Coppia uccisa Pordenone: Patrone non risponde a domande
PORDENONE – Rosaria Patrone, la fidanzata di Giosuè Ruotolo indagata per istigazione, favoreggiamento e false attestazioni nell’indagine per il duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone, si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
La giovane era accompagnata dall’avvocato difensore Costantino Catapano.
“Prima di avvalerci della facoltà di non rispondere abbiamo chiarito un aspetto con gli investigatori e i sostituti procuratori”: lo ha dichiarato all’Ansa l’avvocato Catapano.
“Si trattava di un passaggio relativo a incongruenze emerse rispetto alle dichiarazioni di un’amica della mia assistita – ha spiegato il legale – siamo persuasi di aver chiarito la circostanza poiché frutto di una serie di informazioni che si erano intersecate e che avevano ingenerato un equivoco”.
Catapano ha anche spiegato che con la Patrone si tratterrà ancora in Procura per dare corso ad alcuni accertamenti informatici.
“Stiamo fornendo delle indicazioni necessarie per poter accedere ad alcuni profili social della mia assistita – ha concluso – che ha collaborato pienamente non avendo nulla da nascondere. Non intendiamo tuttavia aggiungere altro perché la mia assistita è molto provata per l’eco mediatica che la vicenda ha assunto”.
Rosaria Patrone è stata sentita in qualità di indagata per le ipotesi di reato di istigazione, favoreggiamento e false attestazioni. La studentessa ha risposto solo in merito a quest’ultima accusa riferendo nel dettaglio quanto ha potuto ricostruire, a memoria, circa discrepanze che erano emerse tra le dichiarazioni che aveva rilasciato nelle scorse settimane in veste di persona informata sui fatti e quelle che sullo stesso argomento aveva rilasciato un’amica.
Secondo il legale, le parole di Patrone avrebbero chiarito l’equivoco riconoscendo la bontà della versione dell’amica e ammettendo di aver involontariamente contribuito a creare un equivoco sulla circostanza.
A quel punto, di fronte ai sostituti procuratore Matteo Campagnaro e Pier Umberto Vallerin, la giovane si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il legale ha ribadito la situazione di grande disagio che sta vivendo la studentessa.
All’ arrivo, prima di scendere dalla vettura, la Patrone si è coperta il volto con il cappuccio della giacca e si è infilata velocemente nella scala che conduce al terzo piano di Palazzo di Giustizia.