Circolo stampa, costruire sempre una cultura di pace

PORDENONE – Il Circolo della Stampa di Pordenone non può rimanere indifferente alla tragedia della guerra che sta dilaniando materialmente l’Ucraina, sta chiudendo in una trappola mediatica la Russia e sta coinvolgendo l’Europa in una pesante crisi economica e di princìpi, con rischi per la stessa sua sicurezza.

La situazione ci riporta indietro di 84 anni, cioè al clima di tensioni, prepotenze e falsità che portò all’esplosione della seconda guerra mondiale, con le conseguenze nefaste che tutti conosciamo.

Evidentemente la storia non insegna nulla e non cambia alcunché, se si considera che, alla fine degli anni Trenta del secolo scorso, a scatenare la morte della ragione furono due dittatori, Hitler e Mussolini, e oggi il loro emulo è il dittatore russo Putin. Il comportamento del presidente russo è inoltre la dimostrazione che la politica russa non è mai cambiata dai secoli degli zar agli anni bui dell’Unione Sovietica con particolare riferimento allo stalinismo.

Vengono restaurati princìpi negativi che ritenevamo superati da anni di pace e di benessere. La guerra scatenata dalla Russia con l’aggressione all’Ucraina richiama vecchi fantasmi e spegne le illusioni di un Occidente “democratico” che crede soltanto nell’affarismo e di una serie di Stati “autoritari” (dalla Russia alla Cina, dalla Corea del Nord alla Turchia e numerosi altri) che fanno del dominio geopolitico la loro ragion d’essere.

Intendiamoci, nessuno Stato può ritenersi esente da colpe. Tuttavia, quando il despota di turno cancella la libertà d’informazione, il diritto-dovere dell’opposizione politica, l’autodeterminazione dei popoli, i diritti basilari della convivenza interna e internazionale dobbiamo renderci conto che il mondo è in pericolo.

Da qui la necessità di un impegno costante e deciso della democrazia per fare in modo che si affermino sempre più una coscienza e una cultura di pace e di rispetto reciproco.
Nell’esercizio di questo compito è decisivo il ruolo dei media e dei giornalisti senza bavaglio.




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