Chiude il reparto di Radioterapia del Santa Maria degli Angeli

È ufficiale: da febbraio chiude i battenti il servizio di radioterapia del Cro operativo all’Ospedale di Santa Maria degli Angeli di Pordenone. Un brutto colpo per la sanità del Friuli occidentale e dell’intera regione.

La fine del servizio è dovuta alla presenza di un macchinario troppo vecchio: l’acceleratore lineare usato per le terapie radianti somministrate ai malati del reparto di oncologia è praticamente da buttare. Da tempo infatti i medici che si occupano del servizio di radioterapia avevano spiegato che il macchinario non era da considerare eticamente compatibile con i bisogni dei pazienti, perché le sessioni di radioterapia non davano i risultati che si ottengono con macchinari più moderni. L’utilizzo del macchinario obsoleto era perciò arrivato a penalizzare i pazienti, che non ottenevano il miglior trattamento possibile.

La chiusura del servizio, quindi, non è in alcun modo dovuta ad una carenza di personale. Anzi, i tecnici, i medici e gli infermieri che fino ad ora erano impegnati a Pordenone, prendono servizio al Cro di Aviano. Il problema è esclusivamente legato alle condizioni del macchinario, che non essendo più utilizzabile in maniera efficace, viene rimosso.

Una situazione che ci fa riflettere su come l’efficienza delle strutture sanitarie segua, in una certa misura, le stesse logiche che troviamo in ambito aziendale, dove il rinnovamento e la sostituzione dei beni strumentali è un passaggio fondamentale. Pena la perdita di capacità produttiva e non solo.

Naturalmente applicare logiche di questo genere ad un settore cruciale come quello sanitario può sembrare un atteggiamento freddo e cinico. Tuttavia, come ogni altra azienda, le realtà ospedaliere non possono mettere in secondo piano questioni come efficienza, sicurezza e adeguatezza dei macchinari. Aspetti che diventano vitali data la natura delle attività svolte.

La rimozione del macchinario, e la conseguente cancellazione del servizio, assume un ruolo particolarmente rilevante alla luce del fatto che l’acceleratore lineare del Santa Maria degli Angeli aveva il compito di garantire lo smaltimento delle code di uno dei servizi fondamentali in ambito oncologico.

Sì, perché fino ad oggi a Pordenone veniva fatta la radioterapia non solo ai pazienti ricoverati presso la struttura, ma anche ad un’ulteriore sacca di malati, con una frequenza di circa dieci pazienti al giorno. Un’attività che consentiva di mantenere a livelli gestibili le attese, che per certe tipologie di tumore arrivano anche a 30-40 giorni solo per fare il cosiddetto puntamento con i piani di cura. Fase che precede la terapia effettiva.

Da anni i radioterapisti dell’Ospedale di Santa Maria degli Angeli chiedono la sostituzione dell’acceleratore lineare, che secondo alcune indiscrezioni risalirebbe alla fine degli anni ’90. Ma alla richiesta, presentata congiuntamente da, direttore generale dell’ospedale e dal direttore del Cro, la Regione ha risposto no.

La scelta di non cambiare l’apparecchio sarebbe motivata dal potenziamento del servizio di radioterapia presso le strutture di Aviano, dotate di quattro acceleratori e di macchinari per la radioterapia protronica di ultima generazione.




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