dei titoli americani ed europei in discesa. Insomma, ci voleva un quadro economico-finanziario in peggioramento per calmierare tutta la tensione innescata dalla Federai Reserve nell’ultimo mese.

MATERIE PRIME

In ambito materie prime, pare non esserci proprio pace per il trend del basket generale, totalmente incapace di avere direzionalità. Male (-3,5%) per tutte le notizie provenienti dal mercato, con le sole Soft a parare il colpo assieme all’oro ( +0,6% a 1.870). In caduta libera energia (-7%) ma anche metalli industriali e preziosi. Nuovo forte tonfo, infatti, per il gas (-19%) e per il petrolio (-3,8%, 76$).

MERCATO DELLE VALUTE E CRYPTOS

Per quanto riguarda le valute, se Powell aveva dato benzina al Dollaro USA fino a portarlo quasi a quota 1,05 nel cross EUR-USD, la dinamica settimana ha poi nettamente invertito la tendenza, con la valuta europea a guadagnare forza (dose a 1,065). La possibile debolezza dell’economia USA (e l’ipotesi di una FED che si potrebbe fermare prima) gli elementi a supporto dell’Euro, debole invece rispetto a valute più safe come Franco svizzero e Yen giapponese.

Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it




Condividi