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martedì , 3 Dicembre 2024

Duplice omicidio Pordenone: indagato amico e commilitone di Trifone

PORDENONE – E’ un amico e commilitone di Trifone Ragone, Giosuè Ruotolo, 26 anni, campano, l’indagato per il duplice omicidio di Pordenone.

Era già stato sentito dagli investigatori negli scorsi mesi. Secondo le ipotesi investigative, avrebbe agito da solo, mentre non è ancora stato precisato il movente del delitto.

E’ un ex coinquilino di Ragone. Vivevano insieme ad altri colleghi in un appartamento di Pordenone, prima che la vittima si trasferisse a convivere nel condominio di Via Chioggia, assieme a Teresa Costanza, pochi mesi dopo averla conosciuta. Il militare non avrebbe un alibi per la sera e l’ora del delitto.

La notifica dell’iscrizione nel registro degli indagati è stata decisa dalla magistratura pordenonese per dare la possibilità all’uomo di nominare propri consulenti per accertamenti irripetibili sul caricatore recuperato dal laghetto nei giorni scorsi.

Trifone Ragone, 29 anni, originario di Monopoli (Bari), Sottufficiale dell’Esercito, e la compagna Teresa Costanza (30), originaria di Agrigento, laureata alla Bocconi e dipendente delle Assicurazioni Generali, vennero trovati morti la sera del 17 marzo scorso, all’interno della loro vettura all’esterno del Palazzetto dello Sport di Pordenone, città dove vivevano.

A ucciderli, cinque colpi di Beretta calibro 7.65 sparati a bruciapelo e con estrema precisione, tanto da indurre gli inquirenti a ipotizzare l’azione di un killer professionista, capace di agire velocemente senza dare nell’occhio e di dileguarsi.

I possibili moventi sono stati tutti scandagliati: debiti non pagati, ammiratori delusi, corteggiatori fattisi troppo insistenti, screzi occasionali, criminalità organizzata, anche possibili traffici di anabolizzanti, visto l’impegno dei due nell’attività fisica e sportiva.

Ventagli di ipotesi che avevano sollevato anche le proteste dei familiari, preoccupati di salvaguardare la memoria dei loro cari.

Il lavoro, che ha coinvolto Ris e Ros dei Carabinieri, oltre agli investigatori del Comando Provinciale dell’Arma, hanno avuto una svolta improvvisa la scorsa settimana, con la decisione di compiere delle ricerche con i sommozzatori nel vicino laghetto del parco di San Valentino, area verde vicina al Palasport.

Con il ritrovamento di un caricatore risultato “compatibile” con l’arma utilizzata nel duplice delitto.

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