Dal 1920 a oggi, tradizionale falô della famiglia Moschetta

PORDENONE – Dopo l’acquisto della campagna nel lontano 1919 il capostipite Antonio Moschetta con i suoi figli Angelo, Giacomo, Mansueto e Giosuè iniziarono nel gennaio 1920 la tradizione del pan e vin che veniva e viene bruciato tutt’ora la sera del 5 gennaio.

Sopra questa catasta di legna (che poi è il risultato della pulizia dei campi e delle vigne), viene inserita una croce in segno di cristianità, con dei pali avvolti da paglia o gambe di granturco secche, e prima dell’accensione viene asperso con acqua benedetta e preghiere apposite dalla persona più anziana della famiglia (l’acqua viene benedetta la sera in chiesa ove ancora si celebra una funzione per la benedizione dell’acqua e della frutta) da questo falò si osserva la direzione del fumo e da questo si predice come andrà l’annata e il raccolto a seguire: “Se il fumo va a marina ciapa el sac e va a farina”, “se il fumo va in montagna l’annata ci guadagna” e “se il fumo va a est o a ovest l’annata sarà magra”.

Intanto che il falò brucia le famiglie offrono alla gente del vicinato un buon bicchiere di vin brulè e una fettina di pinsa e cantano le villotte.

I componenti della famiglia Moschetta fino al 1948 vissero tutti assieme nella casa padronale di via Musile, poi un po’ alla volta i figli si divisero ognuno con la propria famiglia, in case site tra via Musile e via Bellasio, sempre della stessa proprietà, ma anche così separati, in occasione di vari lavori in campagna cui serviva più manodopera e per la realizzazione del falò, si ritrovavano e si ritrovano tutt’ora, tramandandosi questa tradizione dai padri ai figli ai nipoti ai pronipoti.

Ora la tradizione che perdura da 100 anni prosegue con le nuove generazioni.




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